"La controparte del vuoto" è il titolo della personale dell'artista torinese: «Quella del vuoto è un’idea da riscoprire, in una società schizofrenica e onnivora, in cui non si è più in grado di cogliere l’interezza di ciò che ci circonda»
Venerdì 23 novembre alle ore 18 alla galleria d’arte Il Basilisco di piazza della Maddalena 7 sarà inaugurata La controparte del vuoto, la mostra personale di Pierpaolo Rovero, pittore e fumettista. Venti le opere in esposizione, visitabili da domani fino all’8 dicembre nel cuore della Maddalena, tra i carrugi a un passo da via Garibaldi. Reduce da recenti successi milanesi, l’artista approda a Genova: proprio il riscontro positivo ottenuto nel capoluogo lombardo ha dato l’input per la realizzazione della Controparte del vuoto. La responsabile della galleria, Silvia Ruffini, ci racconta con orgoglio di come proprio il Basilisco abbia contribuito a far conoscere l’artista nel panorama ligure e a consolidare la sua fama di pittore: già nel 2011 la galleria aveva ospitato una tappa di Omnia, la sua personale itinerante, approdata –oltre che a Genova- prima a Barcellona e poi a Torino.
Trentaseienne torinese, artista figurativo ed insegnante di Arte del Fumetto all’Accademia delle Belle Arti della sua città, Rovero –a dispetto della giovane età- è già un nome di spicco per i cultori del fumetto: oltre al diploma all’Accademia Disney di Milano, collabora dal 1996 con la testata Topolino della Walt Disney, sia in veste di disegnatore che di sceneggiatore. Eclettico, Rovero spazia dal cinema (disegna tavole per il cartone della Pixar Monster &Co nel 2004) alla letteratura, con le trasposizioni dei romanzi noir del francese Michel Rio, e pubblicando tra 2006 e 2009 i suoi volumi a fumetti Gate 22, Malone e Terroriste, che gli hanno valso indiscussa fama in Francia, Belgio, Olanda e nel resto d’Europa. Non da ultimo, disegna per l’azienda Kinder le nuove sorprese del celeberrimo ovetto (www.pierpaolorovero.com).
Qual è l’idea alla base della mostra? «È difficile spiegare una mostra. L’arte deve essere diretta. Deve poter arrivare in modo diverso ad ognuno di noi. Per questo voglio che i miei quadri si prestino a essere interpretati in modo non mediato e senza i filtri dell’arte concettuale», ci racconta l’autore. «L’opera dev’essere ambigua. È come una finestra socchiusa: una finestra spalancata mostra già tutto, non stimola alcuna curiosità. Ma una finestra aperta solo a metà spinge a chiedersi cosa ci sia dietro. I quadri sono narrazioni che chiedono di essere sbirciate: non solo il fumetto ma anche la pittura è una storia. La prima, da leggere. La seconda, da osservare».
L’idea dell’autore è, dunque, quella di creare un racconto. In particolare, “raccontare le persone attraverso gli oggetti”: fedele a un’ideale di pienezza ossessiva degli spazi, tipica del fumetto underground, Rovero riempie i suoi quadri di dettagli che si moltiplicano all’infinito: «In questa personale» –spiega- «ho voluto definire una condizione, quella del vuoto, attraverso l’uso del pieno estremo. Non a caso, il nome della mostra è una strategia retorica, una litote, che richiama proprio questo stato di cose: la controparte del vuoto altro non è che il pieno». Pieno e vuoto, l’uno evoca l’altro. Dietro l’estremizzazione del primo, si nasconde il secondo: «Quella del vuoto è un’idea da riscoprire, in una società schizofrenica e onnivora, in cui non si è più in grado di cogliere l’interezza di ciò che ci circonda».
Oltre alle suggestioni dal mondo del fumetto e della pop-art, ora Rovero evolve verso un più sobrio classicismo, con rimandi all’arte fiamminga. Qui esposte, le opere della serie Babette, raffiguranti pentole e cucine, e i libri della serie Alma. Inoltre, sono presenti anche tre nuove opere ispirate alla città di Genova: prospettive insolite della città, dall’alto dei tetti della Superba. Mai oggetti animati, mai persone: ad essere raffigurati, solo oggetti inanimati e nature morte, che Rovero prova a rendere “vive”. Tutti i soggetti, le cucine e i libri in particolare, sono per lui “contenitori”: i primi, contenitori di cultura, i secondi dell’anima. Le sue raffigurazioni sono archetipi che, partendo da qualcosa di apparentemente finito, aprono scenari infiniti e suggeriscono molto altro.
Qual è la tecnica usata per la realizzazione di questi quadri? «Tutte le opere sono state realizzate con la tecnica undercolor, combinazione di elaborazione digitale e intervento manuale. Elaborato al computer, poi stampato e modificato a mano con pennelli e smalti, o con solventi a spruzzo e acrilici, che consentono di asportare il colore con un pennino. È un procedimento scelto apposta per ottenere nuovi effetti, per creare nuovi colori. Bisogna adattarsi ai cambiamenti nel modo di comunicare, adottare strumenti contemporanei. Mi piace pensare che il mio modo di fare quadri, unendo tecnica pittorica e fumetto, sia un modo per fare incontrare Tintin e i fiamminghi. Un’idea di arte trasversale, in linea con l’evoluzione multimediale della società di internet e dei consumi».
La controparte del vuoto di Pierpaolo Rovero
Inaugurazione: 23 novembre 2012 ore 18, alla presenza dell’artista
Mostra: 23 novembre – 8 dicembre 2012 | orari: da martedì a sabato 10.00-12.30, 16.00-19.00 e il giovedì 14.30-19.00
Il Basilisco, Piazza della Maddalena 7 – Genova galleria@ilbasilisco.info | www.ilbasilisco.info
Elettra Antognetti