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In vista della riapertura dell'impianto, annunciata per dicembre 2014, facciamo il punto con i rappresentanti di Amt e Regione Liguria: i lavori in corso, i bandi al ribasso e le misure auspicate da molti per il rilancio turistico della ferrovia che ancora non prendono piede
TRENINO DI CASELLA, LA STORIA
24 km di linea ferroviaria a scartamento ridotto, inaugurata il primo settembre 1929 da per collegare le valli Polcevera, Bisagno e Scrivia con il centro città. Nel 1915, i primi progetti e i lavori affidati alla Società Ferrovie Elettriche Liguri, costituita ad hoc. Poi, lo stop con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, e la ripresa nel ’21, con la posa della prima pietra. Dall’anno successivo, la società Ernesto Breda si aggiudica l’appalto per la costruzione della linea aerea, del materiale rotabile e della sottostazione elettrica. La gestione era privata fino al 1949, con diverse società che si sono alternate nel corso degli anni. In seguito, si passa alla formula statale della “Gestione Commissariale Governativa” ed la Ferrovia è amministrata direttamente dal Ministero dei Trasporti, mediante Commissario Governativo.
Così sarà per molti anni, fino a quando, dal primo gennaio 2002, impianto e treni, dallo Stato diventano beni della Regione Liguria: si viene a costituire la società Ferrovia Genova Casella s.r.l., a responsabilità limitata con socio unico Regione Liguria, in cui un Amministratore Unico e un Direttore di Esercizio si occupano di gestire il complesso. Dopo 8 anni di gestione regionale, il 16 aprile 2010 il controllo sulla Ferrovia passa ad Amt, vincitrice della gara pubblica bandita dalla Regione stessa per l’affidamento del servizio a nove anni (in carica fino al 2019 ma con contratto prorogabile al 2025), a causa di difficoltà gestionali e di esose spese per il mantenimento dell’impianto.
Fin dalla sua nascita, il trenino aveva il compito di collegare le zone dell’entroterra con la città di Genova: a lungo questa è stata l’unica possibilità di collegamento, quando ancora le strade statali e provinciali non c’erano, e quando chi voleva “scendere a valle” poteva farlo solo a piedi, in inverno con la neve, o sotto al sole cocente. È la storia di un’altra Genova, quella di un secolo fa, della guerra e del dopoguerra. L’importanza della ferrovia si è sedimentata nel tempo e si è protratta fino ad oggi, continuando a collegare le valli Scrivia, Bisagno e Polcevera al centro città. Per questo, quando nel 2012 si sono inaspriti i disagi e Amt toglieva le corse, minacciando di non riuscire a ripristinarle, è scoppiata la protesta dei pendolari, è nato un comitato “Uniti per Sant’Olcese” e una pagina Facebook “Salviamo il Trenino di Casella” che ha raccolto già a pochi giorni dalla fondazione un numero di 1.500-2 mila firme.
Qualche tempo fa, nel corso di una puntata di #EraOnTheRoad, abbiamo ripercorso parte del tragitto della Ferrovia Genova-Casella. Siamo partiti da Piazza Manin, per poi spingerci fino a Sant’Antonino e infine a Campi e Trensasco. Accompagnati in quell’occasione da Andrea Agostini, presidente del circolo Nuova Ecologia e Libertà di Legambiente Genova, abbiamo avuto modo di fare il punto con lui e con i lavoratori incontrati lungo il tragitto, mettendo in luce alcune delle problematiche e delle anomalie del sistema ferroviario urbano ed extra-urbano. Nella stessa giornata, in consiglio comunale, l’Assessore alla Mobilità e Trasporti Anna Maria Dagnino, rispondeva a un articolo 54 assicurando la riapertura degli impianti entro dicembre 2014.
Facciamo chiarezza sullo stato dei lavori e sulle prospettive future di questo gioiello genovese.
Dall’11 novembre 2013 il trenino di Casella è fermo. Per consentire l’esecuzione di alcuni lavori di manutenzione, il transito dei treni è stato sospeso in toto e sostituito con un servizio di autobus che transita sulle strade provinciali 2 e 43. Sembra la “cronaca di una morte annunciata”, visto che lo stop non è stato repentino, bensì il frutto di una graduale dismissione degli impianti, iniziata tra 2009 e 2010, con il passaggio della gestione dalla Regione (già allora in difficoltà) ad Amt. Commentava Anna Maria Dagnino nella sua risposta all’articolo 54: “Quando ne fu rilevata la gestione, la situazione dell’Impianto Ferroviario era alquanto critica e nessuna corsa veniva effettuata con i treni, ma solo con servizio sostitutivo. Sotto la gestione di Amt, nel giro di alcuni mesi, i treni sono stati messi di nuovo in condizione di funzionare; pertanto, tutto il programma di esercizio è sempre stato effettuato al 100% su ferro”.
