Le biciclette sono faticose per una città collinare come Genova, sono pericolose e costano troppo: la nuova startup genovese sfata questi luoghi comuni, per portare la cultura della mobilità sostenibile
Tutto parte da un’idea, ossia che la mobilità sostenibile aiuta a risparmiare e a tutelare l’ambiente e che in molte città europee sono stati attivati progetti di bike sharing, piste ciclabili e iniziative analoghe con il contributo morale ed economico delle istituzioni. Cose che a Genova ancora mancano, almeno in parte.
Per questa ragione Andrea Midoro – già anima del laboratorio musicale Ri-percussioni sociali al Lagaccio – ha da poco creato la sua startup Gecoeco installando la sua prima bike station ai Giardini Luzzati: «Per ora mi occupo solo di noleggio di bici elettriche e di conversione delle biciclette normali in elettriche, ma in futuro vorrei contribuire ai sempre più numerosi eventi e iniziative che ci sono in città. Il nome Gecoeco deriva da “Genova ecologica economica“, che è una sorta di slogan che ho voluto dare al progetto».
La bike station è un luogo per il deposito e il mantenimento di biciclette, sia a pedali sia elettriche: è alimentata da un pannello fotovoltaico e consente a chiunque di recarsi ai Giardini Luzzati (previa prenotazione) e noleggiare la bicicletta per il tempo che desidera. «La richiesta è molto elevata, sia da parte di pendolari che vogliono fare in bicicletta il tragitto casa-lavoro, sia da parte di turisti: il servizio di bike sharing attualmente è costoso e sottoutilizzato, se le istituzioni prendessero a modello quanto si fa in Nord Europa ci sarebbero notevoli vantaggi anche per il turismo. Si parla molto di Smart City, è importante che dietro questa etichetta ci siano dei contenuti “veri” e che portino servizi utili ai cittadini».
Sebbene nata da poco, Gecoeco vanta già collaborazioni con molte realtà del territorio attive su questo tema: il Manena Hostel alla Maddalena, il blog Anemmu in bici a Zena, il negozio La Formica e altri. Ha anche aperto un laboratorio sul portale dell’associazione Open Genova, alla ricerca di nuovi contatti con persone che possano aiutare a diffondere la cultura della mobilità sostenibile.
«Il mio progetto parte da un libro scritto dall’inglese Carlton Reid, intitolato Bike to work: le prime pagine sfatano tutti i luoghi comuni sull’uso della bicicletta, applicabili anche a Genova. Qualche esempio: andare in bici è più pericoloso che in altri mezzi di trasporto non è vero, perché ci sono studi che ritengono che l’alta velocità sia un fattore determinante per gli incidenti stradali; il fatto che Genova sia una città collinare non è un problema, perché le bici elettriche permettono di “dosare” la fatica della pedalata; le bici sono molto costose, ma la durata della batteria e l’abbattimento dei costi di benzina, assicurazione etc. permettono di ammortizzare la spesa in pochi mesi».
Marta Traverso