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Il rischio è di veder ridimensionato il progetto a causa del difficile periodo che sta attraversando il mercato immobiliare. Di conseguenza svanirebbero anche le opere di compensazione previste a servizio del quartiere (asilo, centro anziani, campo sportivo)
L’ennesima operazione di trasformazione di un’area industriale dismessa destinata nel prossimo futuro ad accogliere attività commerciali ed insediamenti residenziali – con la gradita aggiunta di opere di compensazione quali un asilo, spazi verdi, un centro per l’assistenza degli anziani ed un impianto sportivo – ma pur sempre di contorno a case, negozi e gli immancabili parcheggi, doveva veder la luce in breve tempo dopo un lunghissimo iter progettuale, invece per il momento resta ferma al palo. Le cause? La difficile congiuntura economica e soprattutto il calo verticale dei valori immobiliari.
Eppure parliamo di un progetto in grado di cambiare radicalmente il volto di una porzione di Voltri, quella che corre lungo l’Aurelia tra il casello autostradale di Voltri-Prà e l’ingresso nell’estrema delegazione ponentina, l’area ex Verrina, oltre 16 mila metri quadrati che un tempo ospitavano uno stabilimento metalmeccanico e da più di 40 anni sono abbandonati in attesa di conoscere il loro destino.
Qui, infatti, dovrebbe svettare un grattacielo alto 90 metri affacciato sulle serre di basilico che circondano la zona. E poi parcheggi, negozi e una nuova piazza pubblica sull’Aurelia. Ma per fortuna gli oneri di urbanizzazione prevedono anche la realizzazione di alcuni servizi per il quartiere: i sopracitati asilo e residenza assistita per anziani; uso pubblico (convenzionato) della superficie di copertura dell’edificio commerciale (in pratica un campo sportivo sul tetto). Il progetto comprende anche la realizzazione della viabilità di collegamento con via Ventimiglia e la realizzazione di un’area verde pubblica contestuale al risanamento del rio San Giuliano.
Tutto è pronto dopo che il consiglio comunale nella seduta pubblica del 28 aprile 2011 ha approvato lo schema di assetto urbanistico (SAU) relativo all’ambito speciale di riqualificazione urbana n. 3 del puc, ex stabilimento Verrina e la bozza di convenzione fra il Comune di Genova e la proprietà, ovvero la società Salati Armando spa, relativa all’attuazione degli interventi previsti dal SAU.
Per giungere a questo punto è stato necessario un lungo processo decisionale che ha visto anche la partecipazione dei cittadini. Nella prima versione del progetto, contrastata da abitanti e comitati di quartiere, il grattacielo misurava 105 metri. In seguito l’altezza è stata ridotta a 90 metri ma è rimasta la soluzione verticale. Il nodo più critico rimane quello del rapporto con le serre di basilico che si estendono lungo il perimetro dell’area e dovranno essere adeguatamente tutelate. A questo fine la convenzione prevede, da parte della proprietà, la cessione dell’area entro il “parco delle serre” ed il recupero di un piccolo edificio annesso.
Ma andiamo con ordine e ripercorriamo le tappe salienti del progetto. Nel novembre 2006 la Salati Armando invia al Comune di Genova lo Schema di Assetto Urbanistico (SAU) relativo all’ambito speciale di riqualificazione urbana dell’ex stabilimento, redatto dall’architetto Fabio Pontiggia. Dopo alcune modifiche, che recepivano le richieste della circoscrizione, nell’aprile 2008 lo schema di assetto urbanistico viene consegnato al Comune e trasmesso al Municipio per una propria valutazione. La nuova proposta di SAU contiene, a parità di quantità volumetriche e attività insediabili sostanzialmente coincidenti con la soluzione sopra descritta, due soluzioni alternative in merito alla configurazione dell’edifico residenziale. Lo stesso edificio assume, all’interno del medesimo quadro progettuale complessivo, la forma di torre, o di linea.
