Una rete di "buoni sconto" per sostenere le piccole attività locali: tanti aderenti a Genova, dal Count Basie Jazz Club al Green Store di Nervi
Da qualche tempo su Era Superba vi stiamo raccontando l’altra faccia della crisi, ovvero le iniziative di persone che “si rimboccano le maniche” e cercano di trovare nuovi modi per sostenere le microeconomie delle famiglie e al tempo stesso ridare valore allo scambio, ai produttori locali, a chi si impegna per mandare avanti un’attività nonostante la congiuntura economica attuale.
Vi abbiamo parlato di vari progetti dedicati al baratto, dell’Eco moneta di Cogoleto, di iniziative anti-spreco come Il buono che avanza. Oggi è la volta di Arcipelago Scec, un progetto nato a Napoli nel 2008 e che oggi conta oltre 15.000 iscritti in tutta Italia, fra cittadini comuni ed esercenti di attività commerciali.
Di cosa si tratta? Lo Scec è un buono locale di solidarietà, ossia un patto per sostenere lo scambio di beni e servizi a livello locale accettando che una percentuale del prezzo (dal 5 al 30%, a discrezione dell’esercente) venga pagata in buoni. Ogni Scec ha valore convenzionale di un euro, ma non è convertibile in denaro.
Come si può aderire? Sul sito arcipelagoscec.org si può rintracciare il proprio referente di zona: all’atto dell’iscrizione, che non prevede il pagamento di alcuna quota, si ricevono 100 Scec, che vengono caricati su un Conto Scec personale e possono essere convertiti in buoni cartacei presso un Punto Scec, una sorta di “sportello di zona” dedicato agli iscritti. Il saldo del proprio conto Scec e la mappa dei Punti Scec sono consultabili sul sito arcipelagoscec.org.
Allo stesso modo, nella sezione Pagine auree si possono conoscere le attività commerciali in cui è possibile spendere gli Scec, suddivise per area geografica e per tipologia: al momento in Liguria sono iscritte circa 40 attività commerciali, soprattutto liberi professionisti che permettono di pagare in Scec parte della loro prestazione, ma anche realtà “ecosostenibili” come il gruppo Eticologiche.
La situazione è tuttavia destinata a migliorare: è stato attivato recentemente un contatto con le istituzioni, come ci ha spiegato il referente genovese di Arcipelago Scec Enzo Cirone: «Siamo in contatto con il Civ di Nervi, la cui presidente è molto interessata al progetto: lo scopo è fare sì che i 90 esercenti del Civ aderiscano a Scec (alcuni già li accettano, per esempio il negozio Green Store, ndr). Abbiamo chiesto a questo scopo una collaborazione da parte del Municipio Levante: Scec è un progetto che nasce dal basso, come circuito associativo, ma il sostegno delle istituzioni è fondamentale. A Roma, per esempio, il Municipio IV – in cui vivono 250.000 persone – ha annunciato che metterà a disposizione alcuni uffici come punto informativo per lo Scec, per i commercianti che vogliono maggiori informazioni su come aderire, e si sta inoltre discutendo circa la possibilità di pagare parte di alcune imposte in Scec. La stessa cosa sta avvenendo a Parma, dove il Sindaco Pizzarotti si è mostrato molto interessato ad avviare una collaborazione».
La domanda principale che ci si pone a riguardo è: lo Scec è uno strumento valido dal punto di vista fiscale? La risposta è affermativa: l’Agenzia delle Entrate è stata interpellata nel 2009, poco tempo dopo l’istituzione di Scec, è ha dato parere favorevole al progetto assimilando lo Scec a uno “sconto commerciale circolare e continuativo”. Ciò significa che gli esercenti battono lo scontrino sulla parte pagata in euro, mentre gli Scec incassati sono riutilizzabili solo presso altre attività commerciali che a loro volta accettano Scec.
Un esempio? A Genova il Count Basie Jazz Club di vico Tana accetta il pagamento di parte del biglietto d’ingresso in Scec. Se il biglietto di ingresso costa 10 €, il cliente può pagare 7 € e 3 Scec: il locale batte lo scontrino solo sui 7 €, mentre i 3 Scec possono essere riutilizzati solo come pagamento in un altro locale aderente al circuito.
Marta Traverso
[foto di Diego Arbore]