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Una multa salata inflitta a causa dell'ostruzionismo dei residenti infastiditi dal rumore ferma l'attività di riqualificazione dell'associazione P.U.M.A. nel sestiere di Pré
Questa volta vince il mugugno genovese… Il progetto P.U.M.A. chiude per problemi di convivenza con i condomini di Vico Pace nel cuore del sestiere di Pré. Dopo più di due anni di presidio sul territorio, una valida realtà associativa che opera a pochi passi da Via Pré, in Vico San Cristoforo, è costretta a cedere di fronte alle difficoltà incontrate nello svolgere la propria attività. L’ostruzionismo messo in atto da alcuni abitanti degli stabili adiacenti ha infatti reso impossibile, per l’associazione, portare avanti l’attività nei termini in cui era stata originariamente concepita.
P.U.M.A. (Presidio Urbano Musiche Attuali) è un progetto nato nel gennaio 2010 ad opera di volontari provenienti da una precedente esperienza associativa in ambito musicale (il gruppo informale poi costituitosi in associazione culturale “VoLùmia”), e messo in pratica tramite la partecipazione ad un bando per l’assegnazione dei locali – di proprietà del Comune – siti in Vico San Cristoforo; dopo la vittoria del bando, gli associati hanno speso tempo ed energie nei lavori di allestimento dei locali per renderli adatti all’attività musicale: da allora ad oggi, P.U.M.A. ha messo a disposizione della collettività una sala prove con relativa strumentazione, ha organizzato eventi live, ha promosso la cultura musicale cittadina sia negli spazi assegnati dal bando sia presso diversi locali genovesi, fungendo da luogo di aggregazione e ponendosi come obiettivo primario quella riqualificazione del territorio che, partita da Piazza delle Erbe, ha lentamente coinvolto varie zone della Maddalena, non arrivando ancora, però, alla zona di Via Pré, dove P.U.M.A. si configura quindi come avamposto: «Attraverso P.U.M.A. offriamo le nostre capacità ed energie maturate sul campo in anni di eventi live, per poter venire incontro ad altri musicisti conoscendo già le loro esigenze, orientandoci al mondo della produzione e fruizione artistica e culturale» ci diceva il presidente Renato Campanini nella nostra intervista di giugno scorso all’associazione in piena attività.
A distanza di qualche mese, le cose non sono andate come sperato: non è bastato il fatto che – grazie alla presenza di P.U.M.A. sul territorio – siano venute meno situazioni di profondo degrado a rendere sopportabili, per alcuni condomini, le due ore serali di prove musicali. E il climax di questa situazione di insofferenza è stato raggiunto il 15 novembre, quando tali vicini hanno sollecitato l’intervento della polizia municipale per eseguire i rilievi fonometrici. Abbiamo ricostruito l’accaduto con Renato Campanini, presidente dell’associazione.
In breve, cosa è successo la sera del 15 novembre?
«Giovedì 15 novembre è venuto a suonare un gruppo, mai visto e conosciuto, che diceva di aver trovato la nostra sala su internet. Strano: in una città dove tutti si conoscono, specialmente musicisti, non era ancora capitato che un gruppo non fosse venuto per passaparola. Comunque lunedì 12 mi prenotano la sala per giovedì 15 dalle 21 alle 23. Il giovedì è sempre stato libero, quindi concordo le prove nella speranza che vengano come gruppo fisso (visto che dobbiamo ancora rientrare dei costi). Giovedì mi chiamano 10-15 minuti prima delle prove per avere conferma, rimango lusingato dalla serietà con la quale si sono preoccupati, fino alle 21 ho il turno al lavoro, quindi faccio aprire la sala un mio socio che abita in via Balbi. Al momento siamo a conoscenza delle prove io, il gruppo, e il mio socio. Verso le 21:30-21:40 mi avverte il mio socio che il gruppo sta suonando a dei volumi imbarazzanti, al che mi reco al più presto per farli abbassare o smettere. Arrivo lì per le 22 e, mentre faccio per aprire la porta e dirgli di abbassarsi, giunge la polizia municipale dicendo che ha fatto i rilievi (prima alle 20:30 circa e poi durante le prove) e che ovviamente stiamo sforando i limiti di legge.
