Rete a sinistra e Radicali presentano due proposte di legge per la legalizzazione della coltivazione e del consumo di cannabis non solo a scopi terapeutici. Sostegno anche nella raccolte firme per una legge nazionale di iniziativa popolare
La Liguria come Regione apripista della legalizzazione della coltivazione e del consumo della cannabis. E’ l’obiettivo presentato da Rete a Sinistra e dai Radicali questa mattina a Genova attraverso due proposte di legge regionale che saranno presto discusse dall’assemblea legislativa ligure. La prima, più innovativa, riguarda la promozione della coltivazione di cannabis attiva, la cosiddetta “canapa utile”, anche a fini di contrasto al dissesto idrogeologico. «In questo modo – ha spiegato il capogruppo in Regione di Rete a Sinistra, Gianni Pastorino, all’agenzia Dire – si possono recuperare e bonificare i terreni attraverso una pianta che è particolarmente appetibile per il nostro territorio dal punto di vista dei terreni e del clima, nonché del mercato anche dal punto di vista dell’impiego della canapa nel settore della bioingegneria». Per il consigliere regionale è «necessario superare una serie di pregiudizi perché parliamo di canapa utile, con un tenore thc (ovvero di principio attivo) praticamente inesistente, che vale invece come nuove possibilità per l’industria italiana attraverso un’attività particolarmente pregiata e semplice».
Nel testo è prevista anche una copertura finanziaria di 300 mila euro all’anno a partire dal 2017 e fino al 2019.
La seconda proposta di legge, invece, riprende l’attuazione della legge vigente 26/2012 che fa della Liguria una delle 11 Regioni italiane che autorizza l’uso della cannabis a fini terapeutici. «Dalla precedente giunta di centrosinistra, purtroppo, non è partito l’impulso per l’attuazione – ammette Pastorino che, in passato, è dovuto ricorrere in prima persona a cure mediche a base di cannabinoidi – cosa che, invece, va riconosciuto, è stato fatto dall’attuale giunta Toti. Tuttavia, mancano tutti i processi di formazione da parte dei medici e dei farmacisti galenici e le informazioni per l’utenza rispetto alla modalità terapeutiche».
«È arrivato il momento di dire che il proibizionismo ha fallito sotto tutti i punti di vista – commenta la consigliera comunale di Lista Doria, Marianna Pederzolli – e di sottrarre un enorme profitto alle narcomafie. La presentazione delle due proposte di legge in Regione è la prosecuzione di quel percorso iniziato a marzo dello scorso anno in Comune con una mozione che chiedeva al governo un cambio di passo sulla legalizzazione delle droghe leggere».
L’occasione della presentazione alla stampa delle due proposte di legge regionale è stata utile ai rappresenti di Rete a sinistra per manifestare il proprio appoggio alla campagna “Legalizziamo!” che punta a presentare in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare contro il proibizionismo, proprio mentre a Roma un folto intergruppo sta lavorando sul tema con un testo che potrebbe arrivare in Commissione entro fine settembre. «La Liguria – spiega il coordinatore di legalizziamo.it, Marco Perduca – potrebbe essere una delle regioni apripista. La nostra proposta di legge è più ampia e meno restrittiva di quella del Parlamento e vuole lanciare un messaggio chiaro, cioè che gli italiani sono pronti da più di 20 anni a comprare e consumare legalmente un prodotto che è anche una medicina e non è pericoloso come invece altre droghe legali».
Secondo la relazione 2015 al Parlamento sulle dipendenze del dipartimento delle politiche antidroga, il 32% degli italiani ha consumato cannabis e ben 4 milioni nell’ultimo anno, mentre il 73% degli italiani sarebbe pronto a considerare la legalizzazione secondo un sondaggio Ipsos 2015. Inoltre, si stima che i rivenditori illegali siano almeno 120 mila per un mercato complessivo che vale oltre 7 miliardi di euro.
La proposta di legge popolare, tra le altre cose, prevede: l’auto-coltivazione libera per i maggiorenni fino a 5 piante e la necessità di comunicazione senza però attendere alcuna autorizzazione per la coltivazione da 6 a 10 piante; la possibilità di associarsi in “cannabis social club” di massimo 100 persone per la coltivazione e il consumo senza fini di lucro; la coltivazione a fine commerciali previa comunicazione; l’indicazione del livello di thc (principio attivo) presente e la dicitura “un consumo non consapevole può danneggiare la salute”; il divieto di pubblicizzazione dei prodotti nelle vicinanze delle scuole; il controllo della qualità di produzione da parte del ministero della Salute; l’agevolazione dell’accesso alla cannabis medica per le malattie che oggi non la prevedono; l’investimento degli introiti della tassazione per campagne informative e sociali a sostegno dell’economia e per la riduzione del debito pubblico; la depenalizzazione totale dell’uso personale di tutte le sostanze nonché la liberazione per detenuti per condotte non più penalmente sanzionabili.
La raccolta delle 50 mila firme necessarie a presentare la proposta di legge, e per cui Rete a Sinistra si sta spendendo in questi giorni anche a Genova e in Liguria, dovrà avvenire entro fine ottobre. «Siamo a metà del cammino sia dal punto di vista del tempo, sia dal punto di vista delle firme – prosegue Perduca – e riteniamo che, se 50 mila o più cittadini daranno un messaggio chiaro al nostro Parlamento dicendo che si può fare ancora meglio, sicuramente l’intergruppo può accelerare e mantenere la barra ferma sulla legalizzazione. L’importante è che il governo si faccia sentire sostenendo in pieno quello che i parlamentari stanno facendo e prendendo qualche suggerimento da quello che stiamo raccogliendo noi».