Nell'ottobre 2005 è stata interamente dismessa la produzione a caldo delle acciaierie Ilva. La Società per Cornigliano è divenuta proprietaria delle aree: ecco il bilancio dei primi sette anni di lavoro e le aspettative per il futuro
Una società per azioni (a prevalente capitale pubblico) costituita per realizzare – grazie ai finanziamenti stanziati da varie leggi nazionali – gli interventi di risanamento ambientale, riconversione e valorizzazione delle aree dismesse dallo stabilimento siderurgico Ilva (ex Italsider) di Cornigliano, al fine di consentire nuovi insediamenti socio-produttivi strategici di rilevante interesse regionale, ambientalmente compatibili. Stiamo parlando della Società per Cornigliano Spa, nata ufficialmente il 22 febbraio 2003 in applicazione dell’art. 53, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448 e della legge Regione Liguria 13.6.2002, n. 22. I soci sono: Regione Liguria (45%); Comune di Genova (22,5%); Provincia di Genova (22,5%); Invitalia Partecipazioni SpA, società interamente partecipata da Invitalia SpA, a sua volta interamente partecipata dal Ministero dell’Economia (10%). Il capitale è di euro 11.975.277,00. Attualmente nel Consiglio di Amministrazione siedono, tra gli altri: Stefano Bernini (nominato dal Comune di Genova), Presidente; Giovanni Calisi (nominato dalla Provincia di Genova), Vice Presidente; Claudio Burlando (di diritto, nominato dalla Regione Liguria), consigliere. Il direttore è Enrico Da Molo.
Insieme alla Società Per Cornigliano operano, in virtù di contratti di mandato, due altre società a prevalente capitale pubblico:
FILSE SpA (Finanziaria Ligure per lo Sviluppo Economico) si occupa di tutte le attività finanziarie e amministrative; Sviluppo Genova SpA (società pubblico-privata costituita per realizzare iniziative dirette alla riqualificazione ambientale di Genova e della sua provincia, attraverso il riutilizzo di aree industriali dismesse o in via di dismissione) cura tutte le attività tecnico-ingegneristiche, in particolare è la stazione appaltante per la maggior parte dei lavori di demolizione, smantellamento, bonifica e costruzione.
In questo particolare momento storico – segnato dalla gravissima vertenza dell’Ilva di Taranto in cui sono in gioco due diritti fondamentali, ossia lavoro e salute – potrebbe essere utile ragionare sulle scelte politiche compiute a Genova alcuni anni fa, valutare i risultati raggiunti ed esplorare le prospettive future.
Il superamento della produzione siderurgica “a caldo”, altamente inquinante, è stato, per più di due decenni, una delle maggiori problematiche del territorio genovese. La tematica, nata negli anni ’80 sotto la spinta dei Comitati locali – in particolare quello delle “Donne di Cornigliano” – ha visto numerosi tentativi di soluzione per tutti gli anni ’90, complicati dal fatto che, nel frattempo, da statale qual era (Italsider), la proprietà dello stabilimento era divenuta privata (ILVA, del Gruppo Riva).
Nel novembre 1999 venne stipulato un primo Accordo di Programma che però non ha trovato pratica applicazione.
Nel luglio del 2005 si è finalmente raggiunta un’intesa tra le parti – (Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministeri dell’Economia, del Lavoro, dell’Ambiente, per le Attività Produttive, per le Infrastrutture, Ilva SpA, Regione Liguria, Provincia, Comune e Prefettura di Genova, organizzazioni sindacali, ecc. – consacrata nella firma, l’8 ottobre 2005, dell’Atto Modificativo.
In seguito a tale l’intesa è stata interamente dismessa la produzione a caldo – l’ultima colata è del 29 luglio 2005 – e aree per circa 343.000 mq. sono state restituite alle istituzioni pubbliche (265.000 mq. alla Società Per Cornigliano e 78.000 mq. al demanio aeronautico, utilizzate dall’aeroporto).
Più nel dettaglio, in conseguenza dell’art. 53 della legge 448/2001 e dell’Atto Modificativo del 2005, Società Per Cornigliano è divenuta proprietaria di tutta l’area del compendio siderurgico di Cornigliano, per 1.316.000 mq. (a cui va aggiunta l’area di Villa Bombrini, acquistata dalla Società nel 2008, per ulteriori 19.000 mq.).
L’area di 265.000 mq. dismessa dalla siderurgia e nella disponibilità della Società Per Cornigliano è destinata, dopo la bonifica, al corridoio infrastrutturale costituito dalla nuova Strada di Scorrimento a Mare (77.000 mq.), a funzioni logistico-portuali a cura dell’Autorità Portuale (128.000 mq.) e a funzioni urbane (60.000 mq.). Peraltro, la riqualificazione urbana del quartiere interessa un ambito ben più vasto, di circa 230.000 mq.