La responsabilità in questi casi è del Presidente, quindi mi viene presentato un verbale con 1032 euro di ammenda. Mi viene fatto presente che altre volte i tecnici erano venuti ad effettuare i rilevamenti ma non avendo riscontrato alcuna attività rumorosa non avevano redatto alcun verbale. Mi viene inoltre comunicato che il lunedì è stata chiamata la municipale perché c’erano informazioni circa delle prove che si sarebbero svolte il giovedì stesso dalle 21 in poi. Il gruppo, senza che dovesse saper niente di quanto stava avvenendo nel frattempo, smette di suonare molto prima dell’orario concordato (non mi era mai successo), appena la municipale va via. Lascio al lettore le deduzioni che impone la logica».
La municipale è stata chiamata dai condomini: come funziona l’attività di rilevazione dei volumi? È qualcosa che loro fanno normalmente e spesso? O solamente se vengono chiamati?
«Il cittadino può richiedere un rilievo fonometrico per la verifica del rispetto dei limiti di rumore della Classificazione Acustica. Il procedimento si attiva inviando una segnalazione. Le misurazioni si effettuano all’interno delle abitazioni, quindi occorre potersi accordare con i vigili per il sopralluogo, il disturbo si rileva dove la gente vive o lavora. Il rilievo avviene in due momenti distinti, quello durante il quale viene misurato il livello di fondo, con il rumore “naturale” dello stabile in questione, e quello effettuato durante l’attività rumorosa; attraverso un calcolo si ottengono i valori differenziali che indicano “quanto” l’attività rumorosa influisca sul luogo preso in esame, questi valori devo rientrare all’interno di specifiche previste dalla legge».
In linea di massima cosa richiedeva il bando?
«Il bando richiedeva l’attuazione di attività ed iniziative finalizzate all’aggregazione sociale del territorio contribuendo al risanamento sociale, alla frequentazione ed alla rivitalizzazione della zona; le attività proposte dovevano coprire almeno 4 giornate nella settimana».
Il municipio ovviamente sapeva che ci avreste suonato. In quest’ottica, non ha mai preso contatti coi condomini per avvisare o fare presente che vi si sarebbero tenute delle prove?
«Quando ci siamo inseriti noi (giunta Vincenzi, n.d.r.) i condomini semplicemente non c’erano ancora, se non all’ultimo piano: si tratta di un condominio dell’A.R.T.E. e l’assegnazione degli alloggi è stata effettuata gradualmente tramite dei bandi. Appena arrivati abbiamo fatto un giro per informare gli esercenti e gli abitanti di zona sulle attività che avremmo svolto».
Quanti giorni e a quali ore suonavate? Com’era la zona quando vi siete insediati e com’è adesso?
«A pieno regime la sala svolgeva attività musicale per 3-4 giorni a settimana per 2 ore al giorno, di norma le attività terminavano al massimo entro le 10-11 di sera. Appena arrivati la zona si presentava chiaramente degradata: venivano trovate regolarmente feci (soprattutto umane), siringhe, vomito, cocci di vetro, stagnole usate per assumere il crack e così via: lo spaccio e il consumo di eroina e altre droghe pesanti avveniva a qualunque ora del giorno, oltre che di notte capitava più frequentemente durante l’orario della pausa pranzo. Il “pattuglione” composto da forze dell’ordine e militari che gira periodicamente dovrebbe garantire una sicurezza molto più alta del risultato che ottiene: lo spaccio e il degrado in Via Pré non è cambiato di una virgola, in compenso il tipico gestore straniero di minimarket è terrorizzato da quello che potrebbe capitargli se venisse colto a vendere una birra in una bottiglia di vetro dopo le 8 di sera. La sicurezza è un’illusione: ho visto più volte coi miei occhi chiedere i documenti a turisti col trolley a distanza di 20 metri da chi, con una stretta di mano, scambiava banconote con una pallina di cellophane. Grazie all’azione di presidio ultimamente abbiamo trovato solo un po’ di sporcizia e lo spaccio (limitatamente a vico san Cristoforo) è notevolmente diminuito, la situazione è ancora mediocre ma rispetto all’inizio la differenza è notevole».
Qualche residente ha mai manifestato interesse verso quello che facevate, venendo a vedere, a chiedere?
«Praticamente all’inizio tutti erano curiosi, alcuni ci hanno aiutato materialmente più volte (capitava magari di pulire insieme con la candeggina il sangue per terra o di fare piccoli lavori di manutenzione), altri ragazzi hanno partecipato e partecipano alle attività. Per fare un esempio: quando qualcuno passa dal vicolo ci si saluta e quando siamo noi a passare sono gli esercenti a salutarci: sembra un dettaglio ma in una città di mugugnoni come Genova è un gran bel risultato».
