Era stato scelto dal Papa per controllare e risanare i conti pubblici del Vaticano, cosa che Carlo Maria Viganò riuscì a fare per poi essere misteriosamente trasferito in America
Ancora una volta gli “Intoccabili” di La7. Una nuova inchiesta provocatoria, un argomento “scottante”, un’altra casta di intoccabili, ecco gli ingredienti di un’indagine che ha messo in luce come gli interessi economici non risparmino nessuno, neppure coloro che, pur nella loro dimensione umana, dovrebbero avere obiettivi più metafisici, i religiosi e con essi la loro “casa” madre, la Città del Vaticano.
In questo piccolo stato, che è il faro mondiale della cristianità dove si predica la carità, il rispetto, la moralità, parallelamente si tramano complotti di palazzo degni di veri “noir”, si corrompe e si è corrotti spinti dall’ambizione di maggior potere, si gioca disinvoltamente con il denaro (per la maggior parte donazione di credenti) con la disinvoltura dei più navigati brokers e, se si dimostra di essere troppo ligi, viene applicata la formula salva-faccia “promoveatur ut amoveatur” (ti promuovo per toglierti dalle scatole).
E’ quello che sembra essere successo a Carlo Maria Viganò, nominato Segretario Generale del Governatorato del Vaticano, il 16 luglio 2009, organismo con potere esecutivo che gestisce tutti gli appalti, i lavori, gli Enti e le forniture della roccaforte della fede. Al momento dell’incarico il bilancio segnava un pesante passivo di circa 8 milioni di euro, legato a transazioni poco trasparenti, come quella che ha comportato una perdita di 2,5 milioni di euro in un sol giorno, e all’utilizzo di ditte “aficionadas” per appalti di ogni genere.
Quando è stato rimosso dall’incarico, dopo solo poco più di un anno, il bilancio segnava un “più” di 34 milioni e 450 mila euro. Questo onesto prelato, figlio di imprenditori lombardi, con un’opera capillare e vigile su capitoli di spesa lievitati, su episodi di corruzione, sul riordino di magazzini caotici, su un impegno costante della trasparenza fa un lavoro immane di risanamento, procurandosi, per ovvi motivi, una miriade di nemici che lo attaccano con biechi bisbiglii di palazzo o con articoli “anonimi” come quelli comparsi su ”Il Giornale”.
Con lettere inedite che, inequivocabilmente, dimostrano i fatti, l’arcivescovo Viganò relaziona il Papa circa lo stato “drammatico” della gestione delle cose dello stato e, successivamente, di questo attacco alla sua persona, palesando i suoi timori circa voci che parlano di una sua destituzione dal servizio. Questa coraggiosa denuncia insieme ai tagli drastici con cui ha portato avanti il suo operato, prova ne siano il risparmio di 850 mila euro sul giardinaggio, utilizzati per creare una piccola centrale termica, o il dimezzamento dei 550 mila euro del costo del presepe natalizio, hanno toccato interessi economici enormi e il paventato allontanamento diventa una realtà.
Ancora una missiva, indirizzata al Presidente della Segreteria di Stato, Cardinale Bertone, dai toni duri in cui si chiede, tra l’altro, di poter dar conto del suo operato davanti agli organi preposti, come prevede il diritto canonico, e chiede conto della sua mancata nomina a Cardinale, come promesso, che “suona” come azione punitiva nei suoi confronti. Nonostante ciò, inesorabile arriva il suo trasferimento a Washington e la “promozione” a Nunzio Apostolico in USA, carica molto prestigiosa ma che ha il sapore di una beffa. In un ultimo disperato tentativo, il prelato si rivolge direttamente al Santo Padre ma senza esito e il 19 ottobre 2011, rispettando quel voto di obbedienza a cui sono legati i religiosi, parte per il nuovo incarico.
Questi i fatti e i dubbi di correttezza, sollevati dall’inchiesta, che hanno suscitato un prevedibile vespaio con critiche durissime da parte del Vaticano, il quale ha già minacciato pesanti azioni legali a salvaguardia dell’onorabilità non solo dei religiosi ma anche di grandi nomi della finanza o del faccendiere di cui si parla nel servizio… Non si può non essere d’accordo che prima di infangare l’immagine di una persona bisogna essere estremamente cauti ma i documenti presentati, la testimonianza di un personaggio del mondo finanziario, debitamente oscurato, che denuncia la perdita di 15 milioni di euro in 10 anni, l’enorme risanamento di bilancio, le lettere inedite di Viganò e, non ultima, la repentina (assolutamente lecita) nomina a cardinale di Mons. Giuseppe Bertello, uno dei due sostituti dell’arcivescovo, sono fatti che paiono difficilmente inconfutabili: le insinuazione, le ambiguità, le illazioni sono un problema di opinione che ognuno risolverà secondo coscienza.
Adriana Morando