Conti in profondo rosso, impianti dai costi proibitivi e sempre meno soldi dagli enti pubblici. Le società sportive dilettantistiche sono sempre più in difficoltà, eppure un tempo Genova era un’eccellenza nazionale nel settore: è solo una questione di denaro?
Da una parte la ritirata degli sponsor privati a causa della crisi economica, dall’altra sempre meno contributi dagli enti pubblici. In fondo sono tutte qui le cause della crisi delle società sportive genovesi, che ciclicamente riempie le pagine della stampa locale. «A partire dal 2008 circa c’è stata una forte riduzione di contributi del Comune – riconosce l’assessore allo Sport del Comune di Genova, Pino Boero – il motivo sono questioni di bilancio oggettive, anche se ovviamente spiacevoli». Nel 2015 Palazzo Tursi ha investito in questo settore solo circa 180 mila euro. Una cifra quasi dimezzata rispetto ai 300 mila di non troppi anni fa. Come se non bastasse, il regolamento comunale varato nel 2010 ha spostato sulle spalle delle società l’onere della manutenzione straordinaria degli impianti, fino a quel momento a carico dell’amministrazione. Le società si ritrovano allora alle prese con manutenzioni dai costi proibitivi, a causa delle pessime condizioni in cui versavano molti degli impianti genovesi, di cui si sarebbe dovuto occupare il Comune negli anni precedenti. «Quel regolamento ha avuto un grande merito – chiarisce però Boero – ovvero quello di mettere ordine in una situazione fino a quel momento fortemente difforme da caso a caso». Ed è proprio sulle orme di questa normativa che sta prendendo forma un nuovo regolamento, che dovrebbe vedere la luce nel prossimo mese di aprile.
Concessioni più lunghe e maggior chiarezza nella distribuzione degli oneri sono i due pilastri, indicati dall’assessore Boero, di quella che sarà la nuova disciplina comunale. «Ad oggi – spiega ancora l’assessore – manca il parere di 2 dei 9 municipi, che dovrebbe arrivare a giorni. Dopodiché il provvedimento passerà in Commissione e in Consiglio, dove mi auguro verrà approvato nel mese di aprile». Con l’attuale normativa, le società sportive dispongono degli impianti per 10 anni mentre la proposta di nuovo regolamento prevede concessioni più lunghe, di 20 o addirittura 30 anni, a seconda dell’entità degli investimenti messi sul tavolo dalla società in sede di gara d’appalto.
Chi preme per una rapida approvazione del regolamento è Enzo Barlocco, presidente di My Sport, un consorzio che gestisce numerosi impianti, tra cui la piscina Sciorba. «Al momento – dice – abbiamo l’impianto della Sciorba in concessione per altri 7 anni, un periodo troppo breve per richiedere mutui per investimenti a lungo termine. Il nuovo regolamento prevede concessioni di 20 o 30 anni per chi ha fatto investimenti importanti e noi riteniamo di far parte a pieno titolo della categoria». L’impianto Sciorba, tra l’altro, è citato dallo stesso assessore Boero come esempio di gestione virtuosa. «Abbiamo deciso di impostare la piscina come un’azienda perché era l’unica soluzione possibile – sostiene Barlocco – questo vuol dire massima attenzione a costi, bilanci e consumi, oltre che investimenti coraggiosi ma mirati». Quella della Sciorba è una delle strutture più grandi d’Italia nel suo settore, con 2 vasche da 50 metri, una da 25 e gradinate con 1000 posti a sedere. Negli anni, l’impianto si è dotato di tecnologie all’avanguardia come un fondo mobile (in grado di variare la profondità della vasca da 2 metri a zero) e un tetto telescopico ad apertura variabile, elemento non così comune. Dotazioni simili richiedono una manutenzione continua e costosa, possibile grazie anche al fatto che la Sciorba è uno dei pochi e fortunati impianti a ricevere ancora un finanziamento dal Comune. Ma i 500 mila euro annuali non bastano neppure a coprire interamente la spesa energetica. I costi di manutenzione, quinidi, rimangono a carico della società.
