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Busalla, chiusura dell’ospedale: i retroscena

Il sindaco Pastorino parla di impegni non mantenuti, il progetto Cica per salvare i posti letto è stato dimenticato


15 Marzo 2011Inchieste

L’opera di deospedalizzazione dell’ospedale Frugone a Busalla è una storia che merita di essere raccontata dall’inizio.
Assume i contorni di una truffa perpetrata nei confronti della popolazione della Valle Scrivia privata di un presidio importante, con la promessa di una trasformazione, mai attuata nei termini previsti e che ha portato a una totale dismissione. E poi la scandalosa vicenda del Cica, il Centro Integrato di Cura e Assistenza, un progetto accolto, seppur parzialmente, firmato dall’Assessorato regionale alla Sanità e dalla Asl 3 e incredibilmente disatteso nel silenzio delle istituzioni che perdura da fine 2008.

BusallaA livello regionale nell’assumere l’iniziativa di chiudere l’ospedale di Busalla c’è stata la convergenza in questi anni, di tutte le forze politiche.

La deospedalizzazione viene infatti decisa dalla giunta Biasotti, centro-destra, all’atto dell’approvazione del Piano Socio Sanitario Regionale 2003-2005 ed è  attuata a partire dal 2006 dalla giunta Burlando, centro-sinistra.

Ma in cosa consisteva la cosiddetta “trasformazione” del presidio ospedaliero Frugone, accettata passivamente, soprattutto per ragioni di affinità politiche con la giunta di centro-sinistra, da diversi sindaci della valle, ma avversata, fin dall’inizio dal sindaco di Busalla Mario Valerio Pastorino?

Secondo la “Proposta di organizzazione specifica della rete di cura e assistenza in valle Scrivia”, controfirmata dall’Assessore regionale alla Sanità, Claudio Montaldo e dall’allora Direttore di Asl 3, Alessio Parodi, l’organizzazione della struttura ospedaliera Frugone avrebbe dovuto prevedere: il mantenimento di una sede di primo intervento (l’unica ancora in piedi!); la realizzazione di un reparto di cure intermedie destinato a ricevere pazienti da altri nosocomi; l’accesso al reparto di Busalla, in casi selezionati, direttamente dai Pronto Soccorso cittadini o dalla stessa struttura di primo intervento.

Ma questo a Busalla non è mai avvenuto. “A differenza ad esempio di Levanto – ricorda il sindaco Pastorino – dove i letti delle cure intermedie sono sempre occupati proprio perché accessibili dal primo intervento”. Nella struttura di Busalla un malato anziano residente in Valle Scrivia non poteva essere ricoverato direttamente dal primo intervento, ma il reparto ospitava invece la stessa tipologia di malati, provenienti però da altre realtà locali con i conseguenti disagi per i famigliari.

Secondo Pastorino “Se l’impegno fosse stato mantenuto i 19 posti letto delle cure intermedie sarebbero stati occupati a pieno regime nel corso dei tre anni successivi”. E così, nel maggio 2010, non avrebbero offerto al nuovo Direttore Asl 3, Renata Canini, il pretesto per chiudere il servizio, causa sottoutilizzo.

“La realizzazione delle cure intermedie non avrebbe rappresentato la salvezza dell’ospedale”, così pensava il sindaco. E i fatti gli hanno dato ragione. L’amministrazione di Busalla, già nel 2006, capisce che per difendere quel presidio minimo, a garanzia soprattutto di quella fascia di pazienti anziani che potevano essere curati in Valle Scrivia, l’unica soluzione fosse inserire questa unità di para ricovero minimale all’interno del progetto di un grande polo riabilitativo regionale. Il progetto Centro integrato Cura e Assistenza elaborato dal comune di Busalla prevedeva infatti di collocare in quest’area territorialmente strategica un servizio di riabilitazione neuromotoria, attualmente assente in Liguria, in grado di determinare una significativa limitazione del fenomeno della migrazione extra regionale per le terapie di riabilitazione.

La parte relativa all’ospedale Frugone non venne recepita dall’Assessorato regionale alla Sanità che, ritenendo di avere dalla sua la maggior parte dei sindaci valligiani, proseguì sulla strada della “trasformazione”. Ma nelle sue linee essenziali il progetto Cica venne accolto con una lettera dell’Assessore Claudio Montaldo al sindaco di Busalla, datata 5 gennaio 2007 e successivamente oggetto di impegno congiunto controfirmato dallo stesso sindaco e dal Direttore Asl 3, Alessio Parodi, in data 25 gennaio 2007.
L’attuazione del progetto però (si parlava di andare a gara per fine 2007) è stata fatta cadere nei tre anni successivi  senza che mai fosse fornita una spiegazione al comune di Busalla.

Nel frattempo l’Asl 3 ha proceduto al restauro interno dell’ex padiglione chirurgico del Frugone allo scopo di ricavare 19 posti letto a disposizione delle cure intermedie e successivamente di un’ipotetica e mai realizzata, RSA di secondo livello. Lavori costosi e inutili ai fini dell’attuazione del previsto presidio riabilitativo.

Nel novembre 2008 viene inaugurato il corpo nuovo della struttura sanitaria Frugone, altro non è che l’ex reparto chirurgico prima lasciato in totale abbandono. Qui vengono trasferite le cure intermedie ma il Comune si dissocia da un’operazione che ritiene esclusivamente di facciata.

Ma il progetto Cica parzialmente accolto che fine ha fatto?

Se lo domanda anche l’amministrazione di Busalla. Da oltre due anni, nonostante le lettere indirizzate al Presidente della Regione e al Direttore della Asl 3, le istituzioni competenti hanno opposto un silenzio assordante che echeggia in tutta la Valle Scrivia.

 

Matteo Quadrone

 


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