Con un lavoro accurato e puntuale sono state catalogate tutte le residenze, in alcuni casi si sono avviati i primi lavori di restauro, provvedendo alla realizzazione di un percorso che sarà guidato tramite l'installazione di pannelli descrittivi e la pubblicazione di una mappa delle ville
Nella delegazione di Cornigliano, dopo l’apertura della Strada a Mare avvenuta lo scorso 7 febbraio, si è assistito quasi contemporaneamente, per iniziativa della sezione genovese di Italia Nostra, anche all'”apertura” della strada a Monte. Non si tratta di una nuova opera di asfalto e cemento ma un percorso inedito, dai Giardini Melis su per Via Cervetto e Via Tonale, attraverso una sorta di arteria lungo la quale visitare le ville che le famiglie nobili genovesi costruirono soprattutto dal 1500 in poi, quasi obbligati in ragione del prestigio che la città aveva assunto nel mondo allora conosciuto.
Erano i tempi in cui gli esponenti della Genova blasonata si risolsero a lasciare le budella della Città Vecchia per far costruire i propri palazzi nelle zone limitrofe, su tutte Via Garibaldi e via Balbi (comunque entro le mura, per entrare nelle “liste” delle dimore di interesse, Rolli appunto, e poter ospitare personalità illustri in transito). Quando dovettero scegliere dove costruire le proprie residenze estive, invece, videro nella zona alle spalle del lido fra Cornigliano e Sestri un buon compromesso fra la vicinanza ai propri affari e la posizione privilegiata al fresco della campagna ma sempre con il mare a portata di sguardo.
Si dice che già il Petrarca cantasse la bellezza della zona come località di villeggiatura, e infatti già dal 1300 erano sorte casine di campagna e di vacanza, senz’altro più modeste di quelle che oggi ammiriamo; sicuramente ne fu colpito Ugo Foscolo, che dedicò l'”Ode a Luigia Pallavicini caduta da cavallo”, alla bella nobildonna genovese che ebbe la famosa disavventura proprio cavalcando fra Cornigliano e Sestri, e che il poeta, allora comandante dell’esercito napoleonico, aveva conosciuto ad una festa a Villa Imperiale, in Corso Perrone. Possiamo quindi immaginare le vie che portavano alle colline che ancora oggi sono alle spalle di Cornigliano, Coronata e gli Erzelli, allora probabilmente disseminate solo di poche costruzioni, e capire il perché i genovesi più abbienti iniziarono a trasferire qui le proprie dimore estive, conservando ove presente la caratteristica torretta oppure inserendola ex novo nelle ville in costruzione, poiché era considerata un elemento indispensabile per avvistare malintenzionati e briganti, che molto spesso arrivavano dal mare.
Nacque in questo modo una vera e propria “Strada a Monte”, appunto, disseminata di ville cinque-seicentesche dai nomi blasonati come quelli dei palazzi del centro: Cattaneo, Durazzo, Serra, Dufour, Raggio, Spinola fra gli altri, costruite spesso dagli stessi architetti artefici dei più noti palazzi cittadini. In occasione dell’Esposizione Universale del 1892, anche Margherita di Savoia ed il Re Umberto scesero alla stazione di Cornigliano per soggiornare presso Castello Raggio, distrutto poi nel 1951 per costruire le acciaierie. Tante altre residenze oggi non esistono più, o si sono trasformate o sono a stento riconoscibili per le modifiche apportate negli anni, una di queste fu, tra l’altro, sede di un pastificio industrale (Villa Spinola Narisano) altre sono state trasformate in piccoli condomini. Strade e nuovi tracciati ferroviari hanno tagliato giardini e parchi, mentre si è riempito il lido di Cornigliano per far posto agli insediamenti produttivi, così che dell’antica vocazione turistica si è perso anche il ricordo.
Italia Nostra, in collaborazione con la Pro Loco Cornigliano e con Associazione Dimore Storiche (all’interno della quale è sorto il Consorzio proprietari delle ville) ha però da almeno un decennio puntato l’attenzione su questa zona, grazie anche alla caparbia passione di alcuni addetti ai lavori ai quali non è sfuggita occasione per segnalare come si stesse gettando via una porzione di territorio dalle caratteristiche architettoniche forse uniche.
Con un lavoro accurato e puntuale sono state catalogate tutte le residenze, in alcuni casi si sono avviati i primi lavori di restauro, provvedendo alla realizzazione di un percorso che sarà guidato tramite l’installazione di pannelli descrittivi e la pubblicazione di una mappa delle ville. Nel mese di maggio ci saranno poi due eventi distinti, entrambi con i palazzi di villa protagonisti: durante la “Settimana di Italia Nostra 2015” a maggio ci saranno tre passeggiate con guida, mentre come evento collaterale dei Rolli Days per due giorni, il 30 ed il 31 maggio, le ville sia di proprietà pubblica che private saranno aperte al pubblico, così come i parchi ed i giardini annessi, ed ospiteranno concerti, conferenze, degustazioni e mostre.
Abbiamo percorso questo itinerario inconsueto, camminando intorno alle mura delle ville, ci si riesce ad immergere in un’atmosfera che niente ha a che fare con il caos commerciale della Fiumara o i capannoni riverniciati di azzurro dell’ex Italsider. Tuttavia, pur armati di cartina e con tanto di elenco di ville da vedere, non è per nulla facile, se non si è addetti ai lavori, riconoscere il cortile, la sopraelevazione, lo steccato che in realtà nascondono una ricchezza architettonica. Non va molto meglio interrogando chi abita in zona, la risposta è sempre vaga, spaesata, e alla fine si cerca di mandare il visitatore a Villa Bombrini. In realtà, ad un secondo giro le cose vanno meglio, si impara a stare un po’ con il naso in su, ed ecco Villa Spinola Muratori, il suo bel parco con le statue; le rovine di villa Doria e, con il cancello ben chiuso, il profilo di Villa Marchese. Ad averle continuamente sotto gli occhi, le cose non si notano più, e tanto meno qui, dove soffocano fra transenne, ingressi carrabili e divieti di accesso.
La sfida quindi è impegnativa, per Italia Nostra, Pro Loco e tutti i soggetti attivi su questo fronte. E se per il vicesindaco Bernini grazie alla Strada a Mare Via Cornigliano “diventerà presto una sorta di Boulevard parigino con alberi e panchine”, noi nell’attesa guardiamo con speranza alla collina e alle sue ville come punto di partenza per restituire respiro al polmone industriale della Grande Genova.
Bruna Taravello