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Teatro dell’Archivolto: intervista a Pina Rando e Giorgio Gallione

Cosa significa oggi fare teatro? Qual è il legame tra il quartiere di Sampierdarena e il suo principale polo culturale? Ne abbiamo parlato con chi dirige l'Archivolto ormai dal 1997...


26 Settembre 2012Interviste

Nel 1997 Pina Rando e Giorgio Gallione hanno assunto rispettivamente il ruolo di Direttore e Direttore Artistico del Teatro dell’Archivolto, portando nel quartiere di Sampierdarena la loro compagnia, attiva dal 1986, e ristrutturando i locali del Teatro Gustavo Modena, che oggi insieme alla Sala Mercato forma i due spazi della struttura.

Era Superba li ha incontrati per tracciare insieme un bilancio di questi quindici anni di attività, con una nuova stagione teatrale appena presentata all’insegna come ogni anno di una commistione delle principali forme artistiche, dalla musica alla danza, dalla prosa alla sperimentazione, e che ogni anno porta a Genova nomi di rilievo nazionale e fa conoscere alla città le opere prodotte dalla compagnia dell’Archivolto.

Qual è la cosa di cui andate più fieri, analizzando i vostri quindici anni di lavoro?

(Pina Rando) Sicuramente andiamo orgogliosi di aver riaperto un teatro chiuso da vent’anni, di averlo ristrutturato e di aver contribuito, stagione dopo stagione, a portare il pubblico genovese in questo quartiere. Siamo molto contenti di quello che abbiamo fatto, il pubblico interviene numeroso e ci vuole bene, le presenze sono più o meno sempre le stesse di anno in anno, e questo significa che abbiamo spettatori ormai affezionati che continuano a essere con noi.

(Giorgio Gallione) Da direttore artistico, il mio maggiore orgoglio è aver visto passare in questo teatro artisti che hanno raggiunto la fama a livello nazionale. La nostra compagnia è nata nel 1986 con i Broncoviz (Maurizio Crozza, Ugo Dighero, Carla Signoris, Mauro Pirovano e Marcello Cesena, ndr): allora abbiamo avuto un mix di attenzione e fortuna nel mettere insieme una squadra molto forte, che per dieci anni ha lavorato con passione dando vita a spettacoli di grande successo. Ancora oggi, nonostante le loro strade professionali si siano divise, continuano ad avere un rapporto molto stretto con il teatro. Un altro motivo di orgoglio è il legame che da anni teniamo con artisti del calibro di Claudio Bisio, Neri Marcoré, Fabio De Luigi e molti altri.

Il teatro si trova a Sampierdarena, un quartiere di cui si parla quasi esclusivamente per fatti di cronaca nera, nonostante siano molti i tentativi di valorizzarlo. Qual è il vostro legame con il territorio? A vostro parere, Sampierdarena “arriva” nel modo giusto alla città?

Teatro Modena

(Pina Rando) Il nostro rapporto con il quartiere è buono: noi veniamo qui tutti i giorni, spesso uscendo la sera molto tardi, e a ogni nostro spettacolo il pubblico arriva e se ne va senza nessun problema. Personalmente, percepisco i problemi di Sampierdarena più facilmente dai giornali che da ciò che vedo e vivo ogni giorno. Le criticità ci sono e non lo si può negare, ma siamo sicuri che sia così meno pericoloso girare in via XX Settembre alle 2 di notte? Noi cerchiamo inoltre di avvicinare al teatro anche le persone di diverse etnie che vivono nel quartiere, a partire dalla stagione di teatro ragazzi e dai laboratori che attiviamo con le scuole, in modo che il nostro ruolo di presidio culturale abbia un senso anche per le persone di varie nazionalità che vivono qui.

