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Il processo di aggregazione al Ministero dell'Istruzione è la chiave di volta per il futuro della struttura e vede impegnato in prima linea l'ex sindaco di Genova oggi presidente della Ligustica. «Non è semplice confrontarsi con il governo in questo periodo di spending review»
Dopo la visita di qualche settimana fa documentata in diretta con #EraOnTheRoad e il focus con Giorgio Devoto (responsabile dei corsi di studio) e Giulio Sommariva (direttore del museo), mancava ancora un tassello per completare il nostro approfondimento sull’Accademia Ligustica di Belle Arti, l’’istituzione cittadina che dal lontano 1751 si occupa della formazione artistica nella nostra regione. Abbiamo intervistato il neo presidente Giuseppe Pericu (sindaco di Genova dal 1997 al 2007, eletto il 25 novembre scorso presidente dell’Accademia e già membro dell’Assemblea), per capire quale sarà il futuro della “Ligustica” soffermandoci sul processo di statizzazione, vera e propria chiave di volta.
Presidente, innanzitutto come sta l’Accademia?
«Nonostante la sua semplicità, questa è una domanda complessa. Adesso l’Accademia sta bene perché è organizzata in modo da poter rilasciare titoli di studio di livello universitario legalmente riconosciuti, sia per la laurea breve che per la magistrale. Quindi, da questo punto di vista, siamo perfettamente allineati con le accademie statali. Tra le note positive, poi, c’è il museo che è una struttura fondamentale dell’Accademia ed è stato molto vivacizzato grazie alle attività dell’Associazione Amici dell’Accademia che è molto presente. Contemporaneamente, però, ci sono difficoltà legate al flusso di finanziamenti sempre minore rispetto alle esigenze dell’istituzione».
Siamo sempre alle solite: i finanziamenti scarseggiano, figurarsi per l’arte e la cultura.
«Pur essendo ristrette al minimo, il Consiglio d’amministrazione e l’Assemblea dei soci svolgono il proprio ruolo a titolo assolutamente gratuito, le spese di gestione sono sempre superiori ai fondi che abbiamo a disposizione. Questi ultimi arrivano soprattutto dal Comune e, poi, in quantità minore da Regione e Provincia. Ci sono poi le rette degli studenti, del tutto simili a quelle dell’Università degli Studi di Genova, il cui numero negli ultimi anni è andato sensibilmente aumentando, soprattutto grazie al riconoscimento del valore legale dei titoli a livello nazione ed europeo, a dimostrazione del fatto che siamo appetibili. Ma il saldo economico è sempre negativo».
Da questo punto di vista, le difficoltà potrebbero essere definitivamente risolte con il pieno compimento del processo di statizzazione dell’Accademia.
«Sono stato eletto proprio per portare a termine questo processo. Esiste, infatti, una legge che prevede che le Accademie private, come siamo noi, che siano le soli presenti in una Regione, possano essere statizzate ovvero inserite nel sistema delle Accademie statali non soltanto attraverso il riconoscimento del titolo di studio ma attraverso un processo di aggregazione più complessiva al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Il raggiungimento di questo obiettivo darebbe sicurezza nel tempo all’Accademia».
Lo Stato, dunque, garantirebbe una maggiore copertura economica?
«Diciamo, più che altro, che non ci sarebbe più un problema di introiti perché il personale docente e amministrativo sarebbe pagato direttamente dal Ministero».
E questo accorpamento riguarderebbe solo l’Accademia o comprenderebbe anche il museo?
«Non possiamo ancora dirlo con certezza perché bisogna aprire il confronto con gli organi statali. Comunque, rispetto al dettato normativa, sembrerebbe che la statalizzazione comprenda solo i profili legati alla parte formativa e non quelli museali. Il museo comunque, che ha una dotazione molto forte che nasce sia come strumento per coadiuvare la formazione che come entità autonoma, ha solo un conservatore e un addetto alla struttura.
Non resta che capire a che punto siamo all’interno di questo percorso.
«Abbiamo inoltrato formalmente un’istanza al Ministero e sto seguendo attivamente gli sviluppi ma certamente il confronto con il governo in questo periodo di spending review non è facile. In Italia, nella nostra situazione, c’è solo un’altra realtà che è quella dell’Accademia di Perugia, unica accademia in Umbria che da statale può diventare privata: tutte le altre regioni, invece, hanno già una o più accademie statali».
E nel frattempo, qualche progetto nel cassetto da realizzare durante il suo mandato?
«Diciamo che il vero obiettivo è la statizzazione. Per il resto sto ancora prendendo le misure. Cercheremo di fare qualche bella esposizione e di valorizzare al massimo il museo ma i progetti più ambiziosi devono per forza di cose attendere gli sviluppi del rapporto con il Ministero. Ho certamente qualche idea, suggestione più che altro ma non sono ancora comunicabile neppure come ipotesi di progetto».
Per chiudere, una domanda più personale. Qual è il rapporto di Giuseppe Pericu con l’arte? Sappiamo che da amministratore ha portato Genova alla ribalta internazionale come Capitale europea della cultura nel 2004, e nel privato?
«Come amministratore pubblico della città di Genova, ho sempre ritenuto la cultura l’unica scommessa possibile da vincere. Per questo, dopo tutta la lotta sostenuta per ottenere nel 2004 il riconoscimento a Capitale europea della cultura, assunsi direttamente io come sindaco il ruolo di assessore alla cultura per preparare al meglio lo svolgersi dell’evento. Come privato cittadino, non può esserci una grande differenza perché la persona resta unica, inscindibile: io sono sempre stato appassionato di fenomeni culturali, fin dalla mia formazione tradizionale fatta al liceo classico. Quindi, l’arte e la cultura fanno parte del mio modo di essere».
Simone D’Ambrosio