L'Unione degli atei e degli agnostici razionalisti affigge 15 maxi cartelloni: lo slogan è
Genova è ancora una volta l’apripista di un’iniziativa dell’Uaar, la sigla che rappresenta atei ed agnostici razionalisti. Dopo i manifesti affissi nel 2009 su alcuni autobus genovesi – lo slogan era “La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno” – ed il convegno “In un mondo senza Dio”, realizzato a maggio, il 5 dicembre è partita dalla nostra città la campagna pubblicitaria contro i costi pubblici della chiesa, considerati troppo elevati. E dopo alcuni giorni sono comparsi i primi maxi cartelloni – 15 in tutto – per le vie del centro ma non solo (in Corso Saffi, lungo il Bisagno, in via Cantore, per citarne alcune). Genova e Venezia sono le città destinate ad ospitare una campagna che ovviamente susciterà curiosità e riflessioni, ma pure inevitabili polemiche.
“Con 6 miliardi l’anno, l’Italia farebbe miracoli”. È lo slogan che campeggia su uno sfondo blu dal vago sapore celestiale. Perché il costo della Chiesa è alto ed è “un prezzo che pagano credenti e non credenti”, come sottolinea il manifesto. Quando invece le religioni dovrebbero essere sostenute soltanto da chi le professa, ribadisce l’Uaar.
“Alcuni tagli proposti dal governo sono stati bloccati dalle resistenze delle caste – osserva Raffaele Carcano, segretario Uaar – ma qui siamo di fronte a una super-casta talmente intoccabile che nemmeno Monti ha il coraggio di sfiorare”.
Negli ultimi tempi si è parlato molto di Ici, spesso al centro delle cronache, ma l’Uaar va oltre e conti alla mano, individua altri privilegi da abbattere “Vogliamo cominciare a parlare anche del miliardo e mezzo che costa l’ora di religione, del miliardo che costa l’Otto per Mille, degli oltre 700 milioni che finiscono a scuole e università cattoliche?”.
E mentre il Parlamento discute la manovra, gli atei e gli agnostici rilanciano. “Siamo contribuenti discriminati, e vogliamo che tutti se ne rendano conto – prosegue Carcano – è incredibile che la Chiesa cattolica, la più importante proprietaria immobiliare del paese, non sia chiamata a compiere i sacrifici che la crisi economica richiede”.
Con sei miliardi si potrebbe non solo ridurre il debito, ma anche investire in “ricerca, istruzione, risanamento del territorio”, come propone l’Uaar nel manifesto.
Ma come mai Genova è la patria di elezione per le iniziative dell’Uaar?
“Genova è una città laica che ci permette di esprimerci liberamente – spiega il coordinatore del circolo Uaar genovese, Silvano Vergoli – cosa che in altre realtà purtroppo non accade”.
Certo la scelta di Genova non appare casuale visto che è la sede del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Ma l’obiettivo è ottenere la più ampia visibilità possibile, anche perché “Quando la Chiesa parla può godere di una cassa di risonanza mondiale – continua Vergoli – mentre noi dobbiamo affidarci a modalità di comunicazione più modeste in grado però di stimolare un dibattito tra le persone”.
E i riscontri positivi non mancano “In un giorno abbiamo registrato 23 mila accessi al nostro sito online e per tutto il mese di dicembre il traffico è stato elevato – conclude Vergoli – questo significa che l’iniziativa sta riscuotendo successo e si amplifica l’interesse nei confronti delle nostre proposte”.
Matteo Quadrone