Lunedì 3 settembre alle ore 21, presso il convento di Santa Maria di Castello, assemblea pubblica per fare il punto sulla situazione e studiare nuove iniziative di protesta
Stop alle esplosioni nel porto di Genova per effettuare i dragaggi dei fondali. Lo chiedono all’unisono i comitati di zona di San Bernardo, Molo, Mura delle Grazie, Vigne, Sarzano, Santa Croce affiancati da Assest (associazione cittadini centro storico est), parrocchia di San Torpete ed Assoutenti Liguria che hanno organizzato per Lunedì 3 settembre alle ore 21, presso il convento di Santa Maria di Castello, un’assemblea pubblica per fare il punto sulla situazione e studiare nuove iniziative di protesta.
Le polemiche proseguono ormai da oltre un mese, quando l’avvio dei lavori sorprese gli abitanti del centro storico e ancora non accennano a placarsi, nonostante le rassicurazioni dell’Autorità Portuale pronta, fin dal principio, a ribadire la totale assenza di rischi per persone o cose. «Bisogna abbassare i fondali per rendere possibile il passaggio di navi più grandi, non c’è altra soluzione che procedere con microcariche subacquee», aveva spiegato allora il presidente dell’Autorità Portuale, Luigi Merlo.
Il problema è rappresentato proprio dalle cariche esplosive – in totale saranno impiegati 120.000 kg. di mine e armi belliche per le opere di dragaggio dei fondali del bacino di Calata Gadda e zone limitrofe – che costringono i cittadini della città vecchia a vivere sotto un costante bombardamento prodotto da continue esplosioni, ovvero una ogni 15 minuti, secondo la tempistica prevista. Grazie alla mobilitazione dei residenti gli interventi nelle ore notturne sono stati interrotti ma, secondo i comitati, sarebbero aumentati nelle ore diurne per recuperare il tempo perso.
La critica più pesante, però, è rivolta al “metodo” scelto dalle istituzioni (Autorità Portuale in primis ma anche il Comune di Genova) per informare o piuttosto, per meglio dire, non informare la popolazione. Nessuno degli abitanti delle zone interessate, infatti, ha mai visto un manifesto o un cartello che spiegasse cosa stava per accadere. In pratica nessuna campagna preventiva di comunicazione è stata messo in atto e nel frattempo le esplosioni hanno fatto vibrare case e arredi gettando nel panico le persone, preoccupate per la stabilità degli immobili e per gli eventuali danni conseguenti.
Un volantino dei comitati, appeso per i vicoli del centro storico, recita «Ribelliamoci e organizziamoci» e chiede che vengano fermate le esplosioni «Fino a quando non saranno individuati sistemi di sbancamento meno invasivi». I residenti e i commercianti della città vecchia ribadiscono che «Occorre monitorare gli edifici per la sicurezza di oggi e di domani. Vogliamo che un gruppo di esperti indipendenti certifichi la non pericolosità per persone o cose e, nel caso malaugurato che gli edifici vengano danneggiati, bisogna che si provveda ad un adeguato risarcimento».
Al fianco dei contestatori, come detto, si schiera anche Assoutenti. L’associazione dei consumatori invita i residenti che hanno subito danni materiali e esistenziali causati dalle microcariche «A documentarli facendo fotografie e richiedendo adeguati certificati medici. L’associazione mette a disposizione il proprio sportello e il proprio ufficio legale. Si tratta di una situazione che ha creato gravi pregiudizi alla popolazione residente e che pertanto deve essere sottoposta all’attenzione delle Autorità Pubbliche per svolgere gli accertamenti necessari, al fine di impedire la prosecuzione delle opere e domandare ristoro dei danni per immissioni. Assoutenti vi tutela depositando un esposto collettivo alla Procura della Repubblica per procurato allarme, disturbo al riposo delle persone e immissioni di rumore e vibrazioni».
Da parte sua l’Autorità Portuale, oltre ad aver interrotto le esplosioni notturne, accogliendo così le richieste dei residenti, ha avviato un monitoraggio i cui risultati sono consultabili sul sito internet di Palazzo San Giorgio. Gli abitanti però non ci stanno e chiedono che le rivelazioni vengano effettuate da un ente terzo, non direttamente coinvolto nelle operazioni di dragaggio.
Matteo Quadrone