Il restauro è vicino al punto di svolta, intanto i proprietari di due unità abitative a ridosso dell’abbazia sembrano intenzionati a chiedere la sopraelevazione degli edifici; tutto intorno regna il disordine e rimane difficile l’accesso al mare
È una storia infinita quella del risanamento e dell’auspicabile valorizzazione dell’Abbazia di San Giuliano – splendido edificio religioso risalente al X secolo, affacciato direttamente sul mare – tra contenziosi legali che hanno coinvolto le ditte impegnate nell’opera, conflitti di competenze e soldi che mancano. I primi restauri risalgono addirittura agli anni ’70. Nel 1992, in occasione delle “Colombiadi”, viene rifatta la facciata. Nel 1999 con i fondi del gioco del Lotto si finanzia un nuovo intervento. E nel 2000, pure un secondo. I lavori procedono a singhiozzo fino al 2006 quando, sotto la direzione dell’architetto Guido Rosato (Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Liguria), entrano nel vivo. Purtroppo le risorse economiche non sono sufficienti e tutto si blocca nuovamente, con il rischio che l’incuria ed il trascorrere del tempo, vanifichino i risultati raggiunti.
A questo punto è necessaria una premessa «L’abbazia, la chiesa vera e propria per intenderci, e alcuni locali annessi, non sono di proprietà del Demanio dello Stato, bensì sono tuttora proprietà privata dei Monaci Benedettini di Montecassino – spiega il Direttore della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria, l’arch. Maurizio Galletti – Per questo motivo non dipende esclusivamente da noi il recupero integrale del bene, nonostante il valore che tale patrimonio culturale riveste per l’intera città».
Il resto del complesso monumentale, invece, è di proprietà del Demanio il quale, tra il 2000 ed il 2002, l’ha consegnato in custodia al Ministero dei Beni Culturali. Subito dopo partono i lavori. «L’amministrazione ha trovato parecchie difficoltà – sottolinea Galletti – Ci siamo confrontati anche con alcune occupazioni abusive. Inoltre, gli interventi presentavano un notevole grado di difficoltà. Abbiamo dovuto realizzare un adeguamento impiantistico funzionale alle future esigenze».
«Sappiamo che i Benedettini sono intenzionati ad alienare la parte di loro proprietà – continua Galletti – Il Ministero è stato contattato ma non dispone del denaro sufficiente per acquisire la parte privata».
Il Direttore Regionale aggiunge «Ci stiamo muovendo alla ricerca di un accordo con la Regione Liguria affinché sia possibile utilizzare i fondi comunitari. Anche non acquisendo la chiesa, potremmo comunque trovare il modo per valorizzarla».
In altri tempi, economicamente più floridi, si poteva sperare in un investimento privato «Oggi, invece, attraversiamo una fase negativa – continua Galletti – e nessuno è disposto ad investire».
«L’abbazia di San Giuliano va difesa in quanto significativa testimonianza storica, sopravvissuta all’edificazione selvaggia di Corso Italia – spiega la professoressa Franca Guelfi, ex presidente della sezione genovese di Italia Nostra – L’acquisizione da parte del Ministero dei Beni Culturali, anche grazie all’impegno della nostra associazione, è indubbiamente un fatto positivo. Ma è grave che non si sia proceduto celermente nell’esecuzione dei lavori di ristrutturazione».
Adesso potrebbe essere giunta l’ora della svolta, almeno per quanto riguarda la parte che si affaccia su Corso Italia, quello che un tempo era il convento dei Benedettini «Siamo arrivati al dunque – racconta l’arch. Galletti – stiamo completando la riqualificazione della facciata, della pavimentazione, ecc. Alcuni locali diventeranno degli uffici. L’obiettivo è trasferire qui il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Genova, attualmente ospitato nel complesso monumentale di S. Ignazio, accanto all’Archivio di Stato. Hanno necessità di maggiore spazio, quindi abbiamo pensato al trasferimento a San Giuliano. Inoltre, qui sarà insediato anche l’Ufficio Esportazione, ovvero il reparto adibito a valutare una serie di oggetti di proprietà privata che possono o meno, a seconda dell’interesse culturale dei beni, essere liberamente esportati all’estero oppure devono sottostare a precise regole per un esportazione esclusivamente finalizzata al loro specifico interesse culturale (mostre, esposizioni, ecc.)».
In questo modo la Direzione Regionale raggiunge anche un secondo obiettivo: il risparmio di risorse in ottica “spending review”, grazie allo spostamento di alcuni uffici della Soprintendenza Archivistica della Liguria, oggi in locazione passiva, presso la sede di S. Ignazio.
Il consigliere del Municipio Medio-Levante, Bianca Vergati (Sel-Lista Doria), ha scritto una lettera alla direzione regionale per chiedere lumi sulla tempistica dei lavori «Ci auguriamo che a breve, almeno sulla passeggiata sia concluso il cantiere, in modo da restituire alla città la parte che dà su Corso Italia. Per il prossimo futuro – annuncia Vergati – vorremo chiedere l’assegnazione di uno spazio da destinare alla cittadinanza».