Un focus sulla difficoltà di convivenza con gli abitanti della zona e dello stabile cui è pertinente il locale: quali difficoltà si sono palesate e come sono state gestite, qual è stato l’atteggiamento dei vicini nei vostri confronti per tutto questo periodo?
«Siamo stati subito accolti molto ben volentieri da tutti (a parte un personaggio un po’ particolare che aveva partecipato al bando per l’assegnazione ed era stato scartato in quanto non aveva i requisiti, ma si tratta di un episodio ridicolo): il vicinato, gli esercenti e la comunità intorno tutt’ora ci sostengono. Il rapporto coi condomini di Vico Pace 10 si è progressivamente degradato; dapprima tollerando a mala pena la nostra presenza, poi impedendoci attivamente di svolgere le attività: dispetti, biglietti, messaggi, scenate, gavettoni, interruzione di corrente (che ci ha causato diversi danni alla strumentazione) e così via. Il nostro comportamento è sempre stato orientato verso la disponibilità, venendo incontro alle esigenze di tutti: abbiamo fornito a tutti i nostri contatti, modificato gli orari, implementato l’insonorizzazione etc. L’atteggiamento dall’altra parte è stato di totale chiusura, una frase che mi è stata detta al telefono con uno di questi condomini, e che mi ricorderò sempre, è “io con te non ci parlo”, come se non avessimo lo stesso loro diritto di stare lì. Per fortuna questo comportamento è tenuto solo dai condomini, gli altri abitanti e vicini ci sostengono anche e non solo perché hanno visto il miglioramento progressivo della situazione in strada».
IL COMMENTO DEL MUNICIPIO CENTRO EST
Riguardo all’insostenibile rapporto con i condomini abbiamo interrogato anche il presidente di Municipio Simone Leoncini, il quale si rammarica del ritardo con cui è stato contattato dall’associazione: «Loro hanno vinto il bando con l’amministrazione precedente. La giunta è insediata da giugno, ma purtroppo io sono stato contattato dai componenti dell’associazione soltanto dopo la multa, quando ormai la situazione coi vicini era, a detta loro, irreparabile. Forse il loro errore è stato questo. Se ci avessero chiamati prima, avremmo potuto organizzare, tempo fa, un incontro e cercare di mediare: non ci era stato detto che la situazione fosse così critica. D’altronde noi riceviamo lamentele continue da ogni parte sui rumori, perché molti abitanti del centro storico non ritengono la movida e la musica alternative accettabili allo spaccio e al degrado, e rivendicano il diritto di poter riposare in silenzio alla sera. Il centro storico ha, secondo me, un carattere ambivalente: da una parte è luogo d’elezione per le attività aggregative e culturali, dall’altra purtroppo la morfologia del territorio, la conformazione dei vicoli, fanno sì che anche il piccolo rumore rimbombi e si amplifichi».
L’impegno del Municipio, giunti a questo punto, è quello di affiancare l’associazione nella conversione dell’attività, come confermato anche da Campanini.
Come si è posto il Municipio nei vostri confronti? Ci troviamo nella situazione in cui il Comune interrompe, attraverso un suo organo, un’attività che esso stesso ha approvato, attraverso tali provvedimenti purtroppo si finisce per mostrare più tolleranza per spaccio e prostituzione che per un po’ di musica, il che lascia a dir poco perplessi….
«Il Municipio nella persona del Presidente Leoncini si è reso conto che la situazione relazionale con i condomini non fosse più risanabile, ha giustamente reputato poco utile ora un colloquio con loro in prima persona, si è interessato a trovare nuove realtà/associazioni per poter mandare avanti il presidio e si è mostrato disponibile ad una rivalutazione dell’abbattimento del canone che altrimenti impedirebbe la sopravvivenza e l’autosostentamento di qualunque attività non lucrativa. La municipale non ci sta (per ora) imponendo di interrompere niente, più sottilmente ci ha posto delle condizioni per il proseguimento dell’attività musicale che di fatto non la consentono; mi ha presentato una multa salatissima che allo stato attuale mi dà come unica prospettiva la chiusura. Ciò nei fatti si traduce con una interruzione, d’accordo, ma sappiamo come il legalese e il burocratese siano lontani dai rapporti di causa ed effetto che governano la realtà. Probabilmente chi ha seguito questa pratica la notte dorme come un bambino: io no. I paradossi burocratici non spaventano più, ormai ognuno di noi potrebbe raccontarne uno, quasi come se fosse un aneddoto. Sono quelli reali e causati dal comportamento delle persone che mi preoccupano seriamente, alla fine la legge è fatta dagli uomini, in quanto imperfetta sta agli stessi applicarla. È paradossale quando un commerciante straniero in Via Pré viene multato perché si è dimenticato di esporre un’etichetta con un prezzo mentre a 20 metri c’è qualcuno che sta espletando i suoi bisogni fisiologici in strada; è paradossale quando sento lamentarsi per le sigarette per terra mentre a 10 metri una ragazza vomita in un angolo con una stagnola in mano; è paradossale quando un’attività che ha stimolato e migliorato un pezzo di quartiere viene obbligata a chiudere per un disturbo personale; è paradossale quando il cittadino preferisce il silenzio dell’eroina al suono di uno strumento».
