Eletta per la prima volta nel 2007 come consigliere, Irene ha riversato nel suo ruolo amministrativo l'impegno politico che da sempre la contraddistingue. Oggi è assessore con deleghe a sport e cultura, servizi alla persona e tempo libero
Irene Ravera, classe ’82, è un’altra delle giovani forze recentemente entrate a far parte del mondo della politica cittadina: oggi impegnata nel ruolo di Assessore presso il Municipio VIII Medio Levante (negli ambiti servizi alla persona, tempo libero, sport e cultura), è stata eletta la prima volta come consigliere di Municipio nel 2007. Abbiamo parlato con lei della realtà dell’organo municipale e delle difficoltà e opportunità di questo percorso, iniziato a soli venticinque anni.
Partiamo da una premessa: il ruolo politico del Municipio è limitato, spesso le documentazioni arrivano all’ultimo e i pareri non sono vincolanti, una situazione che anche voi stessi avete denunciato (ne abbiamo parlato anche con la tua collega Bianca Vergati). Si possono migliorare secondo te il rapporto e la comunicazione tra il municipio e il Comune?
«I Municipi sono ancora in uno stato di evoluzione, non sono più le vecchie circoscrizioni ma il decentramento è ancora in una fase di rodaggio. Ho fiducia che nel giro di qualche anno si possano correggere i difetti di questo sistema, per arrivare ad un momento in cui il Comune avrà un ruolo di pianificazione generale e l’amministrazione minuta sia gestita direttamente dai Municipi. Ma se fino ad adesso il decentramento e il ruolo dei Municipi sono stati una decisione del Comune, in futuro molto dipenderà da cosa a livello centrale si deciderà di fare con le città metropolitane, al momento sembra tutto molto fumoso e ambiguo».
«A livello locale, a mio parere, i rapporti tra il Comune di Genova e i Municipi sono molto migliorati rispetto all’amministrazione precedente. Non si tratta di modifiche normative, ma dell’iniziativa degli assessori e dei presidenti delle commissioni comunali che coinvolgono molto di più i Municipi nelle scelte e nell’elaborazione delle idee. In questo credo che sia fondamentale il fatto che due importanti assessori della giunta Doria, Bernini e Crivello, provengano dall’esperienza di presidenti di Municipio.
Ma la trasformazione delle ex circoscrizioni in municipi secondo me ha come punto debole la progressiva perdita di efficacia del consiglio municipale a favore della giunta. Questo fattore rientra in una globale riduzione dell’importanza delle assemblee elettive rispetto agli esecutivi, a tutti i livelli, dai comuni al Parlamento, dal momento in cui ormai da molti si privilegia il primato della velocità e dell’efficacia e quindi il normale iter democratico viene visto come un impaccio. Purtroppo tutte le proposte di riforma o adeguamento del funzionamento dei municipi sono andate verso questa strada di verticizzazione».
Credi che la cittadinanza abbia fiducia e veda come riferimento il Municipio? Oppure la percepisci distante? La sensazione è che molte persone non abbiano idea del ruolo e dell’utilità di questa istituzione, forse anche a causa di un progressivo “taglio” di funzioni e competenze. Come pensi si possa rimediare a questa situazione? Si può migliorare il rapporto cittadino-municipio?
«Negli anni la familiarità con i municipi è cresciuta, anni fa quando dicevo di essere consigliere mi capitava spesso di dover spiegare cosa fosse il Municipio! Il Municipio è composto da persone radicate nel proprio territorio, spesso il consigliere di riferimento è un tuo vicino di casa, un tuo ex compagno di scuola, una persona che vive dove vivi tu e ha i tuoi stessi problemi in un territorio più piccolo rispetto a quello molto ampio di Genova, questo permette ai cittadini di vivere questa istituzione come un qualcosa di vicino cui ci si approccia senza timore. Quotidianamente nei nostri uffici passano singoli e associazioni che ci portano le loro proposte, le loro critiche, ci sottopongono problematiche e idee per affrontarle. Il nostro scopo è migliorare la vivibilità nostri quartieri, non esistessero i municipi le nostre richieste e i nostri interventi potrebbero sparire all’interno di una più ampia programmazione comunale.
Chi critica la presenza dei Municipi e ne vorrebbe l’abolizione di solito è spinto solo dall’idea di riduzione della spesa, come se la riduzione dei costi della politica sia possibile solo sopprimendo gli spazi di democrazia, confronto politico e proposta».
Quando è cominciata la tua esperienza nella politica e cosa ti ha spinto verso questo percorso?
«Ho respirato politica sin da piccola, tutti nella mia famiglia sono sempre stati politicamente impegnati, anche se nessuno di loro ha mai avuto incarichi elettivi. Se chiedi a molte persone della mia generazione perché abbiano deciso di fare politica, è facile che la risposta sia simile. Arrivi ad un certo punto in cui ti chiedi “cosa ci sto a fare?”. Molti rispondono facendo bagagli e biglietto di sola andata per qualche posto in cui le proprie capacità possano essere valorizzate, altri, come me, decidono di rimanere sperando di poter cambiare qualcosa.