Proprio una più chiara divisione degli oneri sulla manutenzione è il secondo pilastro su cui si basa il nuovo regolamento comunale: «Le manutenzioni sono attualmente indicate a carico del concessionario – spiega l’assessore Boero – con il nuovo regolamento le spese saranno discusse nell’atto di concessione tra Comune e concessionario. Questo farà sì che si instauri un rapporto di piena consapevolezza». Una sorta di velata retromarcia da parte di Tursi? Difficile, in realtà, visto il contesto economico.
Un punto su cui insiste molto l’assessore Boero è la ricaduta economica delle attività sportive sul territorio: «Il mese scorso la manifestazione della Marassi Judo ha portato allo Stadium 105 di Fiumara atleti da tutta Italia e dalla Francia – cita a titolo d’esempio – che hanno riempito alberghi, bed and breakfast e ristoranti. Le società sportive e il Coni si sono rese conto dell’impatto di manifestazioni del genere, mentre da parte di alcune categorie commerciali c’è ancora un po’ di sordità». Per questo, i fondi che ancora il Comune riesce a mettere in campo vengono incanalati in due direzioni: le grandi manifestazioni sportive e i servizi alle categorie più deboli, come i disabili. «Il contributo che riceviamo dal Comune per la Sciorba – conferma Barlocco – serve a ricompensare le tariffe vantaggiose che applichiamo a disabili e scuole».
Ma i problemi di bilancio di Tursi sono ogni anno in costante aumento. «Mi auguro che i 180 mila euro ricevuti nel 2015 non vengano tagliati nel prossimo bilancio – riflette Boero – e, in ogni caso, spero che non vengano modificate le linee guida per cui questi soldi vengono spesi».
Un ulteriore ostacolo sulla difficile via delle società sportive genovesi e ligure potrebbe arrivare dalla Regione. Con un duro comunicato stampa, il Partito democratico ligure ha accusato la giunta Toti di aver voltato le spalle al mondo dello sport ligure. Una visione condivisa anche da Barlocco: «A novembre abbiamo organizzato il tradizionale Trofeo Nico Sapio, una grande manifestazione che attira atleti anche olimpionici da tutto il mondo. Nel 2014 la Regione aveva contribuito con 9 mila euro, negli anni passati addirittura con 13 mila. L’ultima volta il contributo è stato di 2.800 euro, una cifra misera».
In particolare, l’attuale giunta regionale è accusata di aver interrotto il finanziamento del fondo di garanzia per le associazioni sportive, uno degli ultimi atti varati dall’amministrazione Burlando. Il fondo, come dice la parola stessa, sarebbe dovuto servire da garanzia per la richiesta di prestiti alle banche. «Altrimenti – spiega Barlocco – gli istituti chiedono ai presidenti delle società di impegnarsi personalmente. Una follia». Il presidente di MySport non si è limitato ad osservare passivamente gli eventi, ma rivendica un ruolo attivo (suo e di altri gestori di impianti) nella richiesta per la riattivazione del fondo. «Ho partecipato alla riunione con i capigruppo in Consiglio regionale in cui è stata portata la polemica – conclude – l’unica cosa che ci siamo sentiti rispondere è che mancano i soldi: la verità è che i soldi vengono spostati da altre parti per una mera volontà politica». Sulla stessa lunghezza d’onda è anche l’assessore comunale Pino Boero, per cui il mantenimento del fondo sarebbe uno strumento essenziale alle società per fare investimenti: «Spero in una soluzione – dice – altrimenti a rimetterci sarebbero le società che su quel fondo contavano».
Luca Lottero
L’articolo e’esaustivo e presenta nella sua concreta drammaticità i motivi di chiusura di molti impianti ad alto costo, prevalentemente piscine.Da Anzalone a Valcalda,soprattutto, la tendenza è’ sempre stata quella di far si’ che ,senza aiuti del Comune le società sportive ,in primis Mameli,potessero gestirsi da se’ solo grazie a concessioni piu lunghe.Ciò’ necessariamente comporta che la società sportiva o il suo Presidente si sobbarchino un onere e debbano chiedere prestiti.Comunque se questa e’ una via per una regolarizzazione ed una speranza per gli impianti sportivi ne sono rallegrata,ma nel frattempo tutto questo ha determinato faticosissime gestioni e spreco di materiale umano,talvolta gli stessi atleti o appassionati che cessano di praticare del tutto uno sport