La Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria risponde alle critiche: gli interventi eseguiti o in via di esecuzione in altri vicoli non comportano la sostituzione della pavimentazione storica
La situazione dei selciati del centro storico genovese è balzata agli onori della cronaca in occasione degli interventi sulla pavimentazione di via Garibaldi, tuttora in via di esecuzione, suscitando la mobilitazione di semplici cittadini ma anche di tecnici (veri o presunti, occorre sottolinearlo) che, soprattutto sul web, si sono confrontati sul tema. Sono nati gruppi e movimenti di opinione che hanno allargato il campo, evidenziando le criticità che affliggono altri percorsi della città vecchia: via Chiossone, via Scuole Pie, via dei Macelli di Soziglia, via Canneto il Lungo, via Canneto il Curto, via Luccoli, via 25 Aprile, via Fontane Marose, solo per citarne alcuni. Zone meno chiacchierate da cittadini e media – rispetto alla celebre Strada Nuova – sulle quali Era Superba ha provato ad approfondire la questione.
Per comprendere le problematiche nel dettaglio abbiamo chiesto un parere al Comitato SOS Genova via Garibaldi e Centro Storico – un gruppo di archeologi, restauratori e storici dell’arte che dalla propria pagina Facebook, aperta al contributo degli utenti con fotografie, rassegna stampa e segnalazioni – si è fatto portavoce delle istanze di salvaguardia di un patrimonio comune «Il nostro intento è informare su quanto sta avvenendo, mettendo a disposizione le competenze che abbiamo: da anni sono in atto opere di rifacimento dei selciati nel centro storico, se ne parla solo adesso che i lavori riguardano via Garibaldi, perché è una strada più “esposta” e frequentata. Quello che vogliamo è andare oltre l’aspetto emozionale, che troppo spesso determina la comunicazione sui media e sugli stessi social network, e illustrare la situazione con un approccio professionale».
La prima campagna di sostituzione delle pavimentazioni del centro storico risalirebbe agli anni ‘90, mentre quella odierna sarebbe la seconda. Una tendenza che non interessa solo Genova, ma pure, ad esempio, Trieste e Bologna. «Via Garibaldi è la punta dell’iceberg che oggi permette di portare alla luce le operazioni condotte arbitrariamente ed in modo scellerato su altri vicoli – racconta un archeologo del Comitato SOS Genova via Garibaldi e Centro Storico, che preferisce non essere citato per nome – Le pavimentazioni storiche in “arenaria di La Spezia” sono state progressivamente sostituite con “arenaria cinese” scadente ed esposta a deterioramento veloce».
La domanda sorge spontanea, per quale motivo sono state cambiate le lastre? «Secondo noi non sussiste una ragione tecnica per giustificare tali operazioni – continua l’archeologo – Inoltre ho pesanti perplessità anche in merito all’esecuzione degli interventi. In piazza Lavagna, vico Lavagna e via Scuole Pie, ad esempio, le piastre sono state posate in malo modo. I lavori, insomma, non sono stati eseguiti a regola d’arte».
Il secondo quesito irrisolto, invece, è il seguente: dove sono finite le pietre originali? «Sarebbe interessante sapere qual è stato il loro destino – spiega l’archeologo – So che in precedenti occasioni erano state stoccate lungo il torrente Bisagno ma poi sono scomparse. Voci di corridoio parlano di alcune pietre del ‘700 miracolosamente riapparse in giardini privati».
Al fine di ottenere delucidazioni a proposito degli interventi di sostituzione delle pavimentazioni antiche nel centro storico, nell’ottobre 2012, il comitato ha scritto una lettera all’architetto Luisa Maria Papotti, Soprintendente ai Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria. Così recita l’incipit della missiva «Siamo molto preoccupati per quanto sta avvenendo ed è avvenuto alle pavimentazioni di alcune delle vie del centro storico di Genova. Abbiamo constatato, infatti, che in via dei Macelli di Soziglia e in via David Chiossone le vecchie pietre in arenaria quarzosa, spesse almeno 13 cm, tagliate a mano e provenienti da cave liguri, sono state sostituite con lastre di esiguo spessore, lavorate a macchina ed importate dalla Cina. Abbiamo notato anche che alcune di esse sono già in via di ammaloramento, probabilmente perché il tipo di arenaria scelto ha scarsa resistenza Ci chiediamo come sia possibile che in un centro storico di altissimo pregio come quello di Genova si sia permesso un tale scempio». Purtroppo, però, dalla Soprintendenza non è giunta alcuna risposta.
Anche la sezione genovese di Italia Nostra ha inviato una lettera all’amministrazione comunale e alla Soprintendenza in cui ha espresso il proprio totale dissenso a modificare la storica pavimentazione di Strada Nuova. Inoltre, l’associazione sta preparando un dossier fotografico sui numerosi casi di incongrua e caotica ri-pavimentazione che ha caratterizzato alcuni recenti interventi nel centro cittadino.
Secondo il Comitato SOS Genova via Garibaldi e Centro Storico, la medesima situazione riguarda pure via Canneto il Lungo e via Canneto il Curto «In via Canneto il Lungo sono censiti 5 palazzi dei Rolli soggetti a vincolo – sottolinea il gruppo – anche in questo caso, però, recentemente la pavimentazione è stata completamente rifatta. Eppure quella precedente era più pregiata, più resistente e ancora in buone condizioni. Adesso Canneto il Lungo sembra una corsia della Coop».
