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Certosa, discarica di via Piombelli: la bonifica non è ancora conclusa

Il monitoraggio ambientale eseguito finora ha escluso la contaminazione di acqua ed aria ma si attendono i risultati di un ulteriore fase di controlli


26 Aprile 2012Inchieste

Il numero esatto ancora non si conosce ma sono migliaia i bidoni contenenti sostanze tossiche altamente inquinanti, sotterrati impunemente nella discarica abusiva di via Piombelli, sulle alture di Certosa.
Una storia inquietante iniziata probabilmente già negli anni ’80 quando l’area di proprietà dei marchesi Cattaneo Adorno – 5500 metri quadrati di terreno adiacente alle abitazioni – è diventata il rifugio illecito per lo stoccaggio di fusti tossici che hanno avvelenato la terra e tutto l’ambiente circostante, senza dimenticare le eventuali ripercussioni sulla salute degli abitanti di via Piombelli.
L’area dove si trova la discarica, sotto il cavalcavia dell’autostrada, è stata ricavata artificialmente colmando una depressione naturale con i detriti provenienti dallo scavo delle gallerie del nuovo tratto autostradale Genova-Milano e tombinando il rivo Maltempo.
Da oltre 12 anni le istituzioni (Comune, Provincia, Regione ed Arpal ) sono al corrente della situazione ma ancora oggi non è stata portata a termine la bonifica della zona.

Il terreno sul finire degli anni ’90 viene messo sotto sequestro dalla polizia provinciale e il Comune di Genova, a partire da allora, inizia ad intimare ai proprietari di provvedere alla rimozione dei rifiuti.
I marchesi Cattaneo Adorno, possessori di numerosi terreni in tutta la città, non hanno mai gestito in prima persona quello di via Piombelli. L’ultimo affittuario è stato un uomo che, a totale insaputa dei proprietari (i quali infatti verranno assolti dall’accusa di realizzazione di discarica abusiva), ha interrato ad alcuni metri di profondità centinaia di fusti provenienti da aree industriali. Il responsabile fu scoperto e denunciato ma morì di tumore prima della fine del processo.
Si aprì allora un lungo contenzioso davanti al Tar che oppose l’amministrazione comunale ed i marchesi Cattaneo Adorno. Una sentenza del Consiglio di Stato nel 2010 ha sancito definitivamente che la responsabilità della bonifica spetta al Comune.

Quello che più colpisce in questa vicenda è il colpevole ritardo delle istituzioni. Gli abitanti della zona infatti si erano accorti dei continui transiti di camion in ore sospette e avevano già lanciato diversi allarmi, evidentemente sottovalutati da chi di dovere. Parliamo di un terreno abitualmente frequentato dagli escursionisti che si recavano ai Forti mentre a pochi metri di distanza alcune persone continuavano tranquillamente a coltivare i loro orti ignari del pericolo.
Il Comune, in attesa della sentenza definitiva, incaricò Amiu di procedere alla bonifica, svolta in due tranche, nel 2000 e nel 2005, ma interrotta a metà a causa dell’assenza dei fondi necessari.
In pratica le operazioni riguardarono esclusivamente l’area sud del sito, circa 2000 metri quadrati sui 5500 complessivi, dai quali furono rimossi oltre 600 fusti metallici interrati (molti danneggiati) contenenti rifiuti pericolosi (in particolare solventi ma anche amianto).
Le indagini analitiche eseguite hanno permesso di rilevare livelli elevati di inquinamento da metalli pesanti, in particolare cadmio, zinco, manganese, cobalto e xileni. L’Arpal ha affermato che l’inquinamento dell’area è superiore dell’80% rispetto ai valori consentiti ma nello stesso tempo ha escluso il rischio di contaminazione delle falde perché il materiale inquinante sarebbe ormai cristallizzato, solidificato.
Oggi resta ancora da rimuovere un’ingente quantità di fusti sotterrati soprattutto nella zona nord dove non sono state eseguite rilevazioni né interventi di bonifica.
E c’è voluto parecchio tempo, nonostante le sollecitazioni degli altri enti coinvolti (Regione, Provincia ed Arpal), affinché il Comune si decidesse a recintare adeguatamente la zona per impedirne l’accesso e salvaguardare la salute dei cittadini.

«La chiusura dell’area prima accessibile da chiunque è stata un importante passo avanti – spiega Patrizia Palermo del Comitato di cittadini di via Piombelli – così come la messa in opera di attività di monitoraggio, lo smaltimento di manufatti contenenti amianto e la parziale rimozione dei bidoni in superficie. Le ripetute istanze, gli incontri con gli enti preposti, la denuncia depositata in Procura hanno sortito l’effetto di far destinare appositi stanziamenti per l’espletamento di tali attività (Decreto Regione Liguria 3761 del 23/12/2009). Speriamo che i futuri dati tecnici emergenti dal monitoraggio siano effettivamente rassicuranti».

Nel settembre 2011, proprio in merito allo stato di inquinamento, Arpal scrive «In termini generali la configurazione attuale del sito (la delimitazione fisica del sito non permette esposizioni di contatto dermico e ingestione del suolo) e gli attuali esiti del monitoraggio in corso (assenza di criticità nelle acque sotterranee, acque superficiali e nei vapori) portano a ritenere che non sussistano condizioni di rischio per i potenziali ricettori».

Attualmente Comune ed Arpal – anche se le indagini finora condotte hanno escluso la contaminazione di acqua ed aria nella zona in cui è presente la discarica – hanno deciso, a maggiore salvaguardia dell’incolumità dei residenti, di procedere ad un ulteriore fase di controlli ambientali a cura di Amiu.
«Dal 1 marzo 2012 sono iniziate le perforazioni per la messa in opera di piezometri integrativi di quelli già esistenti e di inclinometri, finalizzati alle attività di monitoraggio periodico rispettivamente delle acque sotterranee e della stabilità del versante – spiega l’assessore all’ambiente, Carlo Senesi – Per quanto riguarda il monitoraggio dell’aria, a dicembre 2011 Amiu ha comunicato al Comune che a partire dalla metà del mese di luglio aveva effettuato il monitoraggio qualità dell’aria con i campionatori passivi. I risultati del primo periodo, da un’analisi ancora in fase di completamento, sembrerebbero del tutto tranquillizzanti».

Siamo in attesa di poter rendere noti gli ultimi risultati del monitoraggio ambientale che l’assessorato all’ambiente del Comune di Genova ha assicurato di fornirci al più presto.

 

Matteo Quadrone


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