Nonostante la disponibilità e l’atteggiamento positivo di Leoncini, «io non sono così pessimista, c’è stato un problema, certo, ma non è che chiudano, semplicemente cambieranno le attività svolte. Io ho anche suggerito soluzioni per proseguire l’attività corrente, sono stati loro a ritenerle impraticabili», resta l’amarezza per le energie profuse e l’investimento purtroppo andato perso: «Solo di materiale abbiamo speso circa 4 mila euro – dice Campanini – la spesa più importante che abbiamo sostenuto però è stata quella dell’affitto mentre eseguivamo i lavori, a cui si devono aggiungere i costi burocratici, la corrente, i trasporti etc… il totale si aggira sugli 11 mila euro, messi ovviamente di tasca nostra e che, allo stato delle cose, non riusciremo mai più a recuperare. Al termine della concessione il Comune acquisisce le opere eseguite (nel nostro caso l’insonorizzazione) senza alcun tipo di riconoscimento economico».
Perché vi ritenete costretti a chiudere o cedere ad altri?
«Se potessimo ignorare il contesto insostenibile che si è sviluppato in questi mesi, potremmo affermare che nessuno ci sta tecnicamente costringendo a chiudere, ma che più precisamente le condizioni poste ci impediscono di continuare l’attività musicale, elemento sul quale si sviluppa la quasi totalità di attività previste dal progetto. L’integrazione con altre realtà associative a questo punto diventa obbligatorio e non più facoltativo: c’è la necessità di mantenere economicamente sostenibile lo spazio, cosa che è venuta a mancare senza il meccanismo micro economico dell’attività musicale».
Si sono tenute due riunioni: quali soluzioni sono state individuate?
«Confrontandoci con soci, volontari, associati e cittadini interessati che hanno partecipato alle riunioni, sono venute fuori un po’ di idee di cui bisogna ancora valutare il grado di sostenibilità economica. Tra quelle più particolari posso anticiparvi:
– gruppi di lettura per stranieri di libri in italiano “book-club” (l’attività verrà organizzata da docenti di italiano con formazione specifica verso l’insegnamento agli stranieri) + book-crossing.
– laboratorio di riciclo creativo: inventare un riuso attraverso utensili di semplice utilizzo e l’impiego di oggetti anche di scarto».
Avete organizzato una serata al Checkmate per la raccolta fondi: finalità della raccolta e modalità di partecipazione alla causa per chi volesse darvi una mano.
«Abbiamo organizzato un evento che prevede, nella prima parte, una jam session a cui parteciperanno diversi artisti nostri amici noti nel panorama underground genovese e, nella seconda, un dj set un po’ rock/alternativo, sicuramente differente da quanto ci si è ormai abituati ad ascoltare in giro.
Abbiamo fatto un po’ di conti e tra la multa (1032 €) e altre spese dobbiamo raggranellare una cifra intorno ai 2400 euro circa, questo solo per poter andare in pari con i costi vivi e i danni ricevuti. Si può facilmente immaginare che per una realtà associativa non lucrativa delle nostre dimensioni una cifra del genere sia fantascienza. La finalità della raccolta è ben poco allettante, perché non si tratta di costruire o proporre qualcosa di nuovo o che non esista ancora, bensì di riparare a un danno ricevuto.
Per partecipare alla causa per ora è sufficiente venire all’evento di sabato 22/12/2012 presso il Checkmate in Via Trebisonda (dietro Piazza Tommaseo), chi volesse potrà offrire un contributo anche di tipo economico (se vuole) o di visibilità della nostra situazione attraverso i media, i social network. Sicuramente ciò di cui avremo bisogno nell’immediato futuro (a parte i soldi per la multa) sarà la costituzione di una nuova e più ampia rete di associazioni e gruppi informali interessati all’utilizzo degli spazi».
Claudia Baghino
[foto di Daniele Orlandi]