I delfini e le balene in Liguria a rischio a causa dell'inquinamento del mare: gli attivisti di Greenpeace hanno manifestato davanti alla sede della Regione
Ciao sono una balena. No, non una signora un po’ avanti negli anni che, tra il calo ormonale, una certa pigrizia per l’attività fisica e continui peccati di gola, si contorce come una serpe per calarsi in abiti impossibili il cui unico vantaggio è l’etichetta con una taglia in meno.
Sono proprio una balena, quelle per cui la costa ligure era chiamata dai romani “Costa balaenae” e dove nuoto beata insieme ai miei cugini i delfini a cui Portofino,”Portus delphinii”, deve il nome. Ti voglio presentare alcune specie della nostra famiglia: io sono una balenottera comune (Balaenoptera physalus), vicino a me puoi vedere il tursiope (Tursiops truncatus), la stenella striata (Stenella coeuruleoalba), il sempre più raro delfino comune (Delphinus delphis) ed infine il maestoso capodoglio (Physeter macrocephalus).
Viviamo nel Mediterraneo, in un’area protetta chiamata ”il Santuario dei Cetacei” che, grazie ad una collaborazione tra Francia (Costa Azzurra e Corsica), Principato di Monaco e Italia (Liguria, Toscana e nord della Sardegna), ha visto la luce nel 1999. Devo dire che mi sentivo a casa. Certo i pericoli sono sempre in agguato: incontri accidentali con imbarcazioni nautiche o con grandi reti ma l’inquinamento non l’avevo proprio considerato.
Così mi sono ritrovata a Genova, davanti al maestoso Palazzo Ducale, in compagnia degli amici di Greenpeace. Ero un po’ rigida in quell’involucro di cartapesta, il sorriso era quello di convenienza ma il cartello “cerco casa” faceva il suo effetto. Per completare la scenografia, i miei amici in tuta arancione hanno appeso striscioni alle finestre del palazzo della Regione con la scritta “Santuario inquinato, ora basta!” e si sono incatenati a dodici bidoni con la scritta “danger”. Perché? Per l’inquinamento da metalli pesanti, composti di idrocarburi aromatici, residui organici pullulanti di batteri fecali e tante altre sostanze tossiche che sono state riscontrate in ben 5 punti della costa ligure: Vado Ligure presso la foce del Segno, Cogoleto in corrispondenza della nota Stoppani , porto commerciale genovese presso l’Ilva, foce del Magra, bacino del porto della Spezia.
Ma il problema non è solo il mio: pensa a cosa metti in tavola quando ti nutri con i miei coinquilini, i pesci, o cosa ti scivola sulla pelle quando ti godi un bagno ristoratore nei caldi giorni estivi. Allora, sei d’accordo con me? Bisogna fare qualcosa perché un’ incantevole santuario non si trasformi in un lugubre cimitero.
Adriana Morando