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Da gennaio Enel ha definitivamente lasciato i locali dell'ex centrale elettrica, datata 1895 è la prima nella storia di Genova. Il progetto di riqualificazione prevede l'insediamento di varie associazioni di pubblica assistenza e dei vigili urbani
L’ex Centrale elettrica di Via Canevari, nella Bassa Valbisagno, è in attesa di essere riutilizzata per nuovi scopi: usciti di scena nel gennaio 2013 anche gli ultimi presidii della ditta Enel, adesso Municipio III e Comune di Genova hanno messo a punto un progetto per la riqualificazione. I locali saranno assegnati a una serie di associazioni volontarie, ditte private, e forze dell’ordine della Val Bisagno che dopo l’alluvione del 2011 hanno dovuto lasciare i propri spazi e si sono ritrovate senza una sede fissa. Già approvato in Giunta, per l’entrata in vigore effettiva del progetto si attende solo la firma delle associazioni in questione, che avrà luogo mercoledì prossimo, 27 marzo 2013.
Oggi per l’edificio di Via Canevari si prospettano nuove soluzioni, che andranno a concretizzarsi in un ambizioso progetto: la creazione, all’interno dell’ex centrale, di un polo per la tutela del territorio della Bassa Valbisagno e dei cittadini. All’interno, il centro andrà a ospitare varie associazioni volontarie: Pronto Soccorso – Pubblica Assistenza “Volontari del Soccorso”, l’Associvile – Associazione Volontari per la Protezione Civile, Radio Club CB Genova Emergenza di Via Struppa 150, la Protezione Civile di Montoggio, Vigili Urbani – Distretto 3 della Polizia Municipale e una ditta privata impegnata nel settore edile.
Lo stabilimento di Via Canevari ha alle spalle una storia secolare, che forse pochi ricordano. Fu la prima centrale elettrica di Genova: alla fine dell’Ottocento (1895), fu fondata e finanziata con capitale privato dalla ditta berlinese AEG – Allgemeine Elektricitäts-Gesellschaft, che decise di investire nel capoluogo ligure, incorporando un anno prima anche la ditta di trasporti oggi nota come AMT e garantendosi così l’egemonia sia nel settore del servizio elettrico per l’illuminazione e che in quello della trazione. Alimentata a carbone, la centrale si impose come punto di riferimento per la città e le zone limitrofe, continuando la sua attività fino al 1967. Oggi l’edificio è ancora servito da una linea ad alta tensione e dotato all’interno di trasformatori, ma la ditta lo ha utilizzato principalmente come sede di uffici amministrativi e centro da cui far partire gli operai per svolgere sopralluoghi e perlustrazioni. Qualche mese fa, però, sono iniziate le manovre di sgombero definitivo, terminate nel gennaio 2013: tutte le attività sono ormai state trasferite nelle sedi di Sampierdarena e del Porto Antico. All’ingresso, su via Canevari, un’iscrizione latina (“Non heic molitur vanos Salmoneus ignes ingredere o tandem prona vides MDCCCXCVI”) fa riferimento alla storia di Salmoneo che, volendo gareggiare con Zeus nella produzione di fulmini e tuoni, fu incenerito dal dio, offeso per la sfida che gli era stata lanciata. Lungo tutte le pareti dell’edificio, inoltre, si possono vedere riportati i nomi di scienziati, fisici, chimici: il trionfo dell’innovazione scientifica. Negli anni, man mano che veniva meno la sua funzione operativa, la centrale ha assunto un ruolo sempre più importante sotto il profilo storico. Oggi varia documentazione sulla storia dell’edificio, presa direttamente dall’archivio Officine Elettriche Genovesi, è stata donata dalle sorelle Elena e Maria Pero nel 1997 alla Wolfsoniana, polo museale del Levante con sede a Nervi, in Via Serra Gropallo, e dal ’99 l’archivio è stato dichiarato “di notevole interesse storico”.
Ci racconta il presidente del Municipio III, Massimo Ferrante: «I locali sono stati abbandonati definitivamente da Enel qualche mese fa, a fine gennaio 2013 e la civica amministrazione ne è entrata in possesso. Assieme all’Arch. Roberto Tedeschi, a capo della Direzione Patrimonio, Demanio e Sport del Comune di Genova abbiamo svolto degli approfondimenti e effettuato una serie di valutazioni, giungendo alla conclusione che questi spazi ora liberi dovessero essere messi a disposizione della pubblica amministrazione: è nostra intenzione creare in Via Canevari un presidio municipale di garanzia per la cittadinanza, costituito dalle forze di Pubblica Assistenza, Protezione Civile, ecc.».
La struttura, come illustrato dal presidente Ferrante, dovrà ospitare molti dei soggetti che dopo l’alluvione del 2011 si sono ritrovati prive di una sede, a causa degli allagamenti che hanno colpito duramente soprattutto la zona di Marassi. I danni idrogeologici hanno costretto molte realtà volontarie attive sul territorio ad abbandonare i propri locali, giudicati non a norma in base alle nuove disposizioni post-alluvione. Secondo i nuovi parametri, infatti, sono stati definiti inutilizzabili tutti quei locali interrati o edificati al piano terra in zona a rischio esondazione. Pertanto l’amministrazione municipale si è trovata in una situazione di “empasse”: l’ inaspettata carenza di spazi ha costretto a ripiegare su strutture provvisorie, per fornire le associazioni di locali adeguati.
Questo ad esempio il caso della Pubblica Assistenza “Volontari del Soccorso”, che nel 2011 erano stati costretti a lasciare la loro sede alluvionata di Via della Fenice: i locali, siti nei piani interrati di una struttura nei pressi del torrente Bisagno, erano risultati inagibili in seguito a un sopralluogo della Asl 3. I volontari sono stati trasferiti prima negli spazi del Municipio in Piazza Manzoni, in seguito in via Donati, a Quezzi, nei locali dell’ex Onpi – Opera Nazionale Pensionati d’ Italia. Anche quest’ultima soluzione si è rivelata però inadeguata, da Quezzi non era possibile rispettare i tempi per essere operativi e i volontari erano costretti a stazionare in piazza Manzoni, dentro le ambulanze, da cui attendevano le richieste di soccorso. Non si tratta di un caso singolo, ma ci sono molti altri esempi di associazioni ancora costrette a lavorare nel disagio e nell’inadeguatezza.
Da progetto, la struttura sarà così articolata: un piano terra, di competenza comunale, ospitante la sede di strutture pubbliche e private di vario genere; un piano primo, supervisionato dal Municipio, ad accogliere una rete di associazioni convenzionate con il Comune e approvate dall’amministrazione municipale. Nello specifico, il piano terra ospiterà i Vigili, la Polizia Municipale – Distretto 3 Bassa Val Bisagno di Via Marassi 6 e la ditta edile privata B&C Serramenti che, attualmente sita in un capannone alla fine di Via Fereggiano, paga un canone di locazione al Comune. Al piano primo, invece, saranno accolte Protezione Civile, Pubblica Assistenza (in collaborazione con la Croce Rossa) e le altre associazioni sopra elencate. I rappresentanti del Municipio hanno avviato tempo fa un complesso iter burocratico, che si concluderà il 27 marzo 2013, con la firma da parte delle associazioni della convenzione per l’acquisizione ufficiale degli spazi dell’ex Centrale: varato in Giunta, il progetto è già stato votato e approvato, e aspetta solo di essere siglato. Dopo, solo i tempi tecnici per l’entrata in vigore del documento e l’assegnazione dei locali.
«Lo scopo è quello di creare un presidio di forze di vigilanza e di soccorso –dice Ferrante- in grado di offrire un servizio gratuito di aiuto al Municipio nel monitoraggio del livello di torrenti e rivi, e nella supervisione del territorio, in caso di emergenza. Inoltre, anche il servizio di supporto alla cittadinanza e primo soccorso. È importante avere una struttura del genere in una zona a forte rischio idrogeologico come la Bassa Val Bisagno: abbiamo ritenuto adatto collocarla qui, in una zona a due passi da Brignole e dal bacino del Fereggiano e del Bisagno, ma al contempo raggiungibile agevolmente senza attraversare questi “punti critici”».
Elettra Antognetti