A Genova la situazione più critica è quella dell'ospedale San Martino. Ma anche al Galliera alcuni contratti part-time sono stati revocati. Il problema è la forte discrezionalità delle singole aziende nel concedere questa tipologia contrattuale
Un problema spinoso che coinvolge migliaia di lavoratori liguri del comparto sanità – parliamo dei dipendenti di Asl ed aziende ospedaliere con contratti part-time – ieri è stato al centro di un intervento del gruppo dell’Italia dei Valori che ha presentato in consiglio regionale una mozione in merito.
«Alcune Asl Liguri hanno revocato indiscriminatamente molti contratti part-time esistenti – spiega il presidente della commissione sanità e consigliere IDV, Stefano Quaini – noi riteniamo ragionevole che tale discussione riparta dalla terza commissione consiliare, tenendo presenti i diritti di quei lavoratori che grazie alla legge 662 del 1996 decidono di intraprendere questo percorso».
La questione riguarda tutta la Liguria perché di fatto manca una regia complessiva che guidi le scelte delle singole aziende sanitarie locali e dei presidi ospedalieri che, di conseguenza, agiscono come corpi a sé stanti.
Tutto scaturisce dal Decreto Brunetta sulla pubblica amministrazione, risalente al 2008 (Decreto Legge 112 del 25 giugno 2008 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione Tributaria”), che in pratica ha trasformato l’inquadramento part-time dei dipendenti da diritto individuale a diritto negoziabile. In altri termini quello che prima era un diritto del lavoratore, oggi è diventata una concessione discrezionale dell’azienda. E nel comparto sanitario la conseguenza è stata la sospensione di molti contratti part-time. Gli unici a salvarsi sono stati i dipendenti che avevano ottenuto il contratto prima del 2008, mentre tutti gli altri sono dovuti passare attraverso la rinegoziazione con gli enti interessati.
«Chi sceglie questo rapporto di lavoro guadagna consapevolmente la metà dello stipendio e accetta di rinunciare ad avanzamenti di carriera – sottolinea Quaini – ma spesso lavora con maggior entusiasmo perché questa tipologia contrattuale va a salvaguardare l’esigenza personale di conciliare l’attività lavorativa con le proprie necessità di tipo personale e familiare».
Infatti ad accedere a questa tipologia di contratto sono in maggioranza donne, neo mamme o comunque con bambini piccoli, oppure persone con familiari che necessitano di assistenza.
«Le singole aziende si sono comportate in maniera diversa – spiega Mario Iannuzzi, del sindacato autonomo Fials – secondo l’interpretazione prevalente della legge, le revoche dei contratti part-time devono essere degli atti mirati. Per quanto riguarda Genova, l’Asl 3 ha prorogato i contratti fino al 2015, quindi non esistono particolari criticità. Ma i nuovi contratti sono comunque rigidi e l’azienda ha ampia facoltà di decidere a quali figure professionali concedere il part-time e quale tipologia di part-time utilizzare. I problemi maggiori riguardano invece il Galliera ed il San Martino. Al Galliera non c’è stato nessun accordo sindacale e l’azienda ha revocato alcuni part-time. I lavoratori hanno fatto ricorso al giudice che però ha dato loro torto. Al San Martino, l’azienda con il maggior numero