A fine 2013, l’USTIF (l’Ufficio Speciale Impianti e Trasporti Fissi, emanazione del Ministero delle Infrastrutture) ha richiesto che venissero messi in sicurezza i due ponti metallici di Crocetta e Fontanassa, che rischiano di non reggere il peso del treno a causa della presenza di buchi. Inoltre, è indispensabile la ristrutturazione dell’armamento di alcuni tratti della linea e il rifacimento di porzioni della linea aerea. Ma i lavori per il rifacimento dei due ponti hanno perso il nulla osta dal 30 settembre 2013.
Oggi, a cinque mesi dalla data annunciata per la riapertura del servizio, a che punto siamo con i lavori? La riapertura entro la fine dell’anno è una chimera? «Gli interventi sono in fase di realizzazione, in parte già appaltati e in parte in corso di assegnazione – ci comunicano dagli uffici preposti di Amt – Tutte le attività verranno svolte nel periodo di chiusura dell’impianto previsto fino a fine anno. Il personale tecnico della Genova Casella sta operando con ulteriori interventi di manutenzione straordinaria sia sui veicoli sia sulla linea, in modo da non avere criticità alla riapertura dell’impianto».
Attualmente il servizio sostitutivo di bus per il trasporto di passeggeri dalla stazione di Manin a quella di Casella, lungo l’itinerario ferroviario, è affidato alla ditta privata Genovarent, che si occupa di noleggio di auto, furgoni, pullman, minibus e servizi di noleggio con autista e noleggio a lungo termine, per il trasporto urbano ed extra-urbano. Per il servizio sostitutivo sono impiegati complessivamente 3 autobus con una capacità di 30 passeggeri ciascuno: ciò è dovuto alle problematiche di viabilità esistenti su alcuni tratti stradali del territorio interessato. Il numero delle corse garantite con il servizio sostitutivo è perfettamente coincidente con il numero delle corse prima esercite con il treno. Il costo orario del servizio è di circa 40 euro (le corse quotidiane nel periodo estivo sono 10, mentre in quello invernale 11, e coprono una fascia temporale che va dalla 6.30-7 del mattino alle 18-20 di sera, per un totale di 12-14 ore complessive).
Come detto, il 30 settembre 2013 i lavori appaltati hanno perso il nulla osta. Per l’affidamento dei lavori c’è stato un primo bando (indetto da Amt e coordinato da SUAC – Stazione Unica Appaltante Comune di Genova) che si è aperto nel 2013 e si è concluso con l’aggiudicazione dell’appalto a giugno 2013 da parte di due ditte del settore, che sono state poi costrette a ritirarsi perché la base d’asta non era sufficiente a coprire i costi degli interventi: 380 mila euro (per la precisione, 376.960,34 stanziati dalla Regione) erogati per coprire interventi i cui costi pare si aggirerebbero sui 500 mila euro.
Da Amt commentano: «Le attività di manutenzione straordinaria che hanno originato un primo bando per l’affidamento dei lavori sono relativi al rifacimento e alla manutenzione di due ponti metallici. Il primo aggiudicatario ha rinunciato all’appalto e i lavori sono stati quindi affidati al secondo. Anche il secondo offerente in corso d’opera si è ritirato. Per evitare contenziosi con la seconda ditta, che avrebbero allungato i tempi, si procede a nuova gara».
I lavori si sarebbero dovuti concludere entro 4 mesi dall’assegnazione dell’appalto, ma il bando al ribasso e la rinuncia delle ditte vincitrici non ha fatto che rallentare l’iter: in attesa di un secondo bando, il trenino rimane fermo in stazione. Chiediamo quando sarà emanato questo nuovo bando, dalla Segreteria dell’Assessore regionale ai Trasporti Enrico Vesco ci viene comunicato che: «Amt ci ha comunicato che il nuovo progetto esecutivo verrà scorporato in due lotti separati: lavori per il ponte di Crocetta e lavori per il ponte d i Fontanassa. La procedura per il Ponte di Crocetta sarà espletata entro il mese di giugno 2014 dall’ufficio appalti Amt, mentre la gara per il Ponte di Fontanassa (affidata alla SUAC del Comune di Genova) porterà all’affidamento dei lavori entro il mese di settembre».
