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Coinvolti gli operatori del Cepim (Centro italiano down onlus) e quelli della Cooperativa Sociale Nemo
Le lavoratrici ed i lavoratori del Cepim – centro italiano down onlus – insieme alle organizzazioni sindacali Fp Cgil e Cisl Fp, hanno dichiarato lo stato di agitazione per manifestare la loro totale contrarietà all’ipotesi di cessione del ramo d’azienda (riabilitazione disabili) ad una costituenda cooperativa sociale.
«Non è assolutamente possibile che, ancora una volta, i tagli delle risorse economiche al settore socio-sanitario colpiscano sempre e solo le condizioni di lavoro e la qualità dei servizi alle persone – scrivono i sindacati – Stiamo parlando infatti del personale del Cepim che, da anni e con grande professionalità, garantisce un importante servizio di terapia riabilitativa ai bambini e ai ragazzi disabili, riconosciuto come un’eccellenza sul nostro territorio».
Ora questi operatori rischiano di essere ceduti ad una cooperativa sociale, definita dalla stessa direzione del Cepim “costituenda”.
Le organizzazioni sindacali, insieme alle lavoratrici ed ai lavoratori, ritengono che, poichè questa operazione serve solo a ridurre i costi gestionali e del lavoro, ci saranno inevitabili ricadute anche sull’organizzazione e la qualità dei servizi offerti ai disabili ed alle loro famiglie.
Per questi motivi domani si svolgerà un presidio di protesta davanti alla sede del Cepim in via Alessandro Volta 19 (davanti all’ospedale Galliera) con concentramento a partire dalle ore 9.30.
Ma in Provincia di Genova non sarà l’unica iniziativa di protesta.
I lavoratori della Cooperativa Sociale Nemo – che gestiscono i servizi socio-sanitari e di riabilitazione in sub-appalto per conto della Fondazione Serena Onlus Centro Clinico Nemo di Milano – presso il reparto SLA istituito all’interno dei locali del presidio Ospedaliero La Colletta di Genova Arenzano, insieme alla Funzione Pubblica Cgil, dichiarano lo stato di agitazione per manifestare la loro totale contrarietà alla volontà espressa dal Consiglio di Amministrazione della Cooperativa Sociale di procedere unilateralmente ad una pesante riduzione degli orari di lavoro del personale attualmente occupato in qualità di soci lavoratori subordinati, privilegiando di fatto il mantenimento di rapporti di lavoro atipici, al solo fine strumentale di risparmiare massicciamente sul costo del lavoro del personale.
«Stiamo parlando di personale altamente qualificato, infermieri, fisioterapisti, operatori socio sanitari che con professionalità ed impegno da circa 2 anni prestano servizio riconosciuto come un’eccellenza sul territorio regionale e nazionale, a favore di persone affette da SLA – scrive la Cgil – Riteniamo non sia assolutamente accettabile che la razionalizzazione delle risorse economiche nel settore socio-sanitario, le contraddizioni derivanti dalla sottoscrizione di appalti pubblici e la gestione dei servizi erogati attraverso sub-appalto, vadano a colpire prioritariamente le condizioni di lavoro e la qualità dei servizi alle persone affette da questa patologia clinica».
«L’accordo stipulato tra la Regione Liguria e l’Ente aggiudicatario ”Fondazione Serena Onlus Centro Clinico Nemo“ di Milano prevedeva una scadenza naturale alla data del 30 novembre 2013 – continua il sindacato – le lavoratrici e i lavoratori occupati, hanno appreso con grande sconcerto dai mezzi di stampa locali che la Fondazione ha deciso di risolvere anticipatamente con la ASL 3 competente per territorio, il contratto relativo all’assistenza ai malati affetti da SLA a far data del 1° agosto 2012».
«Crediamo sia evidente che a seguito di questa intricata e gravissima vicenda le operatrici e gli operatori rischiano di perdere le loro postazioni lavorative, ma cosa assai più grave i pazienti e le loro famiglie, dovranno subire uno stop forzoso nel processo di riabilitazione a loro dedicato, in attesa che, in altra sede e con quale personale e gestione non ci è dato sapere venga riattivato il presidio riabilitativo – conclude la Cgil – Noi riteneniamo che questa operazione servirà solo a ridurre sensibilmente i costi gestionali e del lavoro, causando inevitabili ricadute anche sull’organizzazione e la qualità dei servizi offerti ai pazienti ed alle loro famiglie, per questo dichiariamo lo stato di agitazione di tutto il personale preannunciando un percorso di mobilitazione attraverso gli strumenti di lotta previsti dalle normative vigenti, nessuno escluso al fine di garantire la doverosa continuità assistenziale e occupazionale del presidio in oggetto».