Sulla restante area (di 1.050.000 mq.), ILVA dispone di un diritto di superficie fino al 2065 (che si aggiunge a un’area di 44.000 mq. di sua proprietà e alla rinnovata concessione sulla banchina per 76.000 mq.).
«Tuttavia, l’occupazione è stata salvaguardata (circa 2000 addetti diretti, oltre l’indotto), attraverso un piano industriale che potenzia le attività “a freddo” (nell’area di circa 1.050.000 mq. concessa in diritto di superficie per 60 anni al Gruppo Riva) e che, in attesa dei nuovi impianti previsti dal piano industriale, ha impiegato, per un periodo di cinque anni, circa 500 lavoratori posti in cassa integrazione in progetti di pubblica utilità promossi dagli Enti locali (tutela del verde, manutenzioni e altro) – spiega il sito web della Società per Cornigliano – E’ un raro, se non unico, esempio di impresa redditizia (il gruppo Riva è uno dei principali gruppi industriali italiani e il sesto produttore mondiale di acciaio) che viene trasformata (e in parte dismessa) per una finalità di riqualificazione ambientale – conclude la Società per Cornigliano – così come è un raro esempio di raggiunto equilibrio tra le imprescindibili esigenze ambientali e le legittime preoccupazioni occupazionali».
Sul delicato punto della difesa dei livelli occupazionali, però, i pareri sono discordanti.
Il 26 ottobre scorso a Genova si è svolto un incontro, promosso da Legambiente, intitolato “Genova chiama Taranto. Il caso acciaio. Ambiente e lavoro sono la stessa cosa”, un’occasione propizia per ricordare le vicende che hanno reso possibile superare il ciclo a caldo a Cornigliano.
Stefano Bernini, attuale Vice Sindaco e assessore all’urbanistica del Comune di Genova ma per lungo tempo alla guida del Municipio Medio Ponente, così si è espresso sulle aree «Il conto è stato fatto sul lavoro che poteva essere dato e la porzione liberata e già destinata dalla Società per Cornigliano ad attività portuale in parte occupa addetti, ma la quantità di occupati per metro quadrato non è soddisfacente».
In merito all’Accordo, Bernini precisa ad Era Superba «Effettivamente non è stato rispettato, ma va detto che è sempre esistito un sistema di tutela economica a garanzia dei lavoratori. In seguito è sopraggiunta la crisi ed oggi la delicata situazione di Taranto ha complicato le cose. Bisogna sottolineare, però, che la riconversione di un’impresa siderurgica non si traduce nella contemporanea riconversione dei posti di lavoro. In altri termini non è facile riassorbire tutta l’occupazione in nuove attività portuali e logistiche che si vengono a creare».
Federico Pezzoli, delegato Fiom all’ILVA di Genova Cornigliano, è uno dei 1750 dipendenti rimasti «Nel 2005 eravamo 3000, oggi siamo 1750, 1150 dei quali impiegati nei contratti di solidarietà. L’Accordo di Programma ha permesso la trasformazione dell’area a caldo di Cornigliano potenziando quella a freddo, nessuno è stato licenziato, però la forza lavoro è scesa da 2700 persone a 1700 attraverso 7 anni di Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS), Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (CIGO) e Contratti di Solidarietà (CdS)». Poi ha aggiunto «Se si fosse optato per un forno elettrico ecocompatibile forse oggi i problemi del sito genovese non esisterebbero».
Per quanto riguarda la salute pubblica, invece, il miglioramento è stato evidente già a partire dal 2002, quando venne chiusa la cockeria per ordine della magistratura del capoluogo ligure.
L’insediamento industriale, fin dagli anni ’50, generò un notevole degrado dell’ambiente urbano provocato, soprattutto, dalle forti emissioni in atmosfera di ossido di carbonio, benzene, benzopirene, biossido di zolfo, ossidi di azoto e polveri, prodotti dagli impianti ubicati a stretto contatto con le abitazioni.
Oggi, a seguito della chiusura delle lavorazioni a caldo, la maggiore fonte di inquinamento dell’aria del quartiere è costituita dal traffico veicolare che percorre via Cornigliano, l’unica strada di collegamento (esclusa l’autostrada) tra il Ponente e il centro cittadino.
