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Darsena, dal Galata alla Casa dell’Arte: successi, propositi e delusioni

Il progetto per la creazione di edifici commerciali, loft, appartamenti, e anche una Casa dell'Arte e della Musica: dai primi anni del 2000 ad oggi, ancora in corso il recupero dell'area


12 Settembre 2013Notizie

darsenaPromosso dalle Amministrazioni al fine di creare un unicuum con il complesso del Porto Antico e dare vita al progetto del waterfront genovese, il progetto di restyling della Darsena è stato messo a punto nei primi anni del 2000: dopo la ricostruzione del Porto (in previsione delle Colombiadi del ’92), c’è stato il recupero dei quattro magazzini della vecchia Darsena. Dapprima era stata la ristrutturazione dell’edificio Galata, con la creazione dell’omonimo Museo del Mare. Poi, il recupero di Caffa, Metellino e Tabarca: qui, la riqualificazione è partita subito dopo, ma è stata più lenta, tanto che ancora oggi deve essere ultimata. Sarà anche per questo che la zona della Darsena sembra ancora oggi un cantiere a cielo aperto: nel luglio 2013, con #EraOnTheRoad vi avevamo portato nel cantiere di Calata Vignoso, Hennebique e Ponte Parodi. Oggi, ci siamo occupati dei quattro magazzini di Via Boccanegra e, per fare luce, abbiamo interpellato il Geom. Massimo Razore, che ci ha illustrato a che punto sono i progetti per la ristrutturazione del quartiere.

Il complesso della Darsena: Galata, Caffa, Metellino, Tabarca

Si tratta di antiche strutture edificate a fine ‘800 e utilizzate fino a poco più di 20 anni fa da ditte all’ingrosso come deposito per lo smercio di prodotti gastronomici (formaggi, stoccafisso, ecc.). Di proprietà comunale, gli edifici in questione sono stati ceduti nel 2000 in concessione cinquantennale (fino al 31 dicembre 2050) alla Porto Antico S.p.A., la quale a sua volta lo ha affidato a una società consortile locale, l’associazione temporanea di imprese “Vecchia Darsena”, che opera come una cooperativa ed è formata al suo intero da più ditte edili. Come stabilito da concessione, infatti, per la Porto Antico S.p.A. vige l’obbligo di provvedere alla ristrutturazione dei beni e alla loro successiva gestione (con esclusione dell’edificio Galata, che viene gestito direttamente dall’Amministrazione Comunale), nonché l’impegno a realizzare negli edifici ristrutturati alcune destinazioni d’uso specifiche: attività culturali, museali e ludiche;  attività turistiche e di servizi (tempo libero, terziarie e commerciali); attività legate al mare e alla nautica da diporto. Queste mansioni sono state affidate alla “Vecchia Darsena”, che si è proposta in qualità di “promotore” e soggetto con incarico di attuazione di un progetto unitario di recupero. La proposta definitiva di restyling di Caffa, Tabarca, Metellino è stata approvata nel novembre 2001. I lavori di ristrutturazione hanno preso il via nel giugno del 2002 e gli edifici Galata, Caffa e Metellino (ancora parzialmente incompleto) sono stati ultimati nel 2004, mentre l’edificio Tabarca -per cui la fine dei lavori era datata 2005- è ancora in via di ultimazione: il cantiere è ancora aperto e i lavori sono ripresi da poco, a causa di problemi di natura burocratica.

I progetti: dal successo Museo Galata alla delusione Casa dell’Arte

In particolare, per quanto riguarda l’edificio Galata (inaugurato nel luglio 2004), si tratta dell’opera di recupero più importante: la vecchia struttura, per la quale esistevano degli oneri di urbanizzazione e il vincolo di destinazione ad uso museale, è stata recuperata secondo il progetto di trasformazione da magazzino portuale a sede del Museo del Mare e della Navigazione. Il progetto era quello dell’architetto spagnolo Guillermo Vazquez Consuegra, che prevedeva che gli interventi di ristrutturazione fossero svolti nel rispetto degli elementi architettonici preesistenti.

magazzini-darsena-internomagazzini-darsena-verticale-3Sulla stessa scia del Galata sono stati poi svolti gli interventi di recupero anche nel Caffa e nel Metellino: venuti meno gli oneri di urbanizzazione, qui era in vigore il vincolo di destinazione d’uso ad area commerciale: gli spazi sono stati suddivisi tra esercizi commerciali (bar, ristoranti, ecc. al piano terra), loft e uffici (secondo e terzo piano). Anche qui, i lavori di riqualificazione sono stati svolti nel rispetto delle strutture pre-esistenti: dentro, restano l’antica muratura ottocentesca a vista, le finiture originali (ad esempio, gli antichi ganci in ferro usati per il traino delle merci) e la pavimentazione in lastre di granito sardo. Inoltre, anche il ponte che collega Caffa e Metellino, sia in testa che a metà degli edifici, è un elemento storico: tipico collegamento presente anche in altri magazzini dell’area portuale (come nel Millo, in cui non è stato mantenuto), è stato qui ristrutturato inserendo lastre in vetro.

