Riassegnati i lavori per il lotto A dopo il crac di Unieco, che si lascia alle spalle subappaltatori non pagati e alcune grane legali che potrebbero ritardare la chiusura dei cantieri
Lo scorso febbraio l’allora assessore ai lavori pubblici e non ancora candidato sindaco Gianni Crivello indicava come data-obiettivo per la conclusione dei lavori dei P.o.r. di Pra’ il 31 marzo, e si diceva fiducioso del fatto che la scadenza sarebbe stata rispettata. Oggi, a estate ormai avviata, alcuni cantieri continuano a puntellare l’Aurelia in questa zona del ponente genovese. Tra l’ottimismo di allora e i ritardi di oggi c’è stato il crac di Unieco, la cooperativa di Reggio Emilia che aveva vinto il bando pubblico per il lotto A dei lavori, quelli che interessano l’area dal ponte del rio S. Pietro a Via Taggia. Un tonfo da 600 milioni di euro che scendono a 90 se si considerano solo le perdite nette e che ha coinvolto i 340 dipendenti e posto più di un interrogativo sulla tenuta del modello economico rappresentato dalle cooperative, un tempo fiore all’occhiello della “rossa” Emilia. L’avvio della procedura per la liquidazione coatta è stato annunciato ai dipendenti dal cda di Unieco lo scorso 29 marzo, proprio nel momento in cui – secondo l’ultima previsione del Comune di Genova – si sarebbe dovuta porre l’ultima pietra sui lavori di riqualificazione di Pra’.
La Unieco vinse il bando per l’assegnamento dei lavori indetto dal Comune di Genova nell’ottobre del 2014, battendo la concorrenza di altre 16 aziende, un bando da 3,9 milioni di euro. Possibile che, allora, non vi fossero segnali di quello che sarebbe successo negli anni successivi? «Assolutamente no – afferma Claudio Chiarotti, nella scorsa legislatura consigliere municipale con delega ai P.o.r. e neoeletto presidente del Municipio 7 Ponente – anzi, visto che il bando del Comune di Genova aveva come priorità la qualità dei materiali usati per gli interventi, Unieco ha vinto con un ribasso d’asta molto basso, mentre altre aziende che avevano promesso gli stessi lavori a prezzi inferiori finirono in riserva. Tutti i partecipanti alla gara avevano le carte in regola per partecipare, a maggior ragione chi ha vinto. Non c’era nulla che potesse far pensare a un default del genere».
I primi segnali che qualcosa non andasse nella direzione giusta, però, arrivarono il 30 gennaio 2017, quando Unieco si dichiarò inadempiente e interruppe i lavori. Al Comune di Genova venne però garantita la possibilità da parte della cooperativa di chiudere i cantieri aperti e le parti si accordarono per una tempistica di fine lavori che però, come abbiamo visto, non verrà mai rispettata. «A quel punto si aprirono due questioni – ricorda Chiarotti – l’assegnazione dei lavori a una nuova azienda e quella con Unieco, che vuole farsi rimborsare ancora alcuni lavori dal Comune». Per quel che riguarda la prima delle due partite, i lavori sono stati affidati alla seconda classificata al bando del 2014, la Cos.In. s.r.l.: «l’avvocatura del Comune stabilì che il modo migliore era risentire i partecipanti alla gara per verificarne la disponibilità a finire i lavori – spiega Chiarotti – subito si catapultarono tutti, poi quando hanno capito che i lavori sono quasi finiti e quindi non c’è un grosso margine d’impresa su questo lotto, ha risposto sostanzialmente solo la seconda classificata, che ha accettato di concludere. Attualmente sono al lavoro da circa un mesetto».
Tutto finito, dunque? Non proprio, perché, trovata una nuova azienda che ha accettato di farsi carico dei lavori, i problemi ora vengono dai subappalti, che riguardano soprattutto la parte impiantistica. Le ditte subappaltatrici («con cui il Comune non ha alcun rapporto visto che si interfacciano solo con l’azienda che vince l’appalto», chiarisce Chiarotti) non erano infatti state pagate da Unieco, e ora chiedono il pagamento degli arretrati prima di lanciarsi in nuovi lavori «L’idea – rivela Chiarotti – sarebbe sostanzialmente quella di affidare i lavori alle stesse ditte subappaltatrici che c’erano prima per risparmiare tempo, fermo restando che l’azienda che ha vinto l’appalto è libera di assegnare i subappalti a chi ritiene. I subappaltatori attuali stanno però (giustamente) chiedendo il pagamento del lavoro svolto finora e il problema grosso è che nessuno può oggi garantire questo pagamento. Nel caso non si riuscisse a convincerli a continuare coi lavori, bisognerà trovare dei subappaltatori nuovi, con conseguente aumento delle tempistiche». Azzardato, dunque, a questo punto fare previsioni sulla fine dei lavori. Per questo, il neo presidente del Municipio di Ponente predica cautela: «Se tutto va bene dovremmo chiudere a fine agosto, ma non è per niente detto, proprio a causa dei problemi con i subappaltatori».
Se possibile ancora più complessa da portare in porto la partita aperta con Unieco. In questo momento è in corso una vertenza legale tra il Comune di Genova e la cooperativa, rappresentata da un commissario liquidatore, con Tursi che chiede il pagamento di una penale di circa 320 mila euro e Unieco che invece reclama il pagamento del lavoro svolto «anche su lavori che in realtà negli ultimi mesi non hanno fatto – sottolinea Chiarotti – come la manutenzione del verde, che spettava per due anni alla vincitrice del bando».
«Il Comune – conclude il presidente – ha sicuramente il coltello dalla parte del manico sia dal punto di vista degli argomenti sia da quello economico e giuridico. Il commissario liquidatore fa il suo mestiere, che è quello di tirare più acqua possibile al mulino della cooperativa, hanno poco spazio ma si giocano le carte che hanno. Certo, questo può allungare ulteriormente le tempistiche per la chiusura dei cantieri».
Luca Lottero
Come è possibile un default di 600 milioni su un bando d’asta di 3,9 milioni
Buongiorno, la cifra è riferita alle difficoltà complessive delle cooperativa che evidentemente interessano anche altri lavori oltre a quelli relativi al Por di Pra’.
la Redazione