«La chiusura della cokeria di Cornigliano ha permesso un abbattimento immediato di malattie e ricoveri, anche dei bambini del quartiere – spiega il dott. Federico Valerio, chimico ambientale che per anni ha lavorato presso l’Ist (Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova) – E ha reso gli abitanti di Cornigliano simili a quelli di altre parti della città che comunque hanno a che fare con l’inquinamento automobilistico, che è altra cosa da quello di una cokeria».
Della preziosa esperienza Ist beneficerà l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione dell’Ambiente pugliese (ARPA Puglia) che ha adottato la procedura degli studi epidemiologici genovesi. Nonostante ciò, ha aggiunto Valerio «Il sottoscritto che ha diretto quel laboratorio ottenendo questi risultati è andato in pensione e nessuno sta pensando di sostituirlo, perché la prevenzione primaria non rende, quindi non interessa».
Le risorse complessive a disposizione – fondi di competenza del Ministero dell’Ambiente, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e della Presidenza del Consiglio dei Ministri – ammontano (al lordo degli oneri finanziari) a euro 216 milioni circa.
Sulla base delle valutazioni al momento disponibili si stima che gli interventi di bonifica avranno un costo di circa 65-70 milioni di euro e le infrastrutture (strada di scorrimento a mare e altre, incluse le opere di nuova delimitazione dello stabilimento) un costo di euro 90-100 milioni. Pertanto, per gli interventi di riqualificazione urbana sarebbero disponibili risorse per un importo variabile tra i 45 e i 60 milioni di euro.
La prima porzione delle aree dismesse dalla parte a caldo dello stabilimento siderurgico di Cornigliano è stata presa in consegna dalla Società a fine marzo 2006, e l’ultima porzione è stata consegnata nel gennaio 2009. L’estensione complessiva delle aree consegnate da ILVA alla Società è stata di 266.840 mq.
Su tali aree erano presenti numerosi manufatti ed impianti. L’attività principale è quindi consistita nella demolizione e nello smantellamento di detti manufatti ed impianti.
Dal punto di vista economico, gli interventi più significativi sono stati la demolizione in area SOT (Sottoprodotti), la demolizione della Cokeria e la demolizione dell’Altoforno, mentre dal punto di vista dell’impatto positivo sul quartiere e della “spettacolarità”, senza dubbio l’intervento più significativo è stata la demolizione dei due gasometri e della torre piezometrica.
Il costo complessivo per l’insieme degli interventi di demolizione, smantellamento e bonifica ammonta a fine 2011 a circa 30,5 milioni di euro, comprensivo di spese tecniche.
«Oggi la bonifica è in gran parte conclusa – spiega il direttore della Società per Cornigliano, Enrico Da Molo – La porzione più critica è quella dell’area ex Sottoprodotti, a sud –est, dove è presente una notevole contaminazione della falda acquifera. Stiamo ragionando sull’intervento da eseguire. Mentre l’area ex gasometri sarà bonificata e ricoperta da un metro di terra conforme in modo da trasformarla in spazio destinato a verde pubblico. Infine, rimane da bonificare la parte a sud della ferrovia, nei pressi di Villa Bombrini, dove è stata ipotizzata l’ubicazione del futuro ospedale del Ponente».
L’opera più importante è la realizzazione della nuova strada di scorrimento a mare (SSM) – da Lungomare Canepa (Sampierdarena) a Piazza Savio (Cornigliano) – in grado di fornire un’adeguata risposta alle esigenze legate alla mobilità dell’intero Ponente genovese e, nel contempo, sgravare via Cornigliano dal traffico di attraversamento con il conseguente effetto di riqualificazione urbana.
Ma sono previsti anche altri interventi infrastrutturali al fine di riorganizzare l’intero sistema viario della zona: Lungomare Canepa; strada di sponda sinistra del torrente Polcevera; strada di sponda destra del torrente Polcevera; collegamento tra la SSM e lo svincolo autostradale Genova-Aeroporto.
Alcune di tali opere (segnatamente quelle situate nelle aree dismesse dallo stabilimento siderurgico, vale a dire parte della SSM e il collegamento con lo svincolo) sono finanziate dalla Società Per Cornigliano in virtù dell’Accordo di Programma 8 ottobre 2005, mentre le restanti opere (o, nel caso della SSM, parte di esse) sono finanziate da ANAS.
Tuttavia, considerata l’unitarietà del disegno infrastrutturale, si è ritenuto necessario che le attività di progettazione e di successiva esecuzione delle opere stradali fossero svolte da un unico soggetto, vale a dire da Società Per Cornigliano, che si avvale di Sviluppo Genova, in virtù di un rapporto di mandato, per tutte le attività tecnico-ingegneristiche. E’ quindi Sviluppo Genova che svolge le funzioni di stazione appaltante.
