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L’Università è interessata agli spazi per il futuro Campus, un'area passerà al Comune e la restante parte rimarrà di proprietà dell’Istituto Brignole che dovrà gestirla in coordinamento con il Municipio Centro Est. Si attende seduta di Commissione ad hoc per i progetti di cittadini e associazioni
Manca ancora la formalizzazione dell’accordo, che dovrà per forza di cosa essere ratificato dal Consiglio comunale, ma il futuro della Valletta Carbonara sarà ancora verde. Risale al 25 giugno 2013 la mozione presentata in Consiglio comunale da Marianna Pederzolli (Lista Doria) e approvata a larghissima maggioranza (qui l’approfondimento) che impegnava sindaco e giunta a modificare la destinazione d’uso di questi terreni all’interno del nuovo Piano urbanistico cittadino, per vincolarli alle funzioni di area pubblica a uso florovivaistico, come previsto dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e dalla volontà testamentaria del primo proprietario, Emanuele Brignole. Da allora in Sala Rossa non se n’era più parlato. Fino a ieri, quando rispondendo a un articolo 54, il vicesindaco Stefano Bernini ha illustrato gli ultimi passi del percorso che punta al mantenimento della destinazione agricola dei circa 27 mila metri quadrati a San Nicola, eliminando il parcheggio interrato e altri progetti di natura edilizia previsti in un primo tempo dal progetto preliminare del nuovo Puc.
«È attualmente al vaglio dell’avvocatura – ha spiegato Bernini – il testo dell’accordo tra Comune, Istituto Brignole, Università e Regione che definisce la sistemazione dei rapporti tra i vari enti sull’area. Nel testo è prevista la conferma della permanenza delle felci storiche nella Valletta in un’area in capo al Comune e si manifesta l’interesse da parte dell’Università ad acquisire alcuni spazi verdi per il futuro Campus. La restante parte del terreno rimarrà di proprietà dell’Istituto Brignole che dovrà gestirla in coordinamento con il Municipio Centro Est».
Una volta sottoscritto l’accordo, l’intervento dell’amministrazione sarà duplice: da un lato l’assessorato all’Ambiente dovrà mettere a sistema la regimazione delle aree dal punto di vista del loro inserimento nel piano del Verde della città; dall’altro, il Municipio dovrà cercare di far coincidere le esigenze istituzionali con le aspirazioni dei cittadini».
Ma che cosa ne sarà in concreto di queste aree? Marianna Pederzolli ha evidenziato la necessità di allargare i tavoli di discussione tra i privati e le istituzioni anche alle associazioni che stanno spendendo molte energie per il futuro della Valletta.
«Il 5 aprile 2013 – aggiunge Guido Grillo (Pdl) – la Commissione competente effettuò un sopralluogo su sollecitazione dei cittadini per ascoltare l’illustrazione dell’interessante progetto studiato dal comitato Le Serre. Ora, veniamo a sapere che potrebbero essere sfruttati alcuni finanziamenti europei per mettere in pratica questi contenuti: sarebbe perciò auspicabile che l’amministrazione si attivasse in questo senso».
In sintesi, la proposta del comitato Le Serre (qui l’approfondimento) prevede la realizzazione di uno spazio per attività ricreative, didattiche e produttive attraverso l’insediamento di un polo botanico per la produzione orticola, di un polo vivaistico-produttivo, di alcune serre didattiche e di uno spazio per l’aggregazione sociale. Sarebbe, dunque, importante poter sfruttare un po’ di risorse europee per dare slancio al progetto. «Innanzitutto – precisa Bernini – si dovrebbe trovare un co-finanziatore sia dal punto di vista del personale da impiegare sia dal punto di vista delle risorse meramente economiche. L’Istituto Brignole ha avanzato una proposta che deve necessariamente essere vagliata con attenzione da un apposito tavolo territoriale che, sotto la regia del Municipio, coinvolga tutte le associazioni e i cittadini che hanno a cuore la Valletta».
Sul coinvolgimento dei cittadini punta molto anche Leonardo Chessa (Sel), presidente della Commissione IV – Promozione della Città: «Questo “buco verde”, insieme con la riqualificazione dell’ex ospedale psichiatrico di Quarto, potrebbe diventare un simbolo della tutela del territorio da parte dell’amministrazione. Per fare ciò è necessario però ascoltare – e ho intenzione di farlo in un’apposita seduta di Commissione – i progetti di tutte le associazioni che vivono o vorrebbero vivere quel territorio, iniziando fin da ora un percorso condiviso e partecipativo che possa spianare la strada non appena avremo il via libera formale».
Simone D’Ambrosio