"Ci chiamavano Libertà: partigiane e resistenti in Liguria 1943-1945”, di Donatella Alfonso, prova a ridare voce alle donne che parteciparono alla Lotta di Liberazione
La Resistenza attraversa le vite di migliaia e migliaia di donne, ragazze e bambine, nell’Italia occupata tra l’8 settembre del ’43 e la Liberazione. E non solo, le segna e le trasforma, anche più di quanto loro stesse non abbiano voluto ammettere e ricordare, sul filo dei decenni.
La storia si è facilmente dimenticata di queste eroine e anch’esse, in gran parte, hanno scelto il silenzio. In Liguria – dove il ruolo delle donne nella lotta partigiana è stato fondamentale – è accaduto forse più che altrove.
Oggi è tempo di ridare loro voce tra memoria e futuro, ci prova Donatella Alfonso, genovese, giornalista de “La Repubblica” con un libro intitolato “Ci chiamavano Libertà: partigiane e resistenti in Liguria 1943-1945”, edito da De Ferrari, con prefazione di Lidia Menapace, presentato ieri nella Sala del Munizioniere di Palazzo Ducale.
Parliamo delle ultime protagoniste della Resistenza, testimoni viventi che con il passare del tempo diminuiscono sempre più, “donne resistenti” che hanno deciso di contribuire in prima persona, consapevolmente o meno, alla Lotta di Liberazione. Massaie, operaie, donne del popolo o intellettuali, un universo variegato che comprende staffette e partigiane, chi forniva conforto e medicava i feriti, in ogni modo combattenti alla pari degli uomini ma spesso rimaste nell’ombra, relegate a comprimarie della storia quando invece sono state protagoniste cruciali in quella che rimane la più alta e nobile esperienza di lotta per riaffermare i diritti democratici nel nostro Paese.
«La prima risposta da dare è se la Resistenza sia stata soprattutto un fatto militare – sottolinea Lidia Menapace – Secondo me no. La Resistenza anche quando è armata non è militare perché non è organizzata secondo criteri gerarchici e uniformi, bensì politici e di coscienza: nella Resistenza nessuno può ordinarti di fare una cosa che non vuoi fare, che non condividi, di cui non vedi l’utilità politica e la valenza morale. Prendi su la tua coperta, gli scarponi di ricambio, il fucile se ce l’hai e hai deciso di averlo e vai a cercarti una formazione che corrisponda ai tuoi ideali».
«Come donne nessuno ci ha regalato niente», ha detto una volta Miriam Mafai, forse la frase più consona per ricordare il temperamento di questa giornalista e scrittrice, attiva nell’opposizione al fascismo e nella Resistenza, scomparsa il 9 aprile scorso. In occasione dei suoi 80 anni, la stessa Miriam Mafai affermò «Alle giovani dico sempre di non abbassare la guardia, non si sa mai. Le conquiste delle donne sono ancora troppo recenti».
Matteo Quadrone