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L’ultima tappa del nostro viaggio alla scoperta della qualità dell’aria della Città metropolitana di Genova passa attraverso l’inquinamento prodotto dalle industrie e dai grandi cantieri. I dati aggregati non destano particolari preoccupazioni, ma attenzione alle peculiarità territoriali, come Busalla e la sua raffineria
Nei precedenti articoli della nostra inchiesta sulla qualità dell’aria a Genova, abbiamo analizzato diverse fonti di inquinamento con la relativa incidenza sul quadro generale. Per completare l’analisi bisogna prendere in considerazione un ulteriore settore, quello delle industrie e dei cantieri attivi in città e provincia. Come vedremo, dall’analisi dei dati emergono alcuni elementi di particolare intessere: se, infatti, da un lato, esistono contesti evidentemente preoccupanti, dall’altro, per tutta una serie di situazioni a rischio, non è al momento previsto un sistema esaustivo di monitoraggio e di eventuale mitigazione del rischio (altrimenti detto, in termini molto più cool, resilienza).
Secondo i dati forniti da Ambiente Liguria, il sito ufficiale della Regione in tema ambientale, nel 2011 il comparto industriale ha prodotto 1273 tonnellate di NOx, cioè circa il 12% del totale registrato in Città metropolitana. Un dato che porta ad avere un “carico” pro capite annuo di 1,4 kg di questo inquinante: come abbiamo visto in precedenza, la cifra è leggermente maggiore di quella relativa al traffico veicolare privato ma è praticamente un decimo di quella relativa al porto.
Per quanto riguarda i particolati (PM10 e PM2,5), la produzione registrata si attesta sulle 37 tonnellate annue, cioè il 3,7% del totale registrato nell’ex provincia genovese: sono 42 grammi a testa ogni anno, circa 10 in meno di quanto fanno registrare auto e moto e meno di un trentesimo di quanto prodotto dal porto.
Questi dati sono in decrescita dal 2005, cioè da quando sono stati spenti definitivamente tutti gli impianti a caldo di Ilva, che incidevano in maniera consistente sulla media cittadina e provinciale.
Una prima considerazione ci porta a pensare che, tutto sommato, l’industria ha sì un peso non trascurabile ma senza dubbio i problemi gravi sono da ricercare altrove. Tuttavia, se si contestualizzano i dati raccolti con il luogo della misurazione, la lettura prende un’altra prospettiva, soprattutto per una precisa area della Città metropolitana genovese.
In alta Valle Scrivia, come è noto, è in funzione un impianto industriale decisamente impattante: la raffineria Iplom, che processa il greggio proveniente dal porto petroli di Multedo. Questo impianto, per cui è previsto il “rischio di incidente rilevante”, lavora ogni anno quasi 1,8 milioni di tonnellate di greggio e lo fa rilasciando nell’aria diversi tipi di sostanze, tra cui NOx e PM. Stando a quanto riportato nell’ultimo bilancio, la raffineria produce ogni anno 232 tonnellate di ossidi di azoto e 20 tonnellate di polveri sottili. In altre parole, nel primo caso abbiamo il 18% del totale prodotto da tutto il comparto industriale della Città metropolitana di Genova, cioè il 2% del totale delle emissioni di NOx registrate sul territorio, mentre per i particolati siamo sul 55% di incidenza di settore, che contribuisce per il 2% a tutta la produzione provinciale. Il tutto a Busalla, Comune che conta circa 5740 anime (secondo il censimento 2011), che si dividono l’onere di sopportare direttamente e fisicamente il flusso di emissioni prodotte dalla raffineria.
Facendo due rapidi calcoli, scopriamo che ogni singolo busallese ha per sé oltre 40 kg di NOx all’anno, superando di gran lunga il doppio della media metropolitana. Per fare un confronto a livello nazionale, solo l’area di Taranto è messa peggio, con una media di 50 kg procapite di NOx provenienti dagli impianti industriali, stando alle stime 2014 di Arpa Puglia.
Se si volesse chiudere veramente il cerchio sulla questione emissioni, sarebbero da quantificare anche quelle legate alle attività dei grandi cantieri attivi sul territorio. È intuitivo pensare che centinaia di camion e mezzi pesanti possano avere un’incidenza sensibile sugli equilibri dell’aria che respiriamo, non solo per via dei propulsori, ma anche per le polveri che producono e diffondono. Al momento, però, non sono stati previsti controlli specifici, nonostante la nostra città metropolitana sia “popolata” da diversi grandi cantieri, come ad esempio quelli per il Terzo Valico, per la copertura del Bisagno, per lo scolmatore del Fereggiano, per il nodo stradale di San Benigno, solo per citarne alcuni tra i più noti.
L’unico dato utile per provare a dare una dimensione di massima può essere ricavato nuovamente dallo studio di Regione Liguria: ogni anno i mezzi di trasporto pesanti circolanti producono 423 tonnellate di NOx, cioè circa due terzi di quello che viene prodotto dal traffico metropolitano privato. Per quanto riguarda la produzione di particolato, invece, le proporzioni sono leggermente diverse: le 73 tonnellate l’anno rappresentano quasi il doppio di quanto prodotto da auto e moto.
Con questi dati possiamo finalmente tracciare un disegno d’insieme della qualità dell’aria a Genova: come abbiamo visto, pur non essendo in estrema emergenza, esistono delle criticità che vanno affrontate con immediatezza. Porto e raffineria sono due sistemi decisamente inquinanti con un sicuro impatto sulla salute di chi ci vive vicino o ci lavora. Molti passi sono stati fatti, primo fra tutti lo spegnimento della lavorazione a caldo di Ilva, ma, come i numeri hanno dimostrato, bisogna insistere. L’ente Città Metropolitana ha preso in eredità dall’ex Provincia la tutela e la gestione ambientale: le criticità non sono solamente quelle relative al traffico veicolare ma sono diffuse e sotto gli occhi di tutti e, di conseguenza, le strategie per venirne a capo devono essere adeguate e lungimiranti, non dettate da sussulti emergenziali da campagna elettorale.
Il problema dell’inquinamento è un problema di tutti e tutti devono essere coinvolti per risolverlo. Ma proprio tutti.
Nicola Giordanella