L'ex deposito granario potrebbe finalmente trovare una nuova destinazione d’uso grazie a un bando di gara che l’Autorità Portuale sta predisponendo per affidare la riqualificazione e la futura gestione
Un pezzo di storia cittadina, carico di ricordi gloriosi, è sempre lì fermo immobile. Numerose ipotesi di trasformazione si sono susseguite nell’ultimo trentennio ma purtroppo nessuna di queste è diventata realtà. Un colosso imponente, un luogo simbolo del porto di Genova, giace abbandonato al suo destino fin dagli anni ’70 e mentre tutto intorno fioriscono mutazioni, lui rimane uguale a se stesso, solo e sempre più decadente.
Parliamo del silos granario Hennebique di Santa Limbania, ubicato a ridosso della Stazione Marittima, costruito a fine ‘800 per l’immagazzinamento e l’insaccamento del grano, così chiamato dal nome dell’inventore del cemento armato, Francois Hennebique, che brevettò la nuova tecnica di costruzione nel 1892. Una storia ultra centenaria quella del silos, uno dei primi esempi al mondo di grande costruzione in calcestruzzo armato. Il sistema Hennebique conta 1500 opere regolarmente registrate sparse in tutto il Paese, per citarne una lo stesso brevetto è stato applicato al Lingotto di Torino.
L’Hennebique è ancora oggi un manufatto immenso di oltre duecentodieci metri di lunghezza, largo 33 e alto 44, con 38 mila metri quadrati di superficie interna distribuiti su sei piani. Inaugurato nel 1901, come ricorda una targa in facciata, è stato ampliato nel 1907 con l’aggiunta di 126 celle.
Rappresenta un esempio storico di archeologia industriale citato nei manuali di ingegneria, un monumento all’edilizia da salvaguardare tramite un riutilizzo compatibile. Chi deciderà di investire nell’area infatti dovrà tenere conto di una serie di vincoli imposti dalla Soprintendenza: conservazione dell’involucro esterno, salvaguardia delle facciate e della torretta.
La notizia è che il silos potrebbe finalmente trovare una nuova destinazione d’uso grazie a un bando di gara che l’Autorità Portuale, proprietaria dell’area, sta predisponendo in questi mesi per sancire il soggetto vincitore a cui affidare la riqualificazione e la futura gestione dell’edificio. Ma il condizionale in questo caso è d’obbligo.
Infatti nel corso degli anni sono fioccate moltissime idee sul possibile riutilizzo dell’Hennebique: alla fine degli anni ’80 doveva trasformarsi in un albergo, poi avrebbe dovuto ospitare la sede della facoltà di Ingegneria, forse la soluzione più consona perché in grado di consentire un positivo collegamento con il centro storico e una riqualificazione urbana di tutta l’area.
Ultimamente all’inizio del 2010, quando già si parlava di una gara per l’affidamento, un gruppo di professionisti (Carlo Guglielmetti, ideatore, Gianluca Peluzzo, progetto architettonico e Carla Peirolero, progetto scenografico) presentarono l’ambizioso “Progetto Cimento”, un contenitore culturale capace di ospitare musei (energia, cioccolato e pace), mostre permanenti, bar, ristoranti, un albergo e un parcheggio con oltre 450 posti. Infine a febbraio di quest’anno, in coincidenza con le celebrazioni dell’Unita d’Italia, l’ultima proposta: perché non renderlo disponibile come sede del museo della storia d’Italia?
Il Presidente dell’Autorità Portuale, Luigi Merlo, spiegò all’epoca, febbraio 2011, che il porto insieme al Comune stava definendo la nuova destinazione d’uso dell’area e il bando di gara. Ma se dal governo o dal Parlamento fosse venuta l’indicazione di utilizzare l’edificio per il museo della storia d’Italia, Palazzo San Giorgio avrebbe immediatamente fermato il bando per mettere l’Hennebique a disposizione del progetto.
Lo scandalo è che nessuna di queste proposte ha trovato finora un’applicazione concreta. Fiumi di parole e idee buttate al vento, fatto sta che tutto è rimasto com’era. Nonostante Comune e Autorità portuale stiano collaborando nella definizione delle linee urbanistiche che coinvolgono il fronte del porto, per far sì che il Piano Urbanistico Comunale e il Piano Regolatore Portuale siano il più possibile coincidenti, per quanto riguarda la nuova destinazione del silos, nulla si muove.
Ma qual è il problema che ha creato l’impasse? L’uscita di scena dell’Università è il fattore scatenante: il cambio di programma dell’ateneo e il trasferimento della facoltà di ingegneria presso il futuro villaggio tecnologico degli Erzelli, impone infatti una revisione delle funzioni previste all’interno dell’ex deposito granario. È necessaria una variante al precedente accordo di programma siglato nel 2007 fra Comune, Autorità Portuale e Università, per individuare quali funzioni saranno “ammissibili”, vale a dire cosa si potrà realizzare all’interno di quegli immensi spazi. Non si tratta di un aspetto secondario visto l’ingente investimento che sarà necessario per la riqualificazione. Dopo la delibera che rende possibili le modifiche all’accordo, approdata in giunta sul finire di aprile, non si è più avuta notizia dell’approvazione definitiva del testo, che spetta al Consiglio comunale. L’autorità Portuale conferma di attendere le indicazioni di Palazzo Tursi. E ribadisce l’intenzione di indire la gara entro fine 2011, anche perché saranno necessari almeno 5 anni per l’approvazione del progetto e la realizzazione dei lavori.
Un’operazione che comporterà notevoli investimenti privati, una prima stima si assesta fra i 100 e i 150 milioni di euro, che in qualche maniera dovranno essere ammortizzati.
Dalla discussione in corso fra Comune e Autorità Portuale sono trapelate le cosiddette “funzioni ammissibili”. Partiamo dalle certezze: la funzione prevalente dovrà essere pubblica; ma è prevista anche un’apertura a funzioni private di interesse pubblico, prevalentemente di tipo ludico culturale, per esempio uno spazio museale. Inoltre ci sarà la possibilità di realizzare una struttura ricettivo – alberghiera a condizione che i servizi di interesse pubblico non siano inferiori a una determinata percentuale. Non sono invece previste residenze neppure di tipo universitario.
Da quello che si riesce a comprendere l’obiettivo principale del recupero sarà quello di fornire luoghi di supporto alle attività crocieristiche. E vista la contiguità con Ponte Parodi e il Ponte dei Mille non poteva essere altrimenti. Il primo è oggetto anch’esso di un profondo rinnovamento, grazie al progetto dei francesi di Altarea, ed entro il 2015 data prevista di fine lavori, vedrà completata la realizzazione di una “Piazza del Mediterraneo” in cui saranno presenti iniziative culturali e ludiche ma anche una parte dedicata al commercio e alla grande distribuzione.
La collocazione strategica del silos Hennebique tra Ponte Parodi e il Ponte dei Mille che, dopo l’ultimo ampliamento, ha un accosto della lunghezza complessiva di 340 metri in grado di consentire l’attracco delle navi più moderne, fa sì che la soluzione di supporto alle attività crocieristiche sia la migliore possibile.
Resta da capire se per l’ennesima volta si tratta di un annuncio destinato a cadere nel vuoto, mancano pochi mesi alla fine dell’anno e il glorioso silos attende immobile di conoscere il suo destino.
Matteo Quadrone
Foto: Daniele Orlandi
2 commenti su “Silos Hennebique: abbandonato da anni, c’è un’ipotesi di rinascita”