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Ma la medesima situazione coinvolge la maggior parte delle regioni italiane, oggi alle prese con la spending review sanitaria. Gli ambulatori aperti 24 ore tutti i giorni, almeno per i prossimi anni, resteranno un miraggio
A parole sono tutti d’accordo: i medici di base sono una risorsa da valorizzare per migliorare l’assistenza ai cittadini. Il problema è tradurre la teoria in pratica come prevede il Decreto Sanità del Ministro della Salute, Renato Balduzzi, appena approvato dal Consiglio dei Ministri.
Il testo, che ha subito numerosi rimaneggiamenti rispetto alla versione iniziale, viene sintetizzato da Balduzzi con lo slogan di “una medicina 7 giorni su 7, h24”. Per quanto riguarda le cure primarie è prevista l’aggregazione, ma senza obbligo, per i medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta, della guardia medica, della medicina dei servizi e degli specialisti ambulatoriali, in nuove forme organizzative per garantire l’attività assistenziale per l’intero arco della giornata e per tutti i giorni della settimana.
Per realizzare un’assistenza territoriale fondata sull’apertura degli ambulatori dei medici di famiglia 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, però, sono necessarie scelte politiche lungimiranti ed investimenti mirati. Trovare denaro fresco da investire in simili strutture ambulatoriali appare un’impresa improba per la sanità ligure, oggi alle prese con i tagli dei posti letto negli ospedali. Ma la medesima situazione riguarda la maggior parte delle regioni italiane.
«Non c’è niente di nuovo sulle cure primarie nel decreto Balduzzi – afferma il coordinatore nazionale della Fp Cgil Medici di medicina convenzionata, Nicola Preiti – La bolla mediatica, con tanto di fantasiose e accalorate ricostruzioni, si sgonfierà al contatto con la realtà. I cittadini questi centri aperti tutto il giorno, almeno per i prossimi anni, non li vedranno». Secondo Preiti «Nel Decreto non c’è nulla che possa favorire la realizzazione di questi centri. Anzi si torna perfino indietro rispetto alla convenzione nazionale, relativamente all’adesione dei medici alle aggregazioni monoprofessionali e multiprofessionali. Non c’è un euro di investimento per implementare questo progetto ed i tempi sono rinviati al rinnovo delle convenzioni, bloccate per ora fino al 2015 e a futuri accordi regionali. Rimane solo il rischio che tutto si scarichi sui medici, costretti a fare fronte a nuove indefinite incombenze e alla conflittualità di cittadini che non trovano i servizi promessi».
Eppure i medici sarebbero già pronti a partire, come ricorda al “Corriere Mercantile” Angelo Canepa, segretario dell’Associazione dei medici di medicina generale «Nel 2005 abbiamo già concordato le modalità organizzative che avrebbero permesso di dotare tutti gli studi medici di collegamenti in rete ed archivi condivisi. Ma occorrono delle risorse economiche che al momento la Regione Liguria non può mettere in campo». Anche perché sarebbe perfettamente inutile aprire strutture territoriali H24 senza prima dotare quest’ultime di collegamento informatico con gli ospedali, di piccola tecnologia per rispondere alle prime esigenze dei cittadini e di una migliore rete di comunicazione con gli specialisti.
«Da anni la Fimmg propone in Regione di mettere in rete, nel rispetto della privacy, le notizie essenziali già presenti nelle cartelle cliniche dei medici – spiega Andrea Stimamiglio, segretario regionale Fimmg Liguria (Federazione italiana medici di medicina generale) in una lettera al “Secolo XIX” – L’assistenza migliorerebbe se i medici specialisti potessero accedere alle terapie croniche, ai problemi cronici o alle allergie di ogni paziente». Lo Stato, già alcuni anni addietro, aveva previsto dei finanziamenti per sviluppare la cosiddetta “sanità elettronica” «ma di quei fondi nulla è rimasto per collegare le nostre cartelle con gli ospedali», sottolinea Stimamiglio.
Un altro strumento innovativo per razionalizzare l’assistenza sanitaria potrebbe essere il numero verde di collegamento con gli specialisti «Anziché avviare il paziente al Cup per prenotare una visita specialistica basterebbe, in un buon numero di casi, che il medico di base avesse la possibilità di consultare telefonicamente lo specialista per stabilire di comune accordo le iniziative da prendere», scrive Stimamiglio. In altri casi, invece, si potrebbe far viaggiare le immagini e non il paziente, ad esempio inviando una foto allo specialista per avere pronte risposte. Tutti progetti già proposti da alcuni anni ma giudicati «troppo difficili da realizzare», conclude il segretario della Fimmg Liguria.
Matteo Quadrone