L'associazione che ha salvato l'antico ponte dalla demolizione si rivolge al neo senatore a vita per fermare i nuovi progetti di cementificazione in Val Bisagno
Una lettera aperta per segnalare il rammarico dei cittadini nei confronti delle amministrazioni locali ed invitare l’architetto genovese e neo senatore a vita, Renzo Piano, a prendere posizione contro scelte che rischiano di compromettere un territorio delicato come quello della Val Bisagno. L’iniziativa è degli “Amici di Ponte Carrega”, associazione nata spontaneamente circa un anno fa per difendere il ponte più antico della vallata, destinato all’abbattimento secondo un progetto che aveva già ottenuto alcune approvazioni, ma salvato in extremis grazie alla mobilitazione dei cittadini. Oggi Ponte Carrega è vincolato dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici della Liguria.
«A due anni dalla drammatica alluvione del 4 novembre 2011 vorremo invitare il mondo della cultura, ed in particolare il nostro concittadino e neo senatore a vita Renzo Piano, a dare una risposta alle nostre domande – scrive l’associazione – Vorremo invitarvi a riflettere come da quei giorni la tendenza a una mitigazione del rischio idrologico non sia mai partita e anzi si sia aggravata con situazioni paradossali». Una tendenza all’aumento della cementificazione selvaggia e del consumo di suolo indiscriminato che, secondo l’associazione «Non ha precedenti recenti nella storia della nostra urbanizzazione. Uno strano modo di procedere nonostante si tratti di un territorio dichiarato a grande rischio idrogeologico e per questo, dopo i fatti del 4 novembre 2011, è stato proclamato lo stato di emergenza. Questi comportamenti sono spregiudicati e presto o tardi porteranno ad altre devastazioni e tragedie».
«A differenza della zona colpita dal torrente Ferreggiano, il nostro quartiere il 4 novembre 2011 non ha avuto vittime, per questo forse non è salito alla ribalta della cronaca e all’attenzione dei media – spiegano gli Amici di Ponte Carrega – Nonostante ciò la devastazione è stata feroce e molte delle nostre case sono ancora oggi soggette a un’ordinanza di sgombro in caso di allerta meteo ti tipo I e II».
Ma la stessa amministrazione che ha pianto i sei morti «Poco dopo ha promosso e continuato ulteriori interventi di trasformazione, titoli edilizi e progetti, che prevedono opere di cementificazione e sbancamenti nelle stesse colline a rischio idrogeologico – sottolinea l’associazione – Nemmeno l’attuale amministrazione ha fermato questi interventi concedendo, sei mesi dopo, il titolo edilizio per un enorme centro commerciale nella valletta del torrente Mermi».
L’edificio in costruzione nella valletta del torrente Mermi «Sarà grande quanto due transatlantici come il RMS Titanic e il suo gemello Olympic, un edificio di enormi proporzioni, con una lunghezza di circa 300 m. per 60 m. e 40 m. di altezza, 49.000 mq. di superficie utile destinata a commerciale e artigianale».
E non è tutto, perchè ci sono altre storie da raccontare, altri progetti di edificazione nella vallata. «In questi giorni il gruppo Talea, braccio immobiliare Coop Liguria, ha proposto un progetto di allargamento del suo centro commerciale nelle aree che si affacciano sul Bisagno – raccontano gli Amici di Ponte Carrega – Il progetto prevede di edificare un albergo alto 35 m. e una grande galleria commerciale con sopra un enorme parcheggio tra cui uno di interscambio, di cui abbiamo forte criticità sulla sua reale funzione, ma che dovremo pagare noi scorporandolo dagli oneri di urbanizzazione».
Il progetto, pur essendo così impattante «Secondo i proponenti riduce i volumi edificabili rispetto alla destinazione d’uso originale che il Comune aveva concesso prima della vendita delle aree – continua l’associazione – Una considerazione apprezzabile ma in ogni caso ugualmente inquietante. Questa operazione devasterà ulteriormente il quartiere e quel poco che rimane della sua quiete e del suo storico paesaggio. L’edificio, infatti, incombe sotto la collina della Chiesa di S. Michele di Montesignano e del suo storico borgo».
«Una domanda sorge spontanea al nostro senatore a vita Renzo Piano: come ha potuto tacere o non prendere una posizione netta nei confronti di questi devastanti interventi di trasformazione dopo i fatti del 4 novembre 2011? – conclude l’associazione – Il tacere del grande architetto si configura ancora più grave se si considera che è stato uno dei maggiori consulenti dell’urbanistica della scorsa amministrazione».
Matteo Quadrone