La riqualificazione seguirà le linee tracciate dal Puc: prevista la realizzazione di una piastra sanitaria, residenze, spazi commerciali e servizi pubblici (nuova fermata ferroviaria di Teglia)
Tracce del glorioso passato industriale della Val Polcevera tuttora rimangono intatte e richiamano alla mente immagini di una città operosa e vitale che oggi stentiamo a riconoscere. A Rivarolo i segni dell’industrializzazione sono ancora evidenti ma le amministrazioni locali succedutesi nel tempo, purtroppo prive di una visione lungimirante, non sono state capaci di ipotizzare un futuro per le numerose aree produttive dismesse. Al contrario, queste sono spesso divenute dei buchi neri, simboli di incuria ed abbandono.
Emblematico il caso dell’ex stabilimento Mira Lanza, i cui prodotti rappresentano un pezzo importante della storia dell’industria chimica dei detergenti nel nostro Paese.
Tutto parte negli anni ‘70 dell’800 quando «La L. Bottaro e C., società per azioni con un capitale di ben 2 milioni di lire che ha tra i suoi soci fondatori esponenti del mondo armatoriale e commerciale genovese come Erasmo Piaggio e banche e finanziatori milanesi e di origine tedesca, decide di costruire uno stabilimento a Rivarolo (in zona Teglia, ndr) che produce candele steariche, acido solforico e sapone diventando negli anni ’80 la principale azienda del settore – spiegano Sara De Maestri e Roberto Tolaini nel libro “Storie e itinerari dell’industria ligure” (De Ferrari, 2011) – nel 1888 la Bottaro si trasforma in Stearineria Italiana con sede a Milano e con capitale prevalentemente nelle mani di azionisti milanesi ma la presidenza resta in mano a Piaggio».
Da una superficie iniziale di 14 mila metri quadrati lo stabilimento cresce inglobando altre aree e fabbricati. Nel contempo anche l’occupazione aumenta passando dalle 30 unità del 1874 alle 600 del 1895. La produzione dei saponi viene incrementata orientandosi su quelli marmorati, bianchi e verdi, d’oleina, di palma e gialli uso inglese, mentre quella di acido solforico raggiunge 20 mila quintali annui.
Nel 1903 un incendio colpisce il reparto di produzione candele steariche rendendo inutilizzabili anche i locali adibiti alle macchine e alla distillazione «La stearineria è posta in liquidazione e rilevata da una nuova società sempre controllata dai Piaggio, la Stearinerie Italiane, di cui sono amministratori delegati Giuseppe Piaggio e Giuseppe Bafico, che la ricostruisce ampliandone gli impianti e dotandola di macchinari moderni».
In un contesto che vede l’espansione dell’economia italiana «I Piaggio organizzano la fusione con un’altra grande impresa del settore, la Società anonima Stearinerie e Oleifici Lanza di Torino le cui origini risalgono al 1832». Nasce così la Unione Stearinerie Lanza con stabilimenti a Rivarolo Torino e Roma «Quello di Rivarolo viene ulteriormente ampliato acquisendo un’area confinante di circa 3500 metri quadrati». Purtroppo nel 1912 un altro incendio distrugge quasi completamente i reparti stearineria, fabbricati, macchinari e scorte. Ma anche in questo caso la ricostruzione è rapida «Già nel 1913 con macchinari moderni lo stabilimento di Rivarolo supera i livelli di efficienza precedenti».
Nel mercato sono presenti diversi operatori sia esteri che italiani e, dopo una fase di aspra concorrenza nel settore candele e saponi, nel 1924 la Unione Stearinerie Lanza e la veneta Fabbrica di candele di Mira (VE) si fondono in una nuova società, la Mira Lanza, con sede a Genova, 40 milioni di capitale e azionisti come la Banca Commerciale Italiana. Contestualmente oltre ai siti produttivi Mira Lanza si dota di depositi in tutta Italia per creare una rete di distribuzione nazionale dei propri prodotti. «Si producono saponi per tutte le esigenze, da quelli per il bucato a quelli per gli indumenti fini, alle paste per lavare e sgrassare, a quelli destinati all’industria meccanica e tintoria. Alla fine degli anni ’20 la Mira Lanza occupa nei suoi stabilimenti poco meno di 1400 addetti».
