Per la seconda volta di fila la seduta a Tursi è sospesa per mancanza del numero legale sulla votazione della delibera per il personale delle società partecipate. Striscioni e cori da stadio contro sindaco, giunta e consiglieri: il problema è prima di tutto politico, i numeri della maggioranza non reggono più
Sette giorni alla maggioranza per ricompattarsi o il sindaco Doria potrebbe seriamente pensare alle dimissioni. Con tutto quello che ne conseguirebbe per il Comune di Genova, ovvero un probabile commissariamento data la scure pendente di un bilancio previsionale ancora da approvare (qui l’approfondimento). Uno scenario che difficilmente passerà dalle parole ai fatti ma che è tornato per l’ennesima volta alla ribalta in Consiglio comunale, dopo un caldissimo e lunghissimo pomeriggio iniziato con tre manifestanti dipendenti delle società partecipate del Comune e tre vigili urbani al pronto soccorso, un Consiglio comunale bloccato per la seconda volta di fila dalla mancanza del numero legale e una maggioranza (e una Giunta) sempre più in difficoltà.
Spalti pieni a Palazzo Tursi per il bis della discussione sulla delibera di indirizzo per il personale delle partecipate, già stoppata martedì scorso. I motivi del contendere tra i lavoratori e l’amministrazione riguardano soprattutto la contrattazione di secondo livello, quella tra i sindacati e le singole aziende che determina anche le varie premialità: da una prima stesura della delibera, gli aumenti eventualmente previsti dal contratto nazionale sarebbero stati “sterilizzati” a livello locale per ripianare i debiti delle partecipate. Dopo i primi, forti malumori dei lavoratori, la giunta era intervenuta con un proprio emendamento cercando di ammorbidire la disposizione. Ma non abbastanza da evitare lo scontro con i sindacati che continuano a chiedere a gran voce il ritiro del documento e la possibilità di rimettersi attorno a un tavolo per discutere. Posizioni distanti anche sulle nuove assunzioni, che la delibera prevede solo in caso di nuove attività e che, invece, i lavoratori vorrebbero calibrate sui fabbisogni reali delle aziende.
“Tagliatevi voi, rispettate i lavoratori, rispettate la città” si legge in uno degli striscioni srotolati sugli spalti mentre vengono intonati cori da stadio indirizzati alla giunta (“andate a lavorare”, “dimissioni”, “a casa” i più pronunciabili). Giunta che dal canto suo, nonostante la battuta d’arresto della scorsa settimana, ha provato a tirare dritto lo stesso. Martedì scorso la seduta in Sala Rossa si era conclusa anzitempo per la mancanza del numero legale (almeno 21 consiglieri, compreso il sindaco, devono essere presenti per garantire validità al Consiglio comunale). Ed esattamente la stessa situazione si è verificata ieri pomeriggio dopo neanche un quarto d’ora dall’inizio della seduta, quando al momento di votare il secondo emendamento alla delibera tutti i consiglieri di opposizione hanno abbandonato l’aula. Risultato: solo 19 presenti, troppo pochi. Tra le file della maggioranza mancavano i consiglieri Veardo (Pd) e Gibelli (Lista Doria), arrivato in ritardo. Presente Gianpiero Pastorino (capogruppo Sel), hanno lasciato la Sala Rossa anche Antonio Bruno (Fds), tutti i rappresentanti del Gruppo Misto (compresi tre consiglieri ex Idv, De Benedictis, Anzalone e Mazzei) e dell’Udc (Gioia e Repetto) da cui non è arrivata la consueta stampella a cui eravamo abituati nei momenti più delicati.
«Ora devi chiedere ai consiglieri di maggioranza che cosa dobbiamo fare» dice con forza, a microfoni spenti, un insolitamente irato assessore Miceli a uno scosso Marco Doria. Ma il problema non riguarda il merito della delibera, su cui i consiglieri non sembrano eccessivamente divisi. Anche tra chi ha abbandonato l’aula c’è la consapevolezza che la questione sia soprattutto politica («abbiamo votato delibere ben peggiori» dicono) e di tenuta della maggioranza. Ancora una volta.
Con Antonio Bruno passato ormai da tempo a tutti gli effetti all’opposizione, i consiglieri strettamente di maggioranza, sindaco incluso, restano 21. Troppo poco vista l’impossibilità di contare con certezza anche sui voti del capogruppo di Sel, Gianpiero Pastorino (uscito dall’aula martedì scorso, presente ieri), che spesso ha seguito le orme di Bruno. Ecco, dunque, manifestarsi ancora la necessità di «ricompattare la maggioranza, integrandola» come ha ammesso un esponente del Pd.
E sono stati proprio questi i contenuti di una riunione di maggioranza durata quasi 4 ore e convocata subito dopo la chiusura anticipata del Consiglio, durante la quale il sindaco si sarebbe preso l’impegno di verificare la possibilità di allargare il sostegno alla sua Giunta. «Questo non vuol dire aprire il mercato delle vacche – specifica il segretario del Pd, Alessandro Terrile – ma assumersi una responsabilità di verificare con certezza i numeri e i confini della maggioranza perché è evidente che, nonostante gli impegni personali che possiamo tutti prendere, questa situazione rischi di verificarsi nuovamente in futuro».
Con tutta probabilità, Doria potrà contare sul sostegno di De Benedictis e Mazzei (ex Idv entrambi presenti alla riunione di maggioranza e più volte votanti a favore della Giunta) ma per mettersi al riparo da influenze, mal di pancia più o meno strategici e impegni di lavoro improvvisi, due consiglieri potrebbero non bastare. Ecco allora che, secondo quanto trapelato, il capogruppo del Pd Simone Farello avrebbe chiesto con forza una sorta di rimpasto di giunta che rispecchiasse al meglio la maggioranza uscita dalle urne: tradotto, un assessorato ad Anzalone (Gruppo Misto, anche lui ex Idv) anche per eliminare qualche assessore ostile al Pd (Fiorini su tutti). Mossa che, però, non riscontra ovviamente i favori del sindaco Doria e che difficilmente troverà concretezza. Così come difficilmente si potrà allargare la maggioranza all’Udc (in Sala Rossa con i consiglieri Gioia e Repetto), in primis per la netta opposizione delle sinistre, secondariamente perché a livello regionale lo stesso partito sta discutendo l’alleanza con la presidenza di centrodestra.
Intanto, la maggioranza assicura che il magico numero dei 21 consiglieri sia stato blindato per portare a casa quantomeno la votazione della delibera sulla partecipate ricalendarizzata martedì prossimo e per la futura approvazione del bilancio, la cui discussione in Sala Rossa è stata programmata dall’8 al 10 luglio (giovedì al via i lavori delle Commissioni). Nel frattempo, il sindaco dovrà trovare una strategia efficace per tentare di portare a compimento i due anni che lo separano dalla fine del mandato o, quantomeno, di arrivare con le ossa non troppo distrutte all’ultima votazione del Piano urbanistico comunale prevista entro la fine dell’anno.
Simone D’Ambrosio