Amiu è costretta a smaltire i rifiuti fuori dalla Liguria, presso una struttura privata, con un costo significativo per le casse dell’azienda e di conseguenza per le tasche dei cittadini
Una cava dismessa sulle alture di Pegli, in Valvarenna, trasformata da Amiu in un impianto di compostaggio per la raccolta della frazione umida dei rifiuti, non svolge più la sua funzione da oltre un anno.
Era infatti il 4 ottobre 2010 quando l’alluvione che sconvolse il ponente ligure colpì pesantemente la vecchia cava, sita in località Chiesino di Carpenara. Il pericolo frane e la necessità della messa in sicurezza del versante montano imposero la chiusura dell’impianto.
“L’impianto è stato chiuso immediatamente dopo gli eventi alluvionali dell’ottobre 2010 – conferma l’Assessore comunale al Ciclo dei rifiuti, Carlo Senesi – a causa del dissesto idrogeologico che ha interessato la zona”.
Ebbene da allora sono passati 13 mesi e ancora oggi Amiu è costretta a smaltire i rifiuti fuori dalla Liguria, precisamente in Provincia di Alessandria. Presso una struttura privata, con un costo significativo per le casse dell’azienda controllata dal Comune e di conseguenza per le tasche dei cittadini.
“Il costo di conferimento è in media (compreso delle spese di trasporto) di 100 euro alla tonnellata“, spiega l’Ufficio Comunicazione Amiu. I conti sono presto fatti: considerando che la produzione annua di rifiuti compostabili è pari a circa 9000 tonnellate, il costo complessivo sostenuto finora supera i 900 mila euro.
“La raccolta dell’umido è un elemento fondamentale per attuare l’incremento della raccolta differenziata – spiega l’Assessore – Attualmente viene eseguita solo in alcune zone della città. L’obiettivo è quello di estenderla a tutta Genova, quindi un nuovo impianto risulta fondamentale”.
Il piccolo impianto della Valvarenna era infatti appena sufficiente a soddisfare le esigenze dell’area cittadina. Viste le ridotte dimensioni e considerando l’obiettivo dell’aumento della raccolta differenziata (la quota utopistica è il 65% nel 2012), Amiu ha valutato che una volta ripristinata la struttura sarebbe stato necessario un notevole ampliamento della stessa. Un’operazione giudicata antieconomica.
“L’azienda sta cercando un sito adatto per realizzare un nuovo impianto di compostaggio – racconta Senesi – Sicuramente non sarà all’interno del Comune di Genova”.
Il nuovo impianto, precisa Amiu, sarà a servizio di tutta la Provincia e sarà localizzato in quest’area. L’individuazione del sito è una decisione che spetta all’ATO (Ambito Territoriale Ottimale) e coinvolgerà i 66 comuni della Provincia.
“Per adesso siamo ancora in fase di trattativa – aggiunge Senesi – Tra alcuni mesi partiranno le operazioni e il progetto si concretizzerà al massimo entro 2 anni”.
Ciò significa che per almeno altri 24 mesi l’azienda continuerà a pagare per trasferire i rifiuti umidi fuori dai confini regionali.
Una volta realizzato, il nuovo impianto di trattamento sarà dedicato esclusivamente all’umido recuperato grazie alla raccolta differenziata. Lo scopo primario sarà produrre compost di alta qualità. E renderne possibile la sua utilizzazione come fertilizzante su prati o prima dell’aratura, nella gestione del verde pubblico e nei ripristini ambientali.
Ma non si tratta dell’unica novità. Nel progetto del nuovo polo impiantistico di Scarpino sarà possibile utilizzare la frazione umida dei rifiuti ottenuta dalla separazione secco/umido. Parliamo dei rifiuti indifferenziati nei quali comunque si trova sempre una parte residua di umido. Il rifiuto umido verrà separato tramite un biodigestore anerobico con l’obiettivo di produrre energia sotto forma di biogas.
“La parte a freddo del polo di Scarpino viaggia su una corsia preferenziale e sarà realizzata per prima – conferma Senesi – Anch’essa è fondamentale per migliorare la gestione dei rifiuti. La separazione dell’umido anche dai rifiuti indifferenziati consentirà infatti di diminuire la quantità destinata alla discarica”.
Una discarica già oggi in sofferenza e a cui forse, in questo modo, sarà allungata l’esistenza.
Mentre per quanto riguarda l’ex cava, in una zona, la Valvarenna, già vessata dalla presenza di altri siti di estrazione e dal conseguente transito di mezzi pesanti, non si conosce ancora il suo destino. Per il momento sono stati eseguiti solo gli interventi indispensabili per garantire la presenza quotidiana dei lavoratori dell’Amiu, presso gli ultimi uffici rimasti.
“L’obiettivo è la completa messa in sicurezza della zona per poter usufruire di quegli spazi – dichiara Senesi – Stiamo valutando diversi progetti, alcuni legati alla realizzazione della gronda ma non c’è ancora nulla di definitivo”.
Matteo Quadrone
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