È a questo punto che parte il processo di partecipazione promosso dall’ex assessore all’attuazione dei grandi progetti di riqualificazione urbana e degli strumenti di partecipazione alle fasi di progettazione definitiva e realizzazione, Mario Margini, di concerto con il presidente del Municipio Ponente, Mauro Avvenente, allo scopo di avviare un confronto tra cittadini, amministrazione comunale e municipale. La consultazione si è sviluppata sulle due ipotesi progettuali per la riqualificazione dell’area ex Verrina e sulle caratteristiche dei progetti, relativamente alla parte residenziale e ai servizi che lì dovranno insediarsi. L’attività è stata seguita da un gruppo di lavoro comprendente, l’assessorato guidato da Mario Margini, il Municipio Ponente e la Facoltà di Architettura dell’Università di Genova. La prima assemblea pubblica, a cui ne seguiranno altre, è datata 16 luglio 2009. Per la consultazione dei cittadini vengono distribuiti e raccolti 161 questionari. Nell’ottobre dello stesso anno il Municipio, con una specifica delibera, approva le linee guida emerse dal percorso di partecipazione.
«Il progetto è stato approvato dopo un lungo percorso che ha visto condividere il processo decisionale con la popolazione di Voltri – spiega il presidente Municipio Ponente, Mauro Avvenente – Si è trattato di un esempio di débat public sulla falsariga di quello seguito per la Gronda. Nel 2009 il Comune e la facoltà di architettura dell’Università di Genova organizzarono una sorta di referendum tra due ipotesi progettuali – continua Avvenente – una costruzione sviluppata in orizzontale oppure in verticale. Circa 300 persone parteciparono al sondaggio e alla fine vinse la soluzione verticale».
Ma non tutti sono convinti che il confronto con la cittadinanza sia stato davvero foriero di risultati significativi. «Nel 1996- 1997 un’interessante proposta della circoscrizione prevedeva la costruzione di un polo artigianale con annesso un museo- laboratorio per il pesto – ricorda Arcadio Nacini, ex consigliere a Palazzo Tursi e storico portavoce della sinistra ponentina – questa era una soluzione positiva per il quartiere ma evidentemente sono ritenuti più utili altri centri commerciali. L’unica proposta positiva è la ricucitura a mare della Via Aurelia con Via Ventimiglia e, pertanto, con l’area collinare di Prà-Voltri. In una zona di circa 40.000 abitanti in cui la partecipazione alle assemblee è stata alta, si è chiesto di scegliere fra la costruzione della torre, con i medesimi volumi, verticali oppure orizzontali – sottolineava Nacini nella seduta del consiglio comunale che decise l’approvazione della riqualificazione dell’area ex Verrina – Un quesito che sapeva di ricatto: vuoi la torre in verticale o in orizzontale? Questo ha allontanato i cittadini perché partecipazione vuol dire non solo stare ad ascoltare ma anche fare delle proposte e le proposte che sono state fatte dalle delegazioni non sono state recepite perché c’è stata una chiusura totale. Lo scopo dei proprietari è sempre stato quello di fare “palanche” come hanno dimostrato tenendo quell’area per 40 anni e facendola degradare».
«Ritengo che non si sia svolto un reale processo di urbanistica partecipata visto che la progettazione non è stata condivisa con i cittadini fin dall’inizio – spiegava l’ex consigliere comunale del gruppo misto, Manuela Cappello, nella seduta del 28 aprile 2011 – Inoltre è stato ripetutamente detto da questa amministrazione che non si sarebbero più fatti centri commerciali mentre anche in questo caso assistiamo alla realizzazione di un centro commerciale in una zona dove già sono presenti altri insediamenti simili ed i piccoli negozi faticano a sopravvivere. Peraltro una struttura commerciale nuova significa nuova attrazione di traffico e volumi di auto private ma anche di inquinamento. I grattacieli non sono la soluzione per ovviare al problema del consumo di suolo – aggiunge Cappello – la costruzione in altezza crea una serie di complicazioni che comportano una maggiore superficie necessaria per le strutture, per gli elementi di collegamento verticale, per gli accessi, i parcheggi, i sevizi. Non è vero, quindi, che la città alta ed i grattacieli risparmiano il consumo di suolo».
