Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi, il presidente Amiu conferma il rincaro in bolletta per i rifiuti: +6% nel 2017. Ma se non passasse la delibera in discussione, si rischia un rincaro del 20%
Inizia a prendere più concretezza la quantificazione dell’aumento della Tari (tassa sui rifiuti) che i cittadini genovesi dovranno pagare nel 2017 a seguito degli extra costi per la messa in sicurezza e la gestione post mortem della discarica di Scarpino 1 e 2 e per il conferimento dei rifiuti fuori Regione a causa della chiusura della stessa discarica. Se verrà approvata la delibera (il cui passaggio in Consiglio comunale è slittato nuovamente a martedì 31 gennaio), che fornisce le linee guida per la trattativa in vista dell’ingresso dei capitali privati di Iren, il piano complessivo di rientro passerà dai 30 anni inizialmente previsti a 10.
Ciò comporterà un aumento complessivo di costi (che nel 2015 erano stati di poco inferiori ai 125 milioni di euro) che supera i 198 milioni di euro, nella peggiore delle ipotesi che vedrebbe la chiusura di Scarpino prorogata a tutto il 2017. Con ammortamento in 10 anni, i costi nel 2017 crescerebbero di 19,8 milioni di euro, con un riflesso sulla tariffa pari a un aumento dell’8,5%. Ma è praticamente certo che l’aumento sarà contenuto a poco più del 6%, grazie ai risparmi di circa 15 milioni di euro per la messa in sicurezza di Scarpino 2 in virtù della contestuale realizzazione della nuova discarica di servizio di Scarpino 3. A parità di costi del servizio, la tariffa dovrebbe rimanere stabile per i prossimi 7 anni. Dal 2024, invece, ammortizzati i circa 40 milioni per l’impianto di trattamento del percolato, la quota annuale del recupero degli extra costi scenderebbe per i restanti 3 anni a poco più di 14 milioni. Resterebbero invece spalmati su 30 anni i 25 milioni per la gestione post mortem di Scarpino 1 e 2 (poco meno di 860.000 euro all’anno).
Ma che cosa succederebbe se l’ammortamento restasse spalmato sui 30 anni? Secondo Amiu, l’aumento sarebbe molto più sostanzioso per il 2017 e 2018: quasi 34 milioni all’anno, pari a un 20% in più in tariffa «perché tutto l’extra costo sostenuto nel 2016 non avrebbe piani di rientro ma sarebbe caricato interamente sulla tariffa 2017, altrimenti l’azienda non reggerebbe dal punto di vista finanziario», spiega il presidente Castagna, come riportato dall’agenzia Dire. Ma l’aumento scenderebbe poi a 4,7 milioni per i successivi 28 anni. La scelta di accorciare i tempi serve anche e soprattutto all’azienda per non perdere troppo valore in vista della trattativa con Iren, dal momento che andrebbe ben oltre la scadenza del contratto di servizio attualmente fissata al 2020. «Lo scenario trentennale – conclude Castagna – per i cittadini sarebbe micidiale solo nei prossimi due anni, ma sarebbe definitivamente micidiale per il futuro dell’azienda»