Fin da adolescente sono sempre stata attiva nei movimenti, ma questi, giustamente, hanno spesso una visione particolare, mentre io ero interessata ad una visione globale, che solo un partito può avere. Quando ho iniziato c’era un fervente dibattito all’interno della sinistra, la volontà di riunificare i soggetti esistenti, la voglia di un rinnovamento che partisse dai valori condivisi della nostra area, ma che potesse essere coniugata alle necessità del mondo di oggi. È stato un percorso travagliato, pieno anche di momenti dolorosi, come l’esclusione della sinistra radicale dal Parlamento dopo le elezioni del 2008. Adesso mi trovo perfettamente a mio agio in Sinistra Ecologia Libertà, partito a cui ho aderito sin dall’inizio e di cui mi sento fortemente parte, visto che ho partecipato al percorso che ha portato alla sua nascita e in cui le motivazioni che mi hanno portato a fare politica sono pienamente espresse.
Certamente i partiti non sono l’unico strumento per cambiare la società, anche i movimenti, i comitati, l’associazionismo e il volontariato sono mezzi di partecipazione e miglioramento civile e sociale».
Tu sei già stata consigliere di Municipio. Com’è il primo impatto con la politica, quando l’esperienza è zero?
«La mia elezione al Municipio Medio Levante nel 2007 mi colse di sorpresa, avevo 25 anni e mi ero sempre dedicata di grandi temi come i diritti civili e le pari opportunità, mentre poco mi ero occupata di pubblica amministrazione. Mi sono messa a lavorare e a studiare. Ho avuto due grandi fortune: essere all’opposizione in una coalizione molto coesa con persone che sono state di fondamentale aiuto per la mia crescita e la possibilità di partecipare ad un corso di formazione per amministratrici neo-elette organizzato dalla Consigliera di parità della Regione Liguria, Professoressa Maione. Questo corso mi ha insegnato i rudimenti di pubblica amministrazione, diritto, economia e gestione degli enti locali, con cui ho affrontato con maggiore sicurezza e consapevolezza il mio mandato. Il resto è stata pratica sul campo».
Quali differenze e difficoltà hai trovato nell’approcciare il nuovo ruolo di assessore?
«Il ruolo del consigliere è propositivo, mentre l’assessore ha l’onore e l’onere di prendere le decisioni. Non sempre è facile, soprattutto nel mio caso in cui le deleghe che mi sono state assegnate (servizi alla persona, tempo libero, sport e cultura) prevedono un budget di spesa per il finanziamento delle attività. È una grande responsabilità perché si tratta di spendere soldi pubblici, non molti, ma con cui si possono costruire servizi utili per i cittadini, in cui anche poche centinaia di euro possono fare la differenza. Facendo parte di una generazione che di soldi ne ha visti e ne vede pochi, ho un timore reverenziale nei confronti del denaro e non posso concepire gli sprechi inutili. Bisogna essere giusti ed equi e cercare di trarre il massimo da quello che il Comune stanzia per noi. Per questo sin dall’inizio come giunta abbiamo deciso di erogare le risorse tramite bandi, per permettere a tutte le realtà associative, che nel nostro territorio sono tantissime e vivacissime, di partecipare, non solo come richiedenti fondi, ma come parte attiva».
La tua posizione ti permette di concretizzare i tuoi sforzi sui temi che reputavi urgenti da semplice cittadina?
«Essendo una “piccola amministratrice” da molti anni la mia visione da semplice “cittadina” è un po’ deformata, nel senso che ogni volta che i miei amici mi fanno domande su alcune problematiche mi capita spesso di dare risposte tremendamente realistiche come “ma sai, il patto di stabilità…”, “il contratto di servizio con l’azienda x prevede…”, “i trasferimenti sono stati tagliati…” e via dicendo.
Per quanto riguarda i temi importanti, per me e per i componenti della giunta di cui faccio parte, quello più importante è la partecipazione. Come abbiamo scritto nella nostra presentazione alla cittadinanza appena insediati, la nostra idea di Municipio è quella di un laboratorio aperto alla società e alle sue forme organizzate per costruire assieme la città che vogliamo. La voglia di partecipazione è molta, dall’adozione di aree verdi all’organizzazione di eventi o iniziative sociali, e senza il supporto del municipio tutta questa vivacità potrebbe andare persa visto che forniamo a chi desidera i materiali, gli spazi, le competenze per facilitare i lavori. In questo senso le iniziative che abbiamo organizzato e che vogliamo realizzare non vogliono essere autoconclusive e fini a se stesse, ma il riappropriarsi di spazi che già ci appartengono, come il mare, le piazze, i parchi, le strade. Le idee per il futuro sono molte, speriamo per il 2013 di continuare ad avere un budget adeguato per continuare il lavoro iniziato».
Claudia Baghino
[foto di Daniele Orlandi]