«Con la strada a mare siamo a metà dell’opera – spiega il direttore della Società per Cornigliano, Enrico Da Molo – le altre infrastrutture viarie sono già state progettate, alcuni lavori sono partiti (ad esempio quello per la strada di sponda destra del Polcevera), a breve, tutti saranno avviati».
«Nel 2015 la strada a mare sarà conclusa – conferma il Vice Sindaco, Stefano Bernini – e risulterà fondamentale per “liberare” via Cornigliano, migliorando la qualità dell’ambiente ma non solo. Purtroppo, per lungo tempo, la parte di quartiere compresa tra via Cornigliano e le acciaierie è rimasta disagiata anche dal punto di vista sociale. Grazie a questo intervento sarà possibile avviare una profonda riqualificazione».
L’obiettivo è quello di rispondere all’istanza di ricucitura tra l’abitato e lo stabilimento siderurgico, attraverso un progetto urbanistico di elevata qualità e di risposta alle esigenze della delegazione.
L’Atto Modificativo dell’Accordo di Programma prevede interventi di riqualificazione urbana estesi sul quartiere. Al riguardo, l’art. 6 stabilisce che Società Per Cornigliano «si impegna (…) a realizzare gli interventi pubblici di riqualificazione urbana su parte delle aree restituite da ILVA s.p.a. d’intesa con il Comune di Genova, in conformità al successivo art. 20». L’art. 20 a sua volta prevede «Così come previsto all’art. 2 “Scopi generali” del presente atto suppletivo, le parti pubbliche convengono di individuare, anche con il coinvolgimento della popolazione interessata, le condizioni necessarie per la riqualificazione del territorio di Cornigliano e per la valorizzazione del relativo contesto urbano».
I fulcri di tali operazioni sono rappresentati da Villa Bombrini e dal previsto spostamento della stazione ferroviaria, la cui ricollocazione, in corrispondenza dell’attuale rimessa AMT, prelude alla definizione di una nuova piazza, baricentrica rispetto all’ambito di Cornigliano e posta a cerniera fra l’area residenziale ed insediamenti produttivi previsti nell’area siderurgica.
Società Per Cornigliano e Comune di Genova, pertanto, hanno concordato un “Programma Integrato di Riqualificazione Urbana” approvato dal Consiglio Comunale con delibera n. 62 dell’8 settembre 2008 e successivamente modificato con delibera n. 64 del 15 settembre 2009. Nel redigere il programma, particolare attenzione è stata posta a quanto emerso nel dibattito svoltosi in seno al Gruppo di Lavoro istituito dal Municipio VI – Medio Ponente in data 11/1/2007, con delibera n. 1, nato in rappresentanza dei gruppi locali organizzati (CIV, associazioni corniglianesi, comitati di quartiere, ecc.).
Tra gli interventi decisi ricordiamo i seguenti: facciate edifici privati; recupero di Villa Serra; rifunzionalizzazione di Villa Bombrini; restyling di Via Verona e Via Vetrano; Videoporto.
«Il rifacimento delle facciate ha ottenuto un grande successo – spiega Da Molo – Adesso abbiamo aperto nuovo bando per includere altri edifici».
«Quasi il 50% dei palazzi ha aderito al bando per ottenere i contributi – conferma Bernini – ciò significa che anche i cittadini corniglianesi hanno creduto nel progetto di riqualificazione, visto che hanno partecipato in prima persona anche con le proprie risorse economiche».
«Abbiamo ultimato la ristrutturazione di Villa Serra (che è di proprietà comunale e l’amministrazione dovrà decidere quali funzioni inserire al suo interno, ndr) e stiamo sistemando i giardini Melis – continua Da Molo – A breve dovrebbe partire la gara di appalto per il restyling di via Verona e via Vetrano».
Ma, come detto in precedenza, i due fiori all’occhiello sono Villa Bombrini e Videoporto.
La Società Per Cornigliano ha acquistato la villa da Fintecna Spa (società interamente partecipata dal Ministero dell’Economia) nel luglio 2008, acquisendone il possesso nel settembre dello stesso anno. Il costo dell’immobile e delle relative pertinenze è stato di € 9.7 milioni.
Parte integrante dell’intervento su Villa Bombrini è stata la manutenzione straordinaria del suo giardino con lo scopo di aprire questo spazio alla cittadinanza.
Nell’immobile, che al momento dell’acquisto era utilizzato solo in minima parte, hanno trovato sede alcuni soggetti pubblici (quali Infrastrutture Liguria e SIIT) e, soprattutto, la Genova Liguria Film Commission (GLFC).