(Giorgio Gallione) È l’esistenza stessa del teatro che va difesa: il fatto di venire a teatro a ogni ora del giorno e della notte, radunando un pubblico di 400-500 persone ogni volta eterogeneo, è già di per sé un atto che crea contatto, crea comunicazione, smussa le differenze: un atto “politico”, nel senso più completo del termine. Il bello di questo spazio è che è il teatro di Sampierdarena, ma non è solo un teatro per Sampierdarenesi. Ci troviamo in un quartiere in cui ancora oggi si dice “vado a Genova” riferendosi al centro città: quando siamo arrivati qui era una zona “morta”, nel senso di isolata, poco connessa al resto della città anche da un punto di vista di trasporti e logistica. Negli anni la situazione è molto cambiata, abbiamo circa 70.000 spettatori all’anno e questo ha modificato molto il quartiere, a partire dall’apertura di attività commerciali nella zona del teatro. Notiamo che il nostro pubblico è formato circa da 1/3 di abitanti del quartiere, 1/3 di genovesi e 1/3 di persone che vengono da fuori Genova.

Si parlava del lavoro con i bambini: rispetto a quando avete iniziato, oggi siamo nella generazione dei cosiddetti “nativi digitali”. Questo ha cambiato l’approccio dei più piccoli al teatro?

(Giorgio Gallione) Per nulla, a nostro parere. Il teatro è nato con l’uomo, nasce dall’esigenza di farsi raccontare delle storie, che è una delle principali richieste che i bambini fanno agli adulti. Solo il mezzo è cambiato: un tempo c’era il racconto orale, poi si è passati ai libri e così via. Facebook e simili non hanno cambiato molto nel modo di comunicare, ancora oggi percepiamo il desiderio dei bambini di rapportarsi con le storie in ogni modo possibile.

Siamo ai primi mesi della Giunta Doria: che opinione avete della nuova amministrazione comunale?

(Pina Rando) È ancora troppo presto per fare previsioni: le premesse sembrano buone, abbiamo in previsione un incontro con l’assessore Carla Sibilla e ci sembra che si possa fare un buon lavoro. Per il resto, il bilancio del Comune e gli stanziamenti alla cultura sono ancora troppo legati alla Giunta precedente. Un reale quadro della situazione si potrà formare solo quando la nuova Giunta approverà il suo primo bilancio.

Siete stati tra i firmatari del Manifesto del Sole 24 Ore contro i tagli alla cultura. Se è sempre più difficile
trovare “dall’alto” soluzioni per aiutare , è utopistico pensare a un sistema culturale che si sostiene “dal basso”? Che cosa si può fare per reagire a questa situazione?

(Pina Rando) Posso dirlo in una parola? Resistere. Stiamo parlando di una crisi che non coinvolge solo Genova e non coinvolge solo il teatro, i tagli al Fus sono un problema che investe la cultura nel suo complesso a livello nazionale. I teatri non possono vivere della sola vendita dei biglietti, ma fare rete è fondamentale, sia a partire dalla sinergia con gli altri teatri sia integrarsi con le associazioni del territorio, i comitati di quartiere, i centri sociali e così via.

(Giorgio Gallione) Il modo migliore per affrontare ogni situazione è fare bene il proprio lavoro: nel nostro caso ci sono due anime, da un lato quella sociale e dall’altra quella artistica, ed è fondamentale coniugare questi due temi. Il teatro esiste da migliaia di anni, ce la faremo anche noi e questa arte nel suo complesso continuerà a esistere.

A conclusione di quanto abbiamo detto, diteci cos’è per voi fare teatro.

(Pina Rando) Comunicare. Raccontare storie. Condividere con gli altri l’emozione di ascoltare storie.

(Giorgio Gallione) Il teatro è nato con la comunicazione, è nato quando un uomo si è seduto da qualche parte, ha acceso un fuoco e ha cominciato a inventare questa fascinazione, a usare l’immaginazione. Il teatro è anche politica, come si diceva anche prima, ed è “raccontare e raccontarci”.

Marta Traverso

Video di Daniele Orlandi


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