magazzini-darsena-verticale-2

«A quasi dieci anni di distanza dalla fine dei lavori, oggi tutti gli spazi commerciali sono stati assegnati e gli edifici sono totalmente occupati», ci racconta il geometra Razore, della GEO.RA.MA. S.a.S., una delle imprese del gruppo “Vecchia Darsena”. Per quanto riguarda nello specifico il Metellino, qui c’è stato un restyling del quarto e quinto piano (nel Caffa occupati da negozi e loft): oggi sono occupati dalla Casa della Musica (terzo piano), ultimata nel 2006 e gestita da due cooperative, una per la scuola di musica e l’altra per lo studio di registrazione. Ad essa, inoltre, deve aggiungersi anche il progetto di Casa dell’Arte, che -previsto nel restyling generale dell’area- non è ancora stato attivato. Esso dovrebbe andare ad occupare il quarto e quinto piano del Metellino, ma finora i lavori sono fermi, gli ultimi due piani inaccessibili e non si procede con operazioni di riqualifica. Prosegue Razore: «Il ritardo è causato da fattori di natura economica: il progetto di creazione di una Casa dell’Arte è stato avanzato da un soggetto privato anni fa, ma non è stato ancora definito, e per chi avrebbe dovuto rilevare l’area sono subentrate nel tempo difficoltà economiche».

Una conferma in questo senso arriva anche dalla Casa della Musica: «Il progetto di una Casa dell’Arte era stato previsto dalla delibera comunale sulle destinazioni d’uso. Essa prevedeva, appunto, due poli culturali all’interno del Metellino, uno dedicato all’arte e l’altro alla musica, e la creazione di un centro polivalente. Dei tre, che dovevano essere collegati, solo la Casa della Musica ha visto la luce, mentre gli altri due sono andati pian piano a morire. In particolare, per la Casa dell’Arte c’era già un progetto in essere (cosa che non si è verificata per il centro polivalente) e un imprenditore, già in trattativa con “Vecchia Darsena”, si era mostrato inizialmente interessato all’acquisto. Il complesso era nato con il proposito di fare da traino alle attività culturali, ma – nonostante le promesse iniziali – siamo rimasti soli».

Soli, tra bar e uffici: di certo non la situazione prospettata inizialmente. Le prospettive di decollo dell’area sono venute pian piano scemando e anche la riqualificazione della Darsena si è ridotta alla creazione di una vetrina per bar, negozi e uffici.

La situazione del Tabarca

Per quanto riguarda il Tabarca, invece, la situazione è ben diversa: siamo stati in cantiere, accompagnati dal geometra Razore, e abbiamo visto che qui i lavori sono appena ripresi: iniziati anch’essi nel 2002, sono stati poi sospesi per lungo tempo, tanto che è stato necessario richiedere una nuova autorizzazione e avanzare un nuovo provvedimento per la prosecuzione degli interventi previsti. Ulteriori ritardi di natura burocratica, dunque, che non hanno sicuramente giovato. Ancora incerto il futuro dell’ultimo magazzino: si vocifera della possibile nuova sede dell’Istituto Idrografico della Marina che, da Lagaccio-Oregina, è in attesa di trasferirsi in una zona più centrale; oppure ancora sembra che alcuni soggetti privati abbiano mostrato interesse per l’insediamento di altri esercizi commerciali, così come nelle altre due strutture. La fine dei lavori era datata a 3 anni dall’inizio, ma ormai si è decisamente oltre i limiti previsti. Ci dice il geometra: «Non abbiamo scadenze vere e proprie. I lavori sono ripresi, e procediamo il più celermente possibile, in modo da chiudere i cantieri e dare a questa zona il lustro che merita».




«L’area ha grandi potenzialità -commenta ancora Massimo Razore-. Quelle che abbiamo riqualificato sono strutture che potrebbero essere ben più valorizzate, magari sul modello dei grandi padiglioni museali/centri culturali europei. Non abbiamo niente da invidiare alle grandi città straniere in termini di strutture, anzi siamo spesso più fortunati. Tuttavia, Genova non riesce ad avere lo slancio che le serve per assurgere a grande capitale culturale (o dei divertimenti) europea. Qui, ad esempio, al Metellino si è da poco trasferito un ristorante che prima era in zona Sarzano/Sant’Agostino. Ha preferito questa sede perché dotata di ampi spazi esterni e parcheggi in abbondanza, mentre nei vicoli è tutta zona Z.T.L. Qui è un posto tranquillo, oltre che molto bello: perché non si cerca di attrarre gente e rivalutare l’area? Non basta ristrutturare e riqualificare, se queste azioni non sono seguite da una politica di attrazione dei cittadini».

Da un lato, negozi, appartamenti e esercizi commerciali in abbondanza, e tutti ultimati; dall’altro, un Museo del Mare, un progetto di museo/laboratorio artistico abbandonato da decenni, l’idea di un centro polivalente abortita sul nascere, e una Casa della Musica che, nel contesto commerciale, non può trovare lo spazio che auspicava. Genova resta la città delle grandi possibilità che rimangono potenziali e non riescono a trovare una realizzazione sensata.

 

Elettra Antognetti


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