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Nestlè e Starbucks potranno usufruire del marchio "Fair Trade", la decisione crea sgomento e l'organizzazione internazionale del Mercato Equo espelle gli americani
Il Fair Trade, letteralmente Commercio Equo, è un settore in forte espansione: l’anno scorso a livello internazionale si è registrato un aumento del 27% sulle vendite dei prodotti marchiati Fair Trade e, nel solo Regno Unito, il 30% del caffè venduto è marchiato con uno dei label di Fair Trade International.
Questo trend positivo non sembra soddisfare Nico Roozen, fondatore di Fair Trade International e adesso mentore di Fair Trade USA. Seguendo lo slogan “Fair Trade for all” gli statunitensi si propongo di raddoppiare il giro d’affari entro il 2015 aprendo le loro certificazioni anche a grandi marchi come Starbucks o Nestlè che sicuramente non cambieranno la loro politica produttiva, anzi… Il rischio concreto è che in America i label “Fair Trade” diventino niente di più che mezzi per migliorare l’immagine delle multinazionali.
Questa decisione ha prodotto una frattura totale all’interno del sistema del Commercio Equo. Da un lato c’è Fair Trade Intenational che è presente in decine di paesi e che ha più di 20 marchi registrati, dall’altra c’è Fair Trade Usa. Paolo Pastore è il direttore di Fair Trade Italia e spiega: “La rottura è iniziata a settembre, Fair Trade Usa spingeva per l’apertura del mercato alle multinazionali e per la revisione di alcuni standard. Noi come Italia ci siamo schierati sin da principio con l’associazione internazionale”. Dal primo gennaio la separazione della parte statunitense è stata formalizzata con la presentazione di una serie di nuovi marchi e con nuove certificazioni.
AGICES è l’Assemblea Generale del Commercio Equo e Solidale, l’Associazione di categoria che monitora le Organizzazioni di fair trade italiane:
“La scelta americana – scrive AGICES in una nota – rappresenta un problema ed un evento negativo, che potrà portare confusione e dubbi. E tocca un tema – come crescere? Come confrontarci col mercato? – oggetto di continua riflessione e dibattito. Proprio per questo è importante che operatori e volontari del Commercio Equo italiano ed europeo, consumatori ed istituzioni, sappiano che la decisione di Fair Trade USA non è rappresentativa della realtà attuale del Fair Trade e che non produrrà alcun cambiamento nel contenuto etico e valoriale dei prodotti e delle organizzazioni riconosciuti come giustamente e pienamente “Equi e Solidali”. Agices si impegna a vigilare sulla situazione e a confermare il pieno rispetto dei criteri Fair Trade da parte dei suoi membri ed è disponibile a qualsiasi confronto sul tema“.