La pensa diversamente il presidente del Municipio Ponente «Noi riteniamo che il progetto abbia riscosso l’apprezzamento dei cittadini – sottolinea Avvenente – la sua realizzazione permetterebbe al quartiere di ricevere, a titolo di compensazione, alcuni servizi oggi assenti. Il ritardo nell’avvio dei lavori è legato alle difficoltà del mercato immobiliare. Il Municipio ha fatto pressioni affinché il progetto parta. Ci sono tutte le premesse per restituire alla popolazione di Voltri un’area inaccessibile da molti anni».
Purtroppo però le speranze del presidente Avvenente sono destinate a rimanere tali e addirittura si corre il concreto rischio di un’inevitabile modifica al ribasso del progetto.
«I tempi di approvazione dello strumento urbanistico (SAU) sono stati lunghissimi così come la definizione della convenzione, effettivamente approvata nel 2011 – spiega il progettista Fabio Pontiggia – Siamo quindi arrivati a poter essere operativi in concomitanza con l’acuirsi delle difficoltà economiche generali, in un momento di calo verticale della richiesta di alloggi e dei valori immobiliari».
Ma questa non è l’unica causa dell’attuale empasse «Le condizioni di contributo in opere pubbliche e oneri diversi, previsti dalla Convenzione, erano già particolarmente pesanti in condizioni normali di “mercato” e diventano insostenibili in questo periodo di crisi per qualsiasi operatore», sottolinea Pontiggia .
Quindi quali sviluppi sono prevedibili? «La situazione va rivista alla luce dei nuovi limiti complessivi – spiega l’architetto – L’ipotesi è quella di una rielaborazione progettuale che, tenendo conto della congiuntura sfavorevole, parta dalle priorità espresse dalla cittadinanza nel corso del dibattito pubblico per realizzare un intervento più leggero e che tenga maggiormente conto delle effettive richieste di mercato. Per ora è solo un’ipotesi di lavoro sulla quale stiamo cominciando a ragionare – aggiunge Pontiggia – La proprietà sta comunque provvedendo ad alcuni importanti interventi di preparazione dell’area in attesa di futuri sviluppi». Di conseguenza quali opere di compensazione saranno salvate? «Lavorando ad una nuova ipotesi si dovranno salvaguardare il più possibile le aree destinate complessivamente a servizi (pubblici o convenzionati) – spiega il progettista – sicuramente l’asilo (salvo diverso orientamento del Comune) e la strada di collegamento. La residenza per anziani potrebbe essere pensata come un servizio convenzionato e cosi le aree ad uso sportivo».
E l’architetto ritorna sul punto che ritiene fondamentale «Non è possibile ipotizzare che il complesso degli oneri versati sia più di tre volte quanto dovuto, ciò comporta automaticamente non poter fare l’operazione a causa della sua insostenibilità economica – sottolinea Pontiggia – La sfida è un progetto che coniughi il giusto interesse imprenditoriale, giusto interesse e non interesse speculativo, con l’interesse pubblico della cittadinanza e del quartiere, partendo dalla priorità che è necessario superare al più presto lo stato di degrado in cui versa l’area». In definitiva, la possibilità di portare a compimento la riqualificazione dell’area ex Verrina, non è completamente svanita «Io penso sia possibile trovare questo punto di equilibrio con un po’ di buona volontà da parte di tutti e abbandonando ogni forma di demagogia o presa di posizione a priori che di fatto condanna tutti ad un disastroso immobilismo – conclude Pontiggia – Inoltre il cantiere potrebbe dare lavoro a più di 60 addetti per un periodo variabile dai 3 ai 4 anni, a cui si sommerebbe tutto l’indotto. Di questi tempi non mi pare un’ipotesi da buttare via».
Matteo Quadrone
[Foto di Daniele Orlandi]
Commento su “Voltri, riqualificazione area ex Verrina: il grattacielo che non c’è”