Passata con 17 voti a favore, 15 contrari, 6 astenuti e 2 presenti non votanti la delibera di modifica delle aliquote Imu-Tasi su cui il sindaco Marco Doria aveva posto una sorta di fiducia. Ma i numeri testimoniano ancora una volta come la maggioranza non sia autosufficiente
Doria è salvo, anche questa volta. Il sindaco ha superato, non senza fatica, quella che nei fatti rappresentava una sorta di vero e proprio voto di fiducia nei suoi confronti. Se, infatti, la delibera di revisione della aliquote Imu-Tasi, dopo le modifiche volute dall’opposizione e approvate dal Consiglio comunale martedì scorso che avevano portato la giunta a dichiarare insostenibile il bilancio, non avesse trovato la maggioranza della Sala Rossa, sindaco e assessori avrebbero lasciato il posto a un commissario. Ma così non è stato, seppure di poco. Il provvedimento della giunta ha, infatti, incassato solamente 17 voti favorevoli, ovvero quelli su cui l’ormai “non più maggioranza” Pd-Lista Doria-Sel-Possibile può contare. Con la maggioranza ha votato anche Paolo Veardo che, invece, martedì scorso non aveva seguito la linea del suo partito, il Pd, sull’emendamento che abbassava le aliquote Imu alle case signorili. I contrari sono stati “solo” 15: alle tradizionali opposizioni di M5S, Lista Musso, Pdl e Lega Nord, si sono aggiunti i voti di Paolo Gozzi (Percorso comune, ex Pd) e dei due consiglieri di Federazione della Sinistra (Bruno e Pastorino). A conti fatti, a salvare il Comune di Genova dal commissariamento, che interverrebbe qualora Doria e i suoi si dimettessero a circa un anno dalle elezioni, sono state le astensioni e i presenti non votanti. A non esprimere alcun voto sono stati i due transfughi del Pd, Caratozzolo e Vassallo che con Gozzi completano Percorso comune; mentre le astensioni sono arrivate dal gruppo misto (Anzalone, De Benedictis e Mazzei), dall’Udc (Gioia e Repetto) e da Guido Grillo (Pdl). Assente dalla seduta solamente il vicepresidente Baroni (gruppo misto).
L’aula ha anche respinto due emendamenti proposti da Federazione della Sinistra e Lista Musso che chiedevano una nuova modifica delle aliquote sui canoni concordati e l’eliminazione del requisito di anzianità per l’abbassamento dell’aliquota sulle abitazioni di pregio, con voto che ha seguito l’indicazione della giunta. Approvato, invece, un ulteriore emendamento proposto da M5S, Fds e Lista Musso, con parere favorevole della giunta, che impegna la giunta a sollecitare una revisione delle classificazioni catastali delle abitazioni in categoria A1 entro 30 giorni.
Il documento approvato oggi dall’aula salva 5,5 milioni di euro dal bilancio comunale e riduce il mancato gettito dai 7,7 milioni di euro, a cui si sarebbe arrivati con gli emendamenti dell’opposizione approvati martedì scorso, a “soli” 2,2 milioni.
«Le modifiche apportate alla proposta di giunta martedì scorso, assolutamente legittime, hanno avuto una conseguenza oggettiva e misurata – ribadisce il sindaco – e cioè hanno ridotto la disponibilità di risorse da entrare fiscali del comune di Genova di 7,7 milioni. Una cifra insostenibile considerando che il gettito complessivo della tassazione sulla casa è di 189 milioni». Questo dato oggettivo, secondo il primo cittadino, ha una conseguenza chiara: «Se lasciamo le cose così – spiegava Doria ai consiglieri prima del voto – il taglio di 7,7 milioni si ripercuote sull’erogazione di servizi. Il bilancio di spesa del comune è fatto di spese che per legge non sono comprimibili e altre prestazioni che tecnicamente lo sono, ovvero i servizi e non solo il sociale. Dal punto di visto politico una compressione di questi servizi da parte del Comune non è sostenibile. Un comune che continua a ridurre l’erogazione di servizi non è il comune che ho in mente, pur avendo la possibilità legittima di recuperare risorse per non operare tagli oltre a quelli che siano stati costretti a fare per il venir meno di risorse a livello nazionale». Doria sostiene che la giunta non abbia “rigettato” lo stimolo del consiglio ma lo abbia «analizzato, producendo uno sforzo per dare una risposta di merito che tenga però conto degli equilibri di bilancio, una proposta economicamente gestibile che comporterà di partire da un punto più arretrato per andare avanti, che richiederà ulteriori sforzi con un confronto che dovrà essere chiaro, trasparente, con assunzione di responsabilità politica da parte di tutti noi».