A questo punto diviene fondamentale ascoltare la voce della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria per chiarire una volta per tutte la questione. L’architetto Giuliano Peirano, funzionario di zona della Soprintendenza, accetta di parlare, ma prima vuole fare quella che ritiene una premessa necessaria «Su questa vicenda si è detto e scritto tutto e il contrario di tutto, mai basandosi su dati oggettivi».
«Il progetto di via Garibaldi è rimasto tale e quale a quando, circa un anno e mezzo fa, è stato approvato dalla Soprintendenza – racconta Peirano – Si tratta di lavori propedeutici alla sostituzione delle sottoutenze (di fine ‘800), quindi rispondono ad un’esigenza tecnica di sostituzione che non ha nulla a che fare con la pavimentazione. Interventi commissionati da Genova Reti Gas e Comune sotto la nostra stretta sorveglianza. Una volta rifatte le sottoutenze, infatti, la pavimentazione verrà riposta con le medesime pietre e nelle stesse modalità in cui si trovava».
Nel frattempo «È emersa l’esigenza della Consulta per l’Handicap, la quale ha chiesto di agevolare il passaggio dei disabili –continua Peirano – la Soprintendenza ha ascoltato le loro proposte, ritenute, però, non idonee. Così si è optato per una soluzione che, tramite una superficie priva di sali-scendi, consenta un passaggio agevole. I basoli di granito di strada Nuova sono stati prelevati, numerati e oggi sono custodi in un magazzino con tutte le accortezze necessarie».
In merito alla presunta sparizione delle pietre storiche (ai fini di un’altrettanto presunta vendita), il giudizio del funzionario della Soprintendenza è tranchant «Questa è una leggenda metropolitana nata da un episodio risalente a una trentina di anni fa, quando in Galleria Mazzini venne sostituita la pavimentazione di basoli in arenaria, in seguito trasferiti in Toscana. Da allora, ogni volta che si tocca una strada, si dice che i basoli vengono venduti, ma tutto ciò non corrisponde assolutamente al vero».
Gli interventi eseguiti o in corso d’opera negli altri vicoli del centro storico, secondo il funzionario della Soprintendenza, non comportano la sostituzione di lastre storiche «In via Macelli di Soziglia è stata sostituita una pavimentazione recente, risalente a venti anni fa e sicuramente priva di valore storico – sottolinea Peirano – In questa strada le pietre di La Spezia non ci sono, va detto con chiarezza. In via David Chiossone esistono alcuni tratti di pavimentazione storica e sono stati conservati. La parte di selciato sostituita risaliva a venti anni fa».
Su una cosa, però, il funzionario della Soprintendenza concorda con il Comitato SOS Genova via Garibaldi e Centro Storico «Sulla scelta dei materiali possiamo parlarne. Il problema è che la Soprintendenza non possiede la facoltà di determinare la qualità delle pietre. Gare e appalti sono commissionati da Genova Reti Gas. Noi possiamo esclusivamente campionare del materiale che il committente ci presenta».
Nel caso di strade in cui, invece, sia ancora presente l’arenaria storica «Le lastre vengono tirate su e riposizionate dov’erano prima, senza alcuna sostituzione delle pietre – continua il responsabile di zona della Soprintendenza – Ad esempio in Piazza Fossatello sono stati eseguiti dei piccoli lavori e nessuna pietra è stata sostituita».
Circa l’80-90 per cento dei lavori sono conseguenti al rinnovo delle sottoutenze «Comunque i rifacimenti delle strade devono sempre ottenere l’autorizzazione della Soprintendenza che ha anche un compito di controllo che esplica attraverso sopralluoghi, prima durante e dopo gli interventi», precisa Peirano.
Bisogna sottolineare che non esiste un censimento delle pavimentazioni e neppure dei vincoli specifici «Le pavimentazioni in quanto tali non sono vincolate – continua Peirano – Le “creuze”, gli antichi percorsi pedonali, alcune strade, ecc., hanno un vincolo “ope legis”. Ovvero per legge deve seguire una verifica d’interesse. In sostanza, il Comune dovrebbe realizzare una mappatura dei percorsi poi la Soprintendenza potrebbe decretarne il vincolo. Ma finora l’amministrazione non ha portato a termine la mappatura».
Infine, per quanto riguarda i lavori non fatti a regola d’arte «Questo in parte può essere vero – ammette Peirano – Siamo di fronte a grandi appalti gestiti da importanti committenti. Di conseguenza, chi vince realizza l’intervento. Noi possiamo controllare e nel caso vi sia un pericolo per il patrimonio della città, bloccare i lavori. Vorrei ricordare, però, che oggi tutto sembra assumere il medesimo valore. In via Garibaldi il valore storico è quello di una pavimentazione dell’800. Per intenderci, non stiamo parlando di un mosaico romano».
«Io da quando opero nel centro storico, circa una quindicina d’anni, posso assicurare di non aver mai autorizzato la sostituzione di arenaria storica con delle lastre nuove», conclude il dott. Peirano.
Matteo Quadrone
[Foto di Daniele Orlandi]