Durante la seconda guerra mondiale vengono chiusi gli stabilimenti di Torino, Napoli e Cornigliano, mentre quello di Rivarolo insieme a quello di Mira vengono potenziati con la meccanizzazione delle tecniche di confezionamento del sapone. «È in questi anni caratterizzati dalle difficoltà di approvvigionamento che Mira Lanza investe maggiormente in ricerca avvicinandosi con il Miral al sapone sintetico in polvere. Gli anni successivi vedono la trasformazione del mercato dei detergenti con la comparsa della lavatrice e dei detersivi a base di tensioattivi frutto della ricerca di laboratorio, prodotti dalle grandi multinazionali. Mira Lanza si adegua al cambiamento tecnologico modernizzando la produzione adesso orientata verso saponi per toilette incluso il palmo live, dentifrici, creme e detergenti liquidi come Calinda e Lip».
L’azienda si espande ed intorno a metà anni ’50 a Mira e Rivarolo sono occupati circa 2200 lavoratori. Grazie a brillanti campagne pubblicitarie che usano sistematicamente i nuovi mezzi di comunicazione, emblematico il cartone di Calimero, Mira Lanza riesce a competere con i grandi gruppi esteri e nel 1968 detiene il 26% del mercato nel comparto detersivi e saponi.
Nel 1964 però, mentre vengono avviate nuove linee di prodotti come shampoo o crema da barba, lo stabilimento di Rivarolo viene chiuso a causa «Dell’esaurimento della falda freatica sottostante, risorsa fondamentale per i processi produttivi e soprattutto per l’impossibilità di un’ulteriore espansione in una zona fortemente urbanizzata in cui Mira Lanza è circondata da altri importanti insediamenti industriali e commerciali come l’Oleificio Gaslini (demolito nel 2005, l’area ancora spetta di essere recuperata, ndr) e i Magazzini del Caffè». Alla fine del decennio i Piaggio decidono di cedere la proprietà. Dopo vari passaggi di mano, nel 1999 lo stabilimento di Mira e i suoi marchi storici entrano a far parte del gruppo Reckitt Benckiser. Quando in Val Polcevera le attività cessano, la fabbrica è affittata a diverse imprese che successivamente la lasciano, in vista di un intervento di riconversione. Ma nonostante diversi progetti di recupero succedutesi nel tempo, il più significativo quello che prevedeva l’inserimento di una struttura ospedaliera (il famoso ospedale di vallata, ndr), l’area ex Mira Lanza è rimasta vuota per decenni. Molti edifici sono stati demoliti, mentre quelli rimasti in piedi versano in stato di grave degrado.
Finalmente nel marzo 2012, sotto il mandato dell’ex sindaco Marta Vincenzi, il consiglio comunale ha dato il via libera alla riqualificazione dell’area, ben 38 mila metri quadrati, attualmente proprietà della milanese Tank sgr. Adesso, affinché le intenzioni si trasformino in interventi concreti, sarà necessario sottoscrivere un nuovo accordo di pianificazione con i soggetti interessati.
L’ostacolo che fino ad oggi ha impedito di recuperare gli immensi spazi dell’ex fabbrica di detersivi era la sua destinazione ad uso sanitario decisa dalla Regione, in accordo con Comune ed Asl 3, in vista della futura realizzazione dell’ospedale di vallata per il Ponente e la Val Polcevera. Formalmente questo vincolo è stato conservato dal 2003 fino al 2009, ma in quest’arco di tempo nulla si è mosso e l’ex fabbrica Mira Lanza è rimasta abbandonata, tranne per un certo periodo caratterizzato dall’occupazione abusiva da parte di un gruppo di migranti costretti a vivere in condizioni disumane. Nel 2009 gli scenari sono mutati radicalmente: la Regione ha individuato Villa Bombrini a Cornigliano come sede del nuovo ospedale del Ponente ed il Comune ha iniziato ad immaginare come recuperare gli spazi dell’ex Mira Lanza. Contatti informali sono stati avviati con la proprietà e così è nato un primo progetto.
