Rischiamo di perdere alcune tratte ferroviarie da cui si possono ammirare paesaggi unici. Se valorizzate rappresentano una grande opportunità per uno sviluppo turistico
Sospeso il servizio di circa 600 chilometri di piccole ferrovie, molte altre le linee a rischio chiusura.
Le Associazioni ambientaliste, di utenti e della mobilità sostenibile, riunite sotto l’egida di Co.MoDo. (Confederazione della Mobilità Dolce) lanciano un appello per evitare la scomparsa di tratte ferroviarie dal grande valore storico, sociale, ambientale.
“L’emergenza finanziaria rischia di produrre un grande e ingiusto impoverimento del patrimonio nazionale di infrastrutture su rotaia – scrivono in una nota – L’orario entrato in vigore nel mese di dicembre 2011 vede il traffico passeggeri cancellato (in alcuni casi tecnicamente solo “sospeso” per sopravvenute interruzioni, che, tuttavia, possono divenire definitive) su oltre 600 chilometri della rete in gestione a Trenitalia”.
“Tra le linee colpite c’è la bellissima Sulmona-Castel di Sangro, la più alta ferrovia italiana che costituiva una possibilità di accesso al Parco Nazionale d’Abruzzo nel pieno rispetto del paesaggio e delle compatibilità ambientali. Ma anche la Mortara-Casale-Asti, interrotta a causa di una frana presso Moncalvo – nella totale indifferenza della Regione Piemonte – itinerario che costituiva un prezioso collegamento diretto tra Milano il Monferrato e le Langhe (da notare che i binari tra Mortara e Casale sono in perfetto stato e la circolazione dei treni potrebbe essere da subito ripristinata). Oppure la breve tratta tra Castellamare e Gragnano, nella congestionatissima area metropolitana di Napoli, chiusa solo perché alcuni passaggi a livello risultavano sgraditi a certi amministratori locali. O ancora la Caltagirone-Gela, linea relativamente recente, in quanto inaugurata nel non lontano 1979 per rimediare all’isolamento della Sicilia meridionale, ed ora interrotta per il crollo di un ponte che pare nessuno si curi di ripristinare”.
Le associazioni ritengono prioritario che “non siano abbandonate queste preziose risorse infrastrutturali, ereditate in virtù dei sacrifici delle generazioni che ci hanno preceduto e, nell’attesa di valutare caso per caso le prospettive delle singole linee (la cui gestione potrebbe anche essere messa a gara, invitando vettori nazionali ed esteri diversi da Trenitalia, come avvenuto con successo in Alto Adige per la tratta Merano-Malles) chiedono alla Presidenza del Consiglio ed al Ministro delle Infrastrutture di imporre a RFI l’onere di garantire la manutenzione ordinaria delle linee chiuse al traffico, onde non pregiudicare definitivamente le possibilità di ripristino dell’esercizio ferroviario, sia a servizio delle comunità locali, sia quale strumento di valorizzazione dell’escursionismo compatibile con la tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale italiano“.
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