E per quanto riguarda i costi? Visto che la prima asta era troppo al ribasso, a quanto ammonteranno i finanziamenti nella seconda? Commentano ancora in Regione: «Non si conoscono gli importi effettivi messi a base d’asta oltre a quanto già messo a disposizione da parte della Regione Liguria (€ 376.960,34)», mentre Amt dichiara: «Il costo preventivato è di circa 380.000 euro, che corrisponde al finanziamento stabilito dalla Regione Liguria».
A noi i costi risultano essere più alti e ci auguriamo che non si facciano gli stessi errori del passato: un nuovo bando con stesso importo di finanziamenti, ci chiediamo, non sarebbe un rischio e un’ulteriore perdita di tempo? La situazione, di certo, è in divenire: si parla anche di un piano investimenti 2013-2016 per 16 milioni di euro finanziati dalla Regione, per il miglioramento della rete e del materiale rotabile.
Come ci dicono dalla Segreteria dell’Assessore Vesco, «Amt riceve annualmente per la manutenzione e l’abbellimento della Ferrovia circa 1.700.000 più IRAP e circa 723.000,00 per la manutenzione straordinaria dei rotabili e dell’impianto».
Ma, nonostante le cifre considerevoli, gli introiti non bastano a coprire i costi: l’afflusso di utenti (i pendolari sono in media 110 mila all’anno, quindi 200-300 al giorno) è troppo limitato e non basta a garantire lunga vita all’impianto. Come già scrivevamo in passato, i ricavi del 2013 a noi risultano essere circa 200 mila euro, a fronte di 2 milioni e 500 mila euro di costi: se sommiamo ai ricavi i fondi della Regione, si arriva a 2 milioni 623 mila euro, ovvero all’incirca al pareggio di bilancio o poco più. Dati che vengono a grandi linee confermati da Amt: «Per il 2013 il costo della ferrovia è stato di circa € 2.480.000 mentre i ricavi da traffico sono stati € 201.000; nel 2013 i passeggeri trasportati in media al giorno sono stati 358».
Inoltre, anche in occasione dell’ultimo sopralluogo di Era Superba, era emerso come alcune stazioni si trovassero in cattivo stato, da Campi a Trensasco. Sembrava che nessuno si fosse più occupato di effettuare interventi di messa in sicurezza (né tanto meno di abbellimento) da decenni, forse persino dal dopoguerra. Ci sono strategie da mettere in atto per una eventuale ristrutturazione? «È stato presentato alla Regione Liguria – ci raccontano da Amt – nel mese di novembre 2013, un piano di ristrutturazione e abbellimento dell’intera linea della ferrovia, ivi inclusa anche la sistemazione di alcune stazioni, piano che prevede un investimento di circa € 100.000 per i prossimi 3 anni ed è in attesa di approvazione».
Nello stesso senso, anche l’Assessore comunale Dagnino confermava, sempre nella risposta all’articolo 54 citata in apertura, che sono già state stabilite misure per l’abbellimento dell’impianto nelle stazioni di Sardorella, Casella, Tullo e Trensasco.
Nel frattempo «Tutto il personale tecnico continua ad operare nelle attività di manutenzione dell’impianto – confermano da Amt – intervenendo anche con lavori di manutenzione straordinaria, più difficoltosi da effettuare con i treni in servizio. Sono state ad esempio ristrutturate alcune carrozze, sia nella parte interna (rifacimento sedili e finestrini) sia nella parte esterna (pulizia graffiti e rifacimento di parte del tetto). Il personale impiegatizio della Genova Casella, dall’atto del subentro di Amt nella gestione dell’impianto nell’anno 2010, opera presso la sede dell’azienda occupandosi prioritariamente degli aspetti economico-contabili della ferrovia e continua, anche in questo contesto di stop delle corse, a svolgere la propria attività».
«Le macchine attualmente a disposizione non sono in buone condizioni e presentano necessità di manutenzione continua», fanno sapere dalla Regione Liguria. Le macchine in questione sono sei: le elettromotrici possono funzionare singolarmente, avendo capacità di trasporto passeggeri (tipologie da 36, 44 e 48 posti), possono agganciare delle carrozze fino a un massimo di tre, per un totale complessivo di 156 posti a sedere, oppure in configurazione a doppia motrice per un totale di 172 posti a sedere. I veicoli oggi in servizio sulla Genova-Casella risalgono a tempi diversi, e ce ne sono sia di storici, datati 1920, sia di moderni (gli ultimi sono stati acquisiti 20 anni fa, negli anni ‘90). Oltre a questi, è in funzione anche il treno storico classe 1924 (uno dei più antichi in servizio in Italia), che si compone di una elettromotrice, una carrozza bar e due carrozze passeggeri, per un totale di 129 posti a sedere. Sono in revisione per manutenzione straordinaria due elettromotrici, che saranno di supporto all’esercizio in particolari condizioni di affluenza di passeggeri.
Inoltre, si parla anche dell’acquisto di una nuova macchina, un elettrotreno a scartamento ridotto lungo 42 metri con 240 posti, commissionato nel 2010 ad Ansaldo Breda e costato circa 4 milioni (i fondi, commentano dalla Regione, sono vincolati dallo Stato e stanziati nel 2008/2009), che sarebbe ormai in via di ultimazione: «Confermiamo l’acquisizione del nuovo elettrotreno “Sirio” di Ansaldo Breda – comunica Amt – che dovrebbe essere ultimato nel 2016. Con la consistenza dei veicoli già in uso e il nuovo treno non è necessario investire a medio termine su nuove macchine per garantire l’esercizio della ferrovia, anche in presenza di afflusso consistente di passeggeri».
Nella nuova situazione che viene a delinearsi, con il nuovo elettrotreno moderno e funzionale da un lato e il trenino storico dall’altro, non sarebbe possibile sdoppiare la funzione della Genova-Casella e affiancare alla vocazione prettamente funzionale quella turistica? Considerato che il trenino storico è uno dei più antichi e suggestivi d’Italia e che – come ribadito da Amt – con il nuovo investimento la circolazione dei passeggeri sarà resa funzionale e non sarà “necessario investire a medio termine su nuove macchine”, perché non puntare tutta sulla promozione in Italia e all’estero di questa ferrovia?
Finora né Amt né la Regione danno segni espliciti di voler incrementare l’aspetto turistico.
Ci sono piccoli segnali di miglioramento, con l’adozione da parte di Amt di un piano marketing messo a punto prima dello stop del 2013: si parla di revisione degli orari e incremento nel periodo estivo, ad uso turistico e agevolazioni tariffarie per i residenti, con 170.000 euro di risparmi stimabili grazie alla razionalizzazione della gestione. Si parla anche di marketing territoriale turistico-commerciale e di trattative con le viaggio del nord Italia per la promozione dell’Alta Via dei Monti Liguri, e con le associazioni locali per l’organizzazione di eventi vari (tra cui le fattorie didattiche per gli alunni delle scuole primarie).
Della questione del rilancio sul piano promozionale e dell’imprimere alla Genova-Casella un carattere turistico avevamo parlato anche con Andrea Agostini di Legambiente, nel corso dell’ultimo sopralluogo. Diceva Agostini che «bisognerebbe essere lungimiranti, puntare sul marketing territoriale e investire risorse sulla promozione turistica del trenino […] perché non partecipare a bandi europei e accedere a finanziamenti UE? […] La posizione centrale della stazione di Manin è favorevole per intercettare turisti e croceristi. Inoltre, un potenziamento del servizio porterebbe grandi benefici anche per la viabilità urbana, i binari del trenino potrebbero ospitare una metropolitana sopraelevata da Molassana e Manin che alleggerirebbe di molto il traffico passeggeri sui bus, sarebbe una soluzione green, ottimale per la salvaguardia dell’ambiente».
In teoria un’ottima prospettiva, ma nei fatti è attuabile? Una vocazione prettamente turistica della linea, da affiancare al normale trasporto pendolari, implicherebbe aumento del lavoro e delle corse (o magari “corse speciali” con meno stazioni…)? Secondo quanto sostiene la Regione Liguria «I fondi regionali sono trasferiti per soddisfare le esigenze di TPL. Regione Liguria tuttavia auspica una valorizzazione della ferrovia anche a livello turistico, attività per la quale Amt ha piena discrezionalità. Anche in relazione alla possibilità di accedere a finanziamenti Europei che, comunque dovranno rispettare il regime di ‘de minimis’».
Se dunque da un lato la Regione rimette la responsabilità ad Amt, quest’ultima non sembra troppo entusiasta della prospettiva di rilancio turistico e non sembra che si muova alcunché in questo senso, rispetto alla situazione attuale: «L’utilizzo della ferrovia Genova Casella nelle giornate feriali è prettamente pendolaristico, mentre nelle giornate festive, soprattutto nei periodi primavera/estate, la ferrovia è frequentata da turisti che si recano nelle zone di interesse (3 valli, Sant’Olcese, Casella, ecc). Nei periodi primaverili, anche nelle giornate feriali, vengono organizzati gruppi di scolaresche che si recano alle fattorie didattiche per attività ludiche, anche con treni speciali. L’organizzazione del lavoro del personale della ferrovia è già strutturata per rispondere ad entrambe le esigenze. Invece, per quanto riguarda l’accesso a fondi della UE, ad oggi non risulta che ci siano finanziamenti europei dedicati».
Elettra Antognetti