A Teglia sorgeranno un palazzo della salute di tremila metri quadrati – una delle 4 piastre sanitarie previste dall’intesa raggiunta nel febbraio scorso tra Comune e Regione – una nuova fermata della ferrovia metropolitana, case e parcheggi. Ma si parla anche di volumi commerciali, probabilmente per rendere più allettante ed economicamente sostenibile l’investimento, in merito ai quali sono emerse le perplessità dei residenti che chiedono un’attenta verifica sull’opportunità di realizzare strutture di medie e grandi dimensioni, già ampiamente presenti in zona.
Per quanto riguarda gli alloggi, una quota sarà destinata alle fasce sociali più deboli. C’è da sottolineare però che non si dovrebbe trattare di vera e propria Edilizia Residenziale Pubblica ma piuttosto di edilizia sociale a canone moderato. E probabilmente in questo senso si poteva fare qualcosa di più. Nel 2010, un concorso di giovani architetti, Europan 10, cofinanziato dall’amministrazione comunale, propose un progetto di recupero per i siti di Begato- Diamante e l’area ex Mira Lanza. Le adesioni furono moltissime da tutta Europa, 41 i lavori pervenuti e numerosi quelli menzionati come meritevoli. Un’esperienza dalla quale sarebbe utile recuperare alcuni spunti.
La riqualificazione seguirà le linee tracciate dal nuovo Puc che per il distretto di trasformazione locale 3.03 prevede come condizione irrinunciabile la realizzazione di una piastra sanitaria con superficie agibile non inferiore a mq 3000. L’obiettivo della trasformazione è la riconversione dello stabilimento ex-Mira Lanza in via Rivarolo, per la realizzazione di un nuovo polo multifunzionale, servito dalla nuova fermata ferroviaria di Ge-Teglia. Tra le funzioni ammesse, le principali sono residenza, servizi pubblici, direzionale, esercizi di vicinato, connettivo urbano, parcheggi pubblici e privati. Le funzioni complementari, invece, sono terziario avanzato, servizi privati, infrastrutture di interesse locale. Infine il Puc aggiunge «L’organizzazione delle attività commerciali nel Distretto, laddove determini la costituzione di un polo integrato con i servizi pubblici e gli spazi pubblici, consente l’inserimento di medie strutture di vendita, tra le quali una sola di generi alimentari, quest’ultima esclusivamente se derivante da trasferimento di attività della stessa tipologia e merceologia esistente nell’ambito dello stesso Municipio».
La Val Polcevera attende con impazienza soprattutto la piastra ambulatoriale, vista la carenza di servizi sanitari sul territorio. Ma anche la stazione metropolitana è un decisivo passo avanti per migliorare i collegamenti in una zona, quella di Teglia, da sempre tagliata fuori dal trasporto pubblico.
Sul muro che circonda l’area sono comparsi dei cartelli che preannunciano la futura riqualificazione ad operà della società Aragorn real estate advisor, ma i tempi sono ancora lunghi, come conferma il vicesindaco Stefano Bernini «La proprietà deve ancora formalizzare la sua proposta. Finora le soluzioni ipotizzate, almeno a livello informale, non sono accettabili perché comprendono troppi spazi commerciali. Per il Comune è imprescindibile la presenza di una piastra ambulatoriale». Come ribadito dallo stesso Piano Urbanistico «A settembre si partirà con la discussione delle osservazioni al Puc – conclude Bernini – Questa sarà l’occasione per sciogliere i dubbi sul destino dell’area ex Mira Lanza».
Matteo Quadrone
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