Dopo anni di attesa, via libera al progetto di recupero dei beni confiscati nel cuore di Genova. Un'opportunità per la cittadinanza di riappropriarsi di spazi e luoghi a lungo utilizzati per finalità illecite
Tracciare un “percorso sinergico” per disegnare un progetto di recupero dei “beni Canfarotta” confiscati definitivamente alla mafia nel febbraio 2014 nell’ambito dell’operazione “Terra di Nessuno” della Dia (Direzione investigativa antimafia) balzata agli onori delle cronache nell’estate 2009. E’ quanto emerso ieri in Prefettura a Genova durante la riunione del Nucleo di Supporto dell’Agenzia Nazionale beni sequestrati alla criminalità organizzata. Gli immobili che compongono il patrimonio sottratto dalle mani mafiose sono più di 100, quasi tutti dislocati nel centro storico genovese. Si tratta della più grande confisca del nord Italia, per un valore complessivo di quasi 4 milioni di euro, suddiviso in 115 beni immobiliari, di cui 96 nel territorio genovese, attualmente di proprietà dello Stato nell’ambito dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati.
Viene dunque ufficializzata l’opportunità alla cittadinanza di riappropriarsi di spazi e luoghi a lungo utilizzati per finalità illecite, nonché l’occasione per favorire il recupero di un contesto territoriale connotato da elementi di disagio e degrado. E dopo più di due anni di attesa è stata messa in atto la legge 109/96, che stabilisce che “i beni sequestrati alle mafie e alla criminalità organizzata possono essere restituiti alla collettività per finalità istituzionali o sociali, in via prioritaria, attraverso il conferimento al patrimonio del Comune in cui sono collocati”. Saranno, infatti, cittadini e associazioni le parti attive del progetto di recupero del centro storico genovese.
Per accorciare i tempi e rendere rapida l’attuazione dell’utilizzo del patrimonio confiscato, verrà a breve convocato un tavolo tra Prefettura, Regione, Città Metropolitana e Comune di Genova dove sarà redatto il progetto di recupero. Si comincerà dallo studio di fattibilità tecnica su circa la metà dei beni per poi attribuire una destinazione diversificata a ogni unità immobiliare. Alcune saranno a uso commerciale, altre per fini socio-abitative e culturali, tutte imprescindibilmente idonee a promuovere la riqualificazione dell’area interessata. Un progetto che costituirà la base per accedere ai fondi di finanziamento comunitario.
A luglio scorso si era anche parlato di trasformare alcuni immobili in un albergo diffuso tra vico Rosa, vico Pepe e vico Portanuova, nel sestiere della Maddalena, per un investimento complessivo di 1,7 milioni di euro. Secondo le prime ipotesi la realizzazione di questo progetto include: la riqualificazione di 7 locali a piano terra per un costo di 350 mila euro; 3 appartamenti più un magazzino in vico Gattagà 5, per 410 mila euro; 4 appartamenti in vico Angeli 7, per 404 mila euro; 3 appartamenti in vico Chiuso degli Eroi per 215 mila euro; altri due lotti rispettivamente di 8 e 6 alloggi sparsi in centro storico per un totale di 14 beni immobiliari e un investimento complessivo di oltre 1 milioni di euro. Non solo, il Comune di Genova aveva già manifestato l’intenzione di acquisire 46 immobili tra la Maddalena e piazza delle Erbe.
Durante la riunione in Prefettura è stata anche decisa una collaborazione tra l’amministrazione genovese e le iniziative già in atto nel centro storico per privilegiare la messa a punto dei progetti esecutivi di più immediata realizzazione. In questa fase saranno coinvolte anche le realtà che operano nei settori della lotta alla criminalità organizzata e della promozione della legalità, del contrasto al degrado e della promozione della riqualificazione urbana, nonché del sostegno alle categorie disagiate.
E.C.