Un tema sentito da tutti i genovesi e caratterizzato da decenni di aspettative disattese. Il passaggio di proprietà a titolo gratuito dal Demanio potrebbe definitivamente sbloccare la situazione e la direzione Progetti Speciali del Comune è al lavoro per la stesura del progetto definitivo. Ecco le anticipazioni
Un grande museo all’aperto lungo tutti i 19 chilometri di mura che raccolgono manufatti del XVI-XVII secolo. È questo il fulcro del nuovo, ambizioso progetto del Settore Progetti Speciali del Comune di Genova che punta alla riqualificazione di tutti i Forti di Genova che erano parte del sistema difensivo cittadino. Un programma di valorizzazione che passa necessariamente dal trasferimento a titolo gratuito della proprietà dal Demanio storico-artistico, appunto, al Comune. E non si tratta solo dello Sperone, del Diamante o del Puin: il sistema comprende, infatti, una ricchissima serie di polveriere, trincee, torri e altri manufatti magari più sconosciuti a molti genovesi ma studiati con grande attenzione a livello europeo.
«In passato la città aveva innanzitutto puntato sul mare e sul recupero del Porto Antico – spiega l’architetto Anna Iole Corsi, dirigente del settore Progetti speciali della Direzione Patrimonio e Demanio – poi si è passati ai palazzi dei Rolli e al centro storico, ora è venuto il momento di pensare ai nostri monti». L’obiettivo, dunque, è quello di programmare nel dettaglio una serie di interventi di trasformazione per ogni bene, rendendolo accessibile alla cittadinanza e mettendo a frutto le proprie peculiarità. Per questo motivo, ad esempio, a Forte Begato potrebbe sorgere una sorta di albergo storico con attività di catering (ricevimento per matrimoni, battesimi, feste e anniversari…), mentre lo Sperone dovrebbe diventare il punto di accoglienza principale per chi vuole addentrarsi nel Parco Urbano della Mura. Man mano che ci si addentra lungo i percorsi sulle colline genovesi, invece, sono previste altre attività di rifugio per escursionisti, scout e associazioni.
Il Comune, naturalmente, non ha un euro quindi tutto il programma di valorizzazione deve essere pensato con un forte concorso di soggetti privati che possano essere interessati a riqualificare e prendere in gestione gli immobili, attraverso concessioni a canoni ragionevoli. «È impensabile – ammette Corsi – che il Comune gestisca direttamente questi spazi ma dovrà farsi garante affinché tutti i beni vengano presidiati efficacemente. Dovremo quindi redigere un attento bilancio gestionale ed economico in modo che gli interventi più attrattivi si portino a ruota anche quelli più di servizio, in cui è necessariamente prioritario una partecipazione del settore pubblico».
A livello operativo, gli uffici stanno predisponendo un programma generale che riguarda l’intero sistema fortificato, dall’altro sono già in fase di elaborazione alcuni zoom di dettaglio sui singoli beni. «Il trasferimento della proprietà – spiega l’architetto Corsi – avverrà per fasi perché è impossibile pensare che il Demanio ceda in un blocco solo 19 chilometri di percorsi con tutti i rispettivi manufatti. E meno male perché, altrimenti, la situazione sarebbe difficilissima da gestire. È necessario, dunque, lavorare in parallelo sul progetto d’insieme e sui particolari delle fortificazioni che ci auguriamo entreranno per prime in nostro possesso».
Il primo focus, con un programma sostanzialmente già pronto e illustrato in Consiglio comunale alla Commissione competente, si concentra sul Parco urbano delle Mura e sui forti Begato e Sperone, «un po’ per posizione, un po’ per le funzionalità, un po’ perché Begato è già stato restaurato» commenta Corsi.
Partiamo, dunque, dal Forte Begato, caserma del XIX secolo già sistemata negli anni ’90 ma mai data in concessione e lasciata all’abbandono e al degrado. Data la sua facile accessibilità carrabile e pedonale, potrebbe diventare un polo di richiamo sia di servizi cittadini sia di opportunità turistiche. Al piano terra è stato pensato l’insediamento di attività artigianali e creative, con laboratori legati al tema della sostenibilità. Ci sarebbero poi gli spazi per dare vita a un piccolo centro museale sulla storia delle mura e dei forti, ma il fiore all’occhiello di tutta la struttura dovrebbe diventare la parte dedicata a funzioni alberghiere e ricettive con attività di catering come già avviene in altri luoghi di interesse storico (ricevimenti di matrimoni, feste, convegni). Nell’area esterna, invece, esiste già lo spazio per ospitare una trattoria e piccole fiere periodiche. Inoltre, si pensa anche all’insediamento di qualche attività sportiva compatibile con il manufatto storico, come pedane per la scherma e arti marziali. Insomma, un polo fortemente multifunzionale, con tanti servizi integrati e un presidio continuativo garantito probabilmente anche da un apposito guardianaggio.
Per quanto riguarda il Forte Sperone, invece, si punterà di più sulla promozione turistica di quello che potrebbe diventare un vero e proprio museo all’aperto. Oltre al classico info point per le attività escursionistiche, è previsto l’insediamento di un noleggio mountain bike e cavalli per godersi al meglio il Parco Urbano delle Mura. Anche in questo caso vi sono gli spazi interni per attività artigianali, laboratoriali e di commercio a chilometro zero ma anche la possibilità di ospitare mostre temporanee e spettacoli che già periodicamente hanno trovato spazio al forte. Infine, nel programma di rivalutazione è prevista anche la creazione di un percorso interno allo Sperone che culmini sul terrapieno con un affascinante punto di osservazione su tutta la Superba.
Difficile, se non impossibile, parlare di tempistiche. Mentre per quanto riguarda il trasferimento sempre a titolo gratuito di beni attualmente di proprietà del Demanio civile e militare la legge prevedeva scadenze precise (in realtà del tutto disattese dato che entro la fine di gennaio sarebbero dovute arrivare tutte le risposte, ma al momento ci si ferma a 4 e neppure formalizzate sulle circa 120 domande inviate, qui l’approfondimento), qui siamo di fronte a una assoluta assenza di vincoli. La legge, infatti, prevede che il passaggio di proprietà si possa configurare solo in seguito all’approvazione di programma dettagliato di valorizzazione da parte del tavolo operativo a cui, oltre al Comune, si siederanno il direttore regionale della Sovrintendenza dei beni culturali e il Demanio storico-artistico attuale proprietario dei forti. «Tenuto conto dello stato di avanzamento dei lavori – si augura l’architetto Corsi – è possibile che un primo incontro di questo tavolo operativo avvenga in estate per valutare la fattibilità del progetto di massima. Se così fosse, entro fine anno potremmo avere l’assenso al trasferimento della prima fase, quella dei forti Begato e Sperone».
A risponderci è ancora Anna Iole Corsi: «Innanzitutto la novità più importante è che si è sempre parlato di immobili di proprietà demaniale mentre adesso entriamo in una ottica di passaggio di proprietà al Comune che, al momento, non ha neppure le chiavi per entrare ai forti. Una situazione che certamente ci responsabilizza maggiormente ma ci dà anche un respiro molto più ampio per quanto riguarda la gestione: certo, dovremmo sempre tenere presente il coordinamento con la Sovrintendenza, ma i padroni di casa saremo noi». Senza dimenticare che l’acquisizione è praticamente a costo zero per le casse di Tursi, fatto salvo il lavoro degli uffici che devono presiedere alle operazioni. Ulteriore elemento che dovrebbe far presupporre una buona riuscita del progetto è proprio la sua globalità. «Il sistema – sottolinea Corsi – ha senso solo se viene considerato nel suo complesso di programma unitario perché tutte le parti devono differenziarsi ma funzionare tra loro in maniera perfettamente integrata».
In questo senso allora, ecco che a fianco al primo “blocco” Begato-Sperone, si possono identificare già altre linee guida: «L’importante – sostiene l’architetto – è differenziare le attività il più possibile, tenendo conto delle peculiarità di ogni struttura. Senza pensare a cose faraoniche ma prevedendo interventi che consentano un presidio costante e la reale partecipazione della gente». Come dire, inutile fare un albergo al Puin visto che ci si può arrivare solo a piedi. Così, questo approvvigionamento del XIX secolo è destinato a diventare “luogo di sosta e alloggio temporaneo per itinerari escursionistici” e per “attività didattiche e formative per associazioni”. Viene, inoltre, confermata la nobile destinazione sociale del Forte Tenaglia (forte difensivo e batteria antiaerea con elementi risalanti al XVI e al XIX secolo), già attualmente in concessione all’associazione “La Piuma” (qui l’approfondimento) che vuole farne la sede di una casa famiglia con attività didattiche legate al campo agricolo e dell’allevamento.
Al Forte Belvedere (qualitativamente simile al Tenaglia), invece, è previsto un polo di servizi pubblici a carattere sportivo che non può prescindere, però, dal ripristino dell’accessibilità pedonale. Lo stesso dicasi per il Crocetta che potrebbe essere direttamente collegato al Tenaglia. Tra i manufatti che insistono sul Parco urbano delle Mura, c’è anche il forte Castellaccio, porta di accesso al Peralto con la sua Torre Specola utilizzata in parte come magazzino dell’Istituto Idrografico della Marina e parte occupata da una nota osteria.
E poi ci sono tutti gli altri… work in progress!
Simone D’Ambrosio
c’e’ qualòche aggiornamento per piacere?