«Oggi stiamo portando avanti gli interventi per rendere funzionali gli uffici – spiega ancora Galletti – E stiamo programmando dei fondi economici aggiuntivi. Inoltre, abbiamo ricevuto un’erogazione liberale da parte di un privato destinata specificatamente al restauro di San Giuliano». Se tutto va bene, considerando le risorse che dovrebbero arrivare nel 2013 «Auspichiamo di concludere l’opera nel 2014», aggiunge il Direttore Regionale.
Nell’1983-’84 l’associazione Italia Nostra, insieme agli esponenti della Soprintendenza ed alla Facoltà di Architettura, inserisce l’abbazia di San Giuliano nella proposta dei lavori da eseguire in vista delle “Colombiadi” del ’92. «Ci siamo attivati già 8-9 anni prima dell’appuntamento – ricorda Guelfi – nella proposta rientravano: il complesso di S. Ignazio, il chiostro di S. Gerolamo (dietro all’ospedale Gaslini) e l’abbazia di San Giuliano».
In seguito, la Soprintendenza avvia una serie di restauri: «I lavori, come sappiamo, sono proseguiti tra mille problemi ma, finalmente, si è arrivati alla rifinitura dell’edificio ed è stata individuata anche la sua futura destinazione – sottolinea Guelfi – Il “cantiere infinito” riguarda l’antico convento dei Benedettini».
La chiesa sul lato sud fronte mare necessita soprattutto di adeguata manutenzione. «La chiesa è in buone condizioni – continua Guelfi – Non è sconsacrata ed è ancora utilizzata in determinate occasioni. Sono il disuso e l’abbandono che generano il degrado, non viceversa. In tutta l’area circostante, infatti, regna il disordine».
LUNGOMARE LOMBARDO E LE OMBRE SULLE UNITA’ ABITATIVE DELLA ZONA
Lungomare Lombardo è il percorso pedonale che circumnaviga l’abbazia di San Giuliano collegandola a ponente e levante con Corso Italia. Il complesso monumentale e la passeggiata rappresentano un insieme dall’alto valore paesaggistico.
«Italia Nostra più volte si è occupata di San Giuliano sottolineando l’importanza di preservare tutta l’area circostante – spiega Guelfi – È un nucleo storico sopravvissuto dopo la costruzione di Corso Italia nel ‘900: un intervento per certi aspetti molto pesante che, ad esempio, ha comportato la demolizione della chiesetta di S. Nazario a Punta Vagno».
La zona di Lungomare Lombardo, secondo l’ex presidente di Italia Nostra, deve recuperare il rapporto primario con il mare. «Questa è la prima cosa da salvaguardare. Ora c’è un accesso libero stretto tra due stabilimenti balneari, manufatti che chiudono l’ingresso al mare. La zona a mare, invece, dovrebbe essere liberata».
Ma non è tutto. Nella parte a monte dell’abbazia un tempo c’erano degli orti, oggi trasformati in spazi delimitati da rudimentali cancelli e trasformati in una sorta di magazzini, forse utilizzati dagli adiacenti stabilimenti.
«Non si capisce se sono di proprietà pubblica o privata – continua Guelfi – Durante la ristrutturazione ci avevano assicurato il massimo impegno per liberare tali spazi. Ma a distanza di anni la situazione non è cambiata».
Il tratto di Lungomare Lombardo lato levante appare in buone condizioni dopo un’attenta riqualificazione. Il lato ponente, invece, è stato al centro di una mozione presentata dal consigliere Bianca Vergati presso il Municipio Medio-Levante.
«Ho proposto il completamento della riqualificazione di Lungomare Lombardo – spiega Vergati – Un’iniziativa che potrebbe essere compresa nell’ambito della “riqualificazione di Corso Italia”, richiesta formulata dal Municipio riguardo il Piano Triennale Lavori Pubblici del Comune di Genova».
Il problema, però, è nel conflitto di competenze «Non si comprende quale sia la responsabilità sul tratto di Lungomare Lombardo lato ponente: Demanio, Soprintendenza, ecc.», si domanda il consigliere.
Vergati chiede chiarimenti anche per quanto riguarda la concessione del parcheggio ai residenti delle due unità abitative contrassegnate dai civici n. 16 e 18 di Lungomare Lombardo, due edifici privati ubicati proprio a ridosso dell’abbazia. «Si tratta di una vecchia concessione che andrebbe eliminata – spiega Vergati – La Polizia Municipale ha constatato il rilascio di tale permesso da parte della Soprintendenza, non riuscendo ad impedire il posteggio in “zona pedonale”, come si evidenzia nei cartelli posti da entrambi gli accessi».
Infine, il consigliere del Medio Levante riporta una voce preoccupante «Pare che i residenti di Lungomare Lombardo (civici n. 16-18) abbiano chiesto la sopraelevazione della loro proprietà».
«In Lungomare Lombardo ci sono dei contenziosi aperti che si trascinano da decenni – risponde l’arch. Maurizio Galletti – Si tratta di rivendicazioni d’uso da parte di terzi in zona demaniale».
Le due unità abitative (i civici n. 16-18) sono il risultato di occupazioni avvenute anni addietro. E, secondo il Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria, la loro rivendicazione d’uso non sarebbe ancora stata accolta dal Demanio.
Se davvero i proprietari di questi edifici intendono presentare un progetto di ampliamento tramite sopraelevazione «Non credo che un simile intervento otterrebbe il via libera – conclude Galletti – comunque sia, noi siamo pronti ad opporci con fermezza».
Matteo Quadrone
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