La GLFC è una Fondazione partecipata dalla Regione Liguria e da alcuni Enti locali, che persegue il compito di attirare nella nostra regione investimenti nel settore della produzione audiovisiva, creando occupazione e dando opportunità di visibilità al territorio regionale.
«L’insediamento della Fondazione Genova Liguria Film Commission, nell’ottica di rivitalizzare Villa Bombrini, si pone come elemento di attrazione, creatività e di vitalità, grazie all’afflusso di professionisti che può generare», sottolinea la Società per Cornigliano nel suo sito web.
Ancor più significativa è la formazione di un “distretto” riservato alle piccole imprese del settore audio-video. Nato dalla collaborazione tra Società Per Cornigliano e Genova Liguria Film Commission, il cosiddetto “Videoporto” è il primo insediamento nelle aree dismesse dallo stabilimento siderurgico realizzato in attuazione del “Programma Integrato di Riqualificazione Urbana”.
«Abbiamo riconvertito l’edificio che, fino al 2006, ospitava gli uffici amministrativi dell’Ilva – spiega Da Molo – Oggi al suo interno trovano posto 35 piccole imprese del settore dell’audiovisivo. Questo rappresenta sicuramente uno dei punti di forza dell’intera riqualificazione».
«Dal punto di vista delle ricadute economiche si consideri che mediamente le diverse produzioni cinematografiche e televisive generano già ora una ricaduta economica sul territorio genovese di circa 5 milioni/anno, di cui 2,5 diretta (comparse, elettricisti, sartoria, costumisti, noleggi di attrezzature, catering, etc) e 2,5 indotta (hotels, ristoranti, taxi, etc) – spiega la Società per Cornigliano – Grazie alla disponibilità del Videoporto si prevede che tale ricaduta possa aumentare considerevolmente. Quanto all’occupazione, dipende dalle diverse produzioni: comunque, si può stimare in circa 70 unità le persone genovesi che forniscono servizi ad ognuna di tali produzioni. Questo assetto pone le basi affinché Villa Bombrini diventi il polo di riferimento in città e in Liguria per il settore dell’audiovisivo – conclude la Società per Cornigliano – Si sottolinea che l’intervento non necessita di opere edilizie e di finanziamenti, poiché si auto-sostiene».
«Il restyling di Villa Bombrini è fondamentale per due aspetti – spiega Bernini – Innanzitutto quello produttivo: siamo partiti con la Genova-Liguria Film Commission, poi abbiamo realizzato il Videoporto e da 5 imprese presenti siamo già saliti a 35. Secondo me ci sono enormi possibilità di sviluppo perché stiamo parlando di alta tecnologia, ossia un comprato sul quale Genova deve puntare forte. Il secondo aspetto cruciale è la trasformazione della villa in punto di riferimento per il territorio: un vero e proprio centro culturale che organizza e ospita eventi, festival musicali e svariate iniziative».
L’Accordo del 2005 costituisce l’ideale presupposto anche per un’ulteriore operazione destinata a cambiare il volto del quartiere, ovvero il recupero di via Cornigliano che si candida quale nuovo “centro” del tessuto urbano, attraverso la programmazione di adeguati interventi di riqualificazione (riduzione carreggiate, alberature, arredo urbano e riqualificazione marciapiedi, ecc.).
«Un paio di giorni fa il Consiglio di amministrazione della Società per Cornigliano ha dato incarico a RI.geNova s.r.l. (Riqualificazione Urbana Genova s.r.l. partecipata dall’Agenzia Regionale per il Recupero Edilizio-A.R.R.ED. S.p.A., società mista pubblica) di avviare un concorso di progettazione della nuova via Cornigliano – racconta Bernini – Sarà un percorso partecipato con la popolazione del luogo. Gli architetti parleranno con persone, associazioni e comitati del territorio per studiare la migliore soluzione progettuale».
Ma non è tutto, nel prossimo futuro «A mare della ferrovia verrà realizzato il nuovo depuratore – continua il Vice Sindaco – stiamo lavorando per dare la disponibilità del Comune. In questo modo risolveremo il disagio dovuto agli sgradevoli miasmi prodotti dall’attuale impianto nella zona vicino al Ponte Pieragostini».
E ancora sono previsti «Il rifacimento della bocciofila di quartiere, la copertura del mercato comunale ed altre piccole riqualificazioni nel centro storico di Cornigliano», aggiunge Bernini. Senza dimenticare che le aree attualmente occupate dal Gruppo Spinelli «Diventeranno l’autoparco di Genova, in grado di accogliere tutti i mezzi pesanti che gravitano intorno al porto», conclude Bernini.
Matteo Quadrone
Commento su “Società per Cornigliano, dalle aree Ilva al futuro del quartiere”