Per quanto riguarda il merito dei provvedimenti proposti dalla giunta, viene confermato sostanzialmente quanto anticipato nei giorni scorsi. L’aliquota per i canoni concordati passa da 0,85% a 0,78%. A questa riduzione, però, va applicata un’ulteriore diminuzione del 25% prevista dalla legge di stabilità, arrivando così a un’aliquota di 0,58% come richiesto dall’emendamento proposto dall’opposizione e approvato martedì scorso. Per quanto riguarda le dimore signorili che ricadono nella categoria catastale A1, la giunta limita la validità della riduzione dell’aliquota dallo 0,58% allo 0,29% solamente per proprietari ultrasettantenni e con reddito familiare non superiore ai 20 mila euro.
I canoni concordati a Genova sono circa 19500. Con la prima versione dell’emendamento, il bilancio del Comune di Genova avrebbe dovuto rinunciare a 5 milioni di euro mentre con la definitiva modifica della giunta il “buco” si ferma a 1,5 milioni. Per quanto riguarda, invece, le dimore signorili, la nuova delibera prevede un ammanco di gettito pari a circa 6-700 mila euro a fronte dei 2,7 milioni a cui, invece, si sarebbe arrivati con l’emendamento di martedì. A Genova sono 4163 le abitazioni A1 ma di queste solo circa 2300 sono “prime case” e quindi soggette alle agevolazioni.
Risolta l’impasse resta il dato politico, noto ormai da tempo, che la maggioranza uscita dalla urne nel 2012 non è più tale in Consiglio comunale: su 41 consiglieri, sindaco compreso, solo 17, sindaco compreso, ormai appoggiano la giunta e le delibere delicate passano solo attraverso strategiche astensioni di consiglieri che da tempo hanno abbandonato la maggioranza stessa e che l’hanno sempre corteggiata.
Il sindaco sostiene di conoscere perfettamente la realtà e che, la sua amministrazione, «per vivere tranquilla deve avere un consenso più ampio in Consiglio comunale. Quanto si è verificato in questi giorni deve farci riflettere molto perché è merso che è necessario rinsaldare una maggioranza più ampia, in una situazione in cui il ruolo del sindaco è quello di cucire i rapporti. Da questo punto di vista intraprenderò un’azione politica verso tutti i consiglieri che non hanno votato contro nella giornata odierna». Che cosa significhi nel concreto, non è dato saperlo. Difficile che Doria stia pensando a un rimpasto di giunta, a circa un anno dal termine del mandato. Più probabile che intensifichi il rapporto con i transfughi cercando di coinvolgerli nuovamente all’interno delle riunioni di maggioranza per concordare il comportamento sui temi più strategici della città. Una strada, quella del dialogo, già tentata a più riprese in precedenza ma non ha mai dato grandi frutti.
Per una prova del nove, comunque, basterà attendere un paio di settimane, quando in Consiglio comunale approderà la votazione del bilancio. «Il Consiglio comunale – spiega Doria – avrà modo di verificare a breve in aula gli equilibri di bilancio, per poste in entrata e in uscita, compreso ciò che deriva anche da questa manovra». La delibera sul bilancio, infatti, inizia il proprio iter in commissione lunedì prossimo.
Doria, però, scaccia con convinzione i fantasmi di un commissariamento che, a suo dire, sarebbe un prezzo troppo pesante da far pagare a un’amministrazione pubblica perché «un’istituzione commissariata ha capacità di azione limitata, è più lenta e meno capace di interloquire con i cittadini». E il sindaco porta anche un esempio a riguardo: «Oggi – spiega- il governo ha dato il proprio sostegno al Blue Print e ciò è stato possibile solo perché c’è un amministrazione comunale che opera, è attiva e non è paralizzata». Infine, il sindaco tiene a sottolineare che «la procedura che abbiamo attuato è assolutamente legittima perché si è chiamato un Consiglio comunale a pronunciarsi su una nuova proposta che prendeva atto di deliberazioni precedenti il cui impatto non era sostenibile. Non c’è stato alcun tipo di violenza fatta al Consiglio comunale: la giunta ha presentato una proposta diversa dal risultato di martedì ma anche dai nostri intendimenti iniziali, tenendo sempre in mente l’equilibrio del bilancio a fronte dei servizi da erogare».