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Dal 5 ottobre 2012 al 7 aprile 2013 si potranno vedere più di ottanta opere dell'artista spagnolo: guarda il video e l'intervista alla curatrice
«Palma di Maiorca è per me poesia e luce»: sono queste le parole dell’artista Joan Mirò che hanno dato il titolo alla mostra inaugurata ieri a Palazzo Ducale (giovedì 4 ottobre, ndr), e che rimarrà aperta al pubblico fino al 7 aprile 2013.
Proprio nel periodo in cui Mirò è vissuto sull’isola, che corrisponde agli ultimi trent’anni della sua vita, sono state realizzate le opere che si possono vedere nella mostra: sono oltre 80 fra quadri a olio, acquerelli e sculture, che rappresentano questa fase della vita e della carriera di Mirò e che culminano con una ricostruzione dello studio in cui lavorava, i cui arredi originali sono stati portati a Genova grazie alla Fundaciò Pilar i Joan Mirò, costituita mentre lui era ancora in vita (tre anni prima di morire ha donato infatti alla cittadinanza parte delle sue opere) e che ha contribuito alla realizzazione della mostra.
È qui che incontriamo la curatice Maria Luisa Lax Cacho, una delle maggiori esperte di Mirò a livello internazionale, che ci spiega il rapporto che l’artista aveva con il suo lavoro e con la sua terra. Nato a Barcellona e vissuto poi a Palma di Maiorca, Mirò ha avuto da sempre un legame molto profondo con la terra e con il mare, elemento che caratterizza anche Genova, che proprio con la Spagna condivide il fatto di essere affacciata sul Mediterraneo.
Che cosa spera che questa mostra lascerà a Genova e ai genovesi?
«Spero che attraverso questa mostra i genovesi scoprano un Mirò molto più sconosciuto al pubblico in generale, legato soprattutto all’ultima tappa della sua vita, al periodo della maturità, dove vediamo un artista molto più “violento e aggresstivo”, nel senso che si sentiva molto più libero di creare quello che veramente voleva, indipendentemente dal fatto che piacesse o meno, anche se al tempo stesso ha avuto interesse a creare un’arte accessibile al pubblico».
Mirò è nato a Barcellona e vissuto a Palma di Maiorca: due città si mare, così come Genova. Si può parlare di un legame tra la nostra città e il mondo dell’artista?
«Certo, secondo me Mirò sarebbe stato molto felice in questa città. Qui ci sono elementi a lui molto cari, come il mare, il cielo e la natura, perciò penso che a Genova Mirò si sarebbe sentito come a casa sua».
C’è un’opera in particolare che si possa definire più bella e più significativa, tra tutte quelle esposte nella mostra?
«Ognuno ha le sue preferenze, che non sono per forza le stesse per tutti. Ci sono in particolare tre opere, appartenenti al periodo del 1959, realizzate in inchiostro e guazzo e legate alla collezione delle costellazioni, che sorprenderanno molto il pubblico. Abbiamo anche tele molto grandi che hanno un senso molto diverso: appartengono al periodo in cui Mirò decide di iniziare la sua “antipittura”, ossia rompere la tradizione e utilizzare elementi non tradizionali. In questa mostra possiamo dunque vedere due tendenze molto diverse nell’opera di Mirò: una molto più poetica e una molto più aggressiva».
Le opere che vediamo nel museo caratterizzano una fase non tanto di “maturità artistica”, quanto di “purificazione dell’opera“. «Sono una pianta che cresce»: così definiva se stesso, ed era infatti solito realizzare ogni opera con tempi molto lunghi, perché ogni giorno dedicava molto tempo a riflettere su quanto aveva fatto e su come poteva proseguire. In questi anni Mirò riprende in mano alcune sue vecchie tele e ci ridipinge sopra, in una sorta di rivisitazione da zero del suo processo creativo. Ripensa la materia, raccogliendo oggetti abbandonati e collezionandoli nel suo studio in attesa di trovare un modo creativo per “combinarli”. Realizza dipinti-collage dove la base per la pittura è fatta di ritagli di giornale, compensato, cartone o altri materiali da riciclo. Arriva infine a stendere il colore con i pugni, con i piedi (camminando sulla tela) e con i capelli, perché tutto il suo corpo partecipasse alla realizzazione dell’opera: al termine della mostra, i visitatori sono invitati a porre la propria mano in una vasca di colore e a imprimerla su una tela alla parete, per sperimentare in prima persona quanto hanno osservato nel percorso.
Sono anche gli anni in cui Mirò dipinge grandi opere site specific per luoghi pubblici e visibili a tutti (e riprodotte nella mostra tramite immagini fotografiche), dal Terrace Plaza Hotel di Cincinnati alla sede delle Nazioni Unite a New York.
Marta Traverso
3 commenti su “Joan Mirò a Genova: a Palazzo Ducale la mostra “Poesia e luce””