Continua lo stato di agitazione dei circa 300 lavoratori dell'antico Albergo dei poveri che ribadiscono "Il tentativo di privatizzazione, abbassando il costo del lavoro, è fallito, questa è una sconfitta della politica"
La situazione dell’istituto per anziani Emanuele Brignole di Genova – dopo che la gara bandita per costituire una società mista, con la cessione del 49% delle quote a un socio privato, è andata deserta – diventa complicata e sul futuro dell’antico Albergo dei poveri pesano diverse incognite.
I lavoratori, terminata un’occupazione durata alcuni mesi, continuano lo stato di agitazione perchè la gestione scellerata dell’azienda di servizi alla persona ha procurato inevitabili disagi, oltre ai dipendenti, anche a 400 anziani e 700 famiglie che «Sono al nostro fianco e condividono le ragioni della protesta», spiega Donatella Rizzo, segreteria Cgil Funzione pubblica. L’Istituto Brignole, come è noto, si trova in una pesante crisi finanziaria con un debito stratosferico di circa 45 milioni di euro.
Tutte le sigle sindacali in questi mesi si sono battute per contrastare le politiche della Regione Liguria in materia di assistenza sanitaria e socio-assistenziale, in particolare contro la decisione, presa unilateralmente, di non mantenere il contratto attualmente in essere per i lavoratori, e privatizzare, attraverso gara, il 49% dell’azienda, di fatto svendendola.
«Evidentemente, l’aver voluto tutelare molto l’azienda, la parte pubblica, nella stesura del bando, ha ridotto l’appeal dei privati, in un momento di grave crisi economica», ha detto l’assessore al Welfare della Regione Liguria Lorena Rambaudi. Per l’assessore, inoltre, il fatto di avere i dipendenti in agitazione a causa del mancato accordo sindacale, non ha facilitato lo sbocco della gara.
Non è dello stesso avviso la Cgil «Regione Liguria e Comune di Genova hanno sostenuto che tecnicamente era impossibile inserire nei capitolati di gara una pregiudiziale che consentisse di garantire gli attuali contratti dei dipendenti – spiega Rizzo – Invece, secondo i nostri legali, non è così e ci sono diverse sentenze in questo senso. A questo punto noi pensiamo ci fosse una precisa volontà politica nel voler privatizzare l’azienda grazie all’abbassamento del costo del lavoro. Il tentativo però è fallito e si tratta di un’evidente sconfitta della politica».
D’altra parte, ricordano i sindacati, ben 5 piani aziendali non sono stati in grado di invertire la rotta perchè è arduo ripianare un simile deficit «Se non vengono sfiorate minimamente le responsabilità principali del disastro finanziario – spiega Rizzo – dirigenti che si sono dimostrati incompetenti generando un buco milionario». E proprio in merito allo sperpero di denaro pubblico i sindacati annunciano che a breve presenteranno un esposto alla Procura.
Inoltre, precisa Rizzo «In un contesto difficile come quello del Brignole era immaginabile che dei seri imprenditori non avrebbero partecipato alla gara. Manca, infatti, un altrettanto serio interlocutore, che si assuma le proprie responsabilità, ma finora le istituzioni pubbliche hanno preferito nascondere la testa sotto terra invece di impegnarsi a fondo per risolvere i problemi».
Ma dunque qual è il futuro dell’istituto Brignole, dei suoi 300 dipendenti e dei numerosi ospiti?
I possibili scenari sono due. Un nuovo bando di gara più articolato e con parametri più flessibili, soluzione improponibile per la Cgil «Perchè si dovrebbero diminuire ulteriormente i costi del lavoro e a pagare sarebbero sempre i dipendenti». Oppure non è da esludere la soluzione più drastica, ovvero la chiusura definitiva dell’esperienza Brignole.
La situazione per i lavoratori resta molto tesa «Vogliamo capire ora cosa succederà – conclude Rizzo – Abbiamo chiesto di aprire un tavolo con Comune e Regione. Speriamo nella nuova giunta di Marco Doria e soprattutto il nostro auspicio è che la Regione abbandoni le sue posizioni ideologiche e sia disponibile a confrontarsi con i lavoratori».
Matteo Quadrone
[foto di Daniele Orlandi]