Le 3 farmacie destinate alla vendita ai privati sarebbero quelle di via Modigliani a Marassi, via Linneo a Begato e via Coronata a Cornigliano; tre quartieri popolari in cui questi presidi pubblici svolgono un ruolo importante
L’amministrazione comunale sembra intenzionata a mettere in vendita 3 delle 11 farmacie gestite dalla “Farmacie genovesi spa” – società partecipata al 100% dal Comune di Genova – attualmente in perdita.
La vendita dovrebbe servire a ripianare il buco economico – che si aggirerebbe intorno ai 120 mila euro – e potrebbe evitare la dismissione integrale della società. Le tre farmacie destinate alla cessione sarebbero quelle di via Modigliani a Marassi, via Coronata a Cornigliano e via Linneo a Begato. Parliamo di tre quartieri popolari in zone che già attualmente scontano l’assenza di adeguati servizi per i cittadini. Per quanto riguarda i posti di lavoro, essi sarebbero salvaguardati dirottando i lavoratori in altre farmacie che resterebbero sotto il controllo del comune, oppure in altri settori dell’amministrazione o in società partecipate.
La proposta, definita dall’assessore al Bilancio, Franco Miceli ed illustrata ai sindacati, si tradurrà forse già questa settimana, in una delibera di Giunta anche se all’interno della maggioranza, Federazione della Sinistra e Sinistra Ecologia e Libertà manifestano diverse perplessità. «Noi non abbiamo ancora visto niente – spiega Gian Piero Pastorino, capogruppo di Sel in consiglio comunale – E finora nessuno ci ha comunicato nulla. Potremo dare un giudizio quando vedremo la proposta. Comunque mi sembra che ci sia un problema di comunicazione tra Giunta e maggioranza».
La dismissione delle farmacie comunali è un’idea che ciclicamente riaffiora, già nelle passate amministrazione se ne è discusso più volte, ma mai è stata realizzata concretamente. Questa volta, invece, sotto forma diversa, ovvero una dismissione parziale e non integrale, potrebbe andare in porto.
Nel frattempo arriva una dura presa di posizione dell’Unione Sindacale di Base «Sono le tre farmacie più piccole ma situate nelle zone più disagiate e dove è maggiore la necessità di garantire un presidio pubblico. Quali introiti il comune pensi di ottenere da cotanta vendita, non si sa. E neppure si capisce in quale modo il comune intenda rilanciare la società».
Inoltre, l’amministrazione comunale «Ha totalmente ignorato tutte le proposte avanzate in questi anni dai lavoratori per rilanciare l’azienda». L’USB, infine, denuncia «Dopo aver commissionato ad un advisor, ormai un anno fa, una perizia per accertare il valore dell’intera azienda, perizia per altro mai uscita dai cassetti dell’assessorato, ne verrà effettuata un’altra per accertare il valore delle tre farmacie da mettere in vendita».
La scelta di Palazzo Tursi è contestata duramente in un comunicato unitario dei tre sindacati confederali FILCAMS CGIL – FISASCAT CISL -UILTUCS UIL «Per quanto ci permette di valutare la genericità delle informazioni ricevute, il cosiddetto piano industriale di salvataggio non è, nel merito, giudicabile positivamente».
Infatti, secondo le organizzazioni sindacali «La prospettiva di vendita a soggetti privati delle tre farmacie considerate oggi meno remunerative (Coronata, Modigliani, Rivarolo) appare poco realistica sul piano commerciale, causa la stagnazione di un settore fortemente investito dalla crisi economica generale, nonché da problemi più legati alla specificità del settore (abbassamento della spesa farmaceutica, dimezzamento dei rimborsi sulle prescrizioni, avvento dei medicinali generici). La stessa amministrazione, su specifica richiesta di soluzioni alternative qualora il bando di gara andasse a vuoto, non è stata in grado di esplicitare nessuna altra strategia, limitandosi ad uno degli ennesimi rimandi nel tempo, ai quali le lavoratrici e i lavoratori delle farmacie comunali sono ormai da anni tristemente abituati».
A tutto ciò si somma «La totale sottovalutazione di quel ruolo sociale che le farmacie comunali, specialmente in zone come quelle interessate dalle probabili cessioni delle licenze, rivestono sempre di più, anche a causa del progressivo invecchiamento ed impoverimento della popolazione», sottolineano FILCAMS CGIL – FISASCAT CISL – UILTUCS UIL.
Per quanto riguarda l’aspetto dell’organizzazione del lavoro «L’assessorato avrebbe già individuato un numero considerevole di esuberi – denunciano le organizzazioni sindacali – nonostante le assicurazioni sulla totale ricollocazione in posizioni alternative all’interno delle altre Società partecipate, un percorso di questa portata richiederebbe momenti di confronto e riflessione che vanno anche oltre la singola questione delle farmacie, inserito bensì in un ragionamento molto più ampio sulle società partecipate nel loro complesso. Al contrario, la richiesta di incontro avanzata dai sindacati a luglio e sollecitata fortemente ad ottobre, è stata assolutamente ignorata fino a lunedi (3 dicembre, ndr), a poche ore di distanza dalla discussione in Giunta di un argomento tanto delicato. Mai menzionata, in tutta l’esposizione, la dirigenza aziendale che, nonostante le gravi responsabilità sul progressivo affossamento della società, uscirà indenne da questa pesante ristrutturazione».
Ma l’elemento forse più preoccupante «È la totale assenza, all’interno della proposta descritta, di un serio progetto di riqualificazione della società, senza il quale il rischio concreto è di ritrovarsi, magari a distanza di un anno o poco più, nuovamente a discutere di ripianamento del debito attraverso decisioni altrettanto o ancor più drastiche nonostante le ripetute denunce di immobilismo nei confronti della società, nonostante i ripetuti solleciti all’avvio di piani di rilancio mettendo a disposizione anche la loro esperienza ed il loro contributo, si sia lasciato in una sorta di stato di abbandono quella che per il Comune di Genova poteva e potrebbe ancora rappresentare nel futuro una importante risorsa di valenza sia economica, che sociale».
Matteo Quadrone
[foto di Daniele Orlandi]
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