Nel frattempo le Regioni prevedono la realizzazione di mille posti complessivi in nuove strutture territoriali; così il processo di superamento degli OPG rischia di uscire dai binari della legge180/78, denuncia il Comitato Stop OPG
Proroga dopo proroga è difficile scorgere la luce in fondo al tunnel. Il termine ultimo per il definitivo superamento degli OPG – i famigerati ospedali psichiatrici giudiziari che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha definito strutture “indegne per un Paese appena civile” – come da noi preannunciato, è stato differito al 1 aprile 2014. Oggi, però, anche quella data appare una chimera ed è sempre più probabile un nuovo slittamento.
Lo ha lasciato intendere il Sottosegretario di Stato per la Salute Paolo Fadda, il 3 ottobre scorso durante la Commissione permanente Igiene e Sanità, rispondendo alla interrogazione n. 3-00375, promossa dalla senatrice Manuela Granaiola e da altri «[…] anche per le Regioni più efficienti sarà quasi impossibile rispettare il termine previsto dalla norma».
L’esponente del Governo Letta ha poi ricordato che «[…] il Ministero della Salute e il Ministero della Giustizia, entro il 30 novembre 2013, dovranno trasmettere apposita relazione al Parlamento, che dovrà indicare lo stato di attuazione dei programmi regionali relativi al superamento degli OPG e in particolare il grado di effettiva presa in carico dei malati da parte dei Dipartimenti di salute mentale e del conseguente avvio dei programmi di cura e di reinserimento sociale».
Nel frattempo «Anziché organizzare le dimissioni e le soluzioni di cura e assistenza alternative all’internamento – denuncia il Comitato Stop OPG – si stanno costruendo circa mille posti in strutture manicomiali regionali (le REMS – Residenze Esecuzione Misura di Sicurezza, i cosiddetti mini-OPG). Insomma, si spendono milioni di euro per fare nuovi manicomi anziché servizi nel territorio».
Su tale punto, il Sottosegretario Paolo Fadda conferma «In merito al numero dei posti letto, i programmi presentati prevedono l’allestimento di circa 970 posti a fronte dei 1400 finanziabili. La dimensione delle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza deve infatti tenere conto anche delle eventuali future decisioni dei magistrati di assegnare nuovi soggetti alle residenze stesse».
Così facendo, ribadisce il Comitato Stop OPG «Il processo di superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari rischia di uscire dai binari della legge 180/78. Dobbiamo evitare questo deragliamento e riprendere il faticoso cammino per affermare il diritto alla tutela della salute mentale».
La senatrice Manuela Granaiola (Pd), invece, sottolinea come «Le procedure attuative della volontà del Legislatore appaiano troppo lunghe e farraginose […] né sembra congruo il numero di posti letto prefigurati rispetto all’obiettivo di sostanziale superamento degli OPG».
Per quanto riguarda la Liguria, fortunatamente i numeri sono abbastanza ridotti, ma resta la preoccupazione perché – nell’ambito del finanziamento assegnato alla Regione Liguria (circa 5 milioni e 655 mila euro per il 2012 e 2013) – ancora non si conosce la ripartizione di tali fondi ed in particolare quale somma è effettivamente destinata agli interventi finalizzati al potenziamento dei percorsi terapeutico-riabilitativi e alla riqualificazione dell’assistenza territoriale psichiatrica.
L’Assessorato regionale alla Salute, nel marzo scorso, dichiarava alla nostra testata che quasi tutti gli internati liguri considerati dimissibili – ossia non più socialmente pericolosi – sono rientrati in Liguria negli ultimi 2-3 anni ed inseriti nel circuito di assistenza ai pazienti psichiatrici, a fronte di un’altra ventina di persone, tuttora recluse, che attendono di essere prese in carico dal sistema socio-sanitario della Regione Liguria.
Inoltre, all’interno degli Opg sono rimasti gli internati liguri che devono scontare un residuo di pena: circa 20-25 persone non dimissibili, le quali saranno trasferite presso la REMS regionale che, presumibilmente, sarà realizzata in Provincia di La Spezia e potrà accogliere una ventina di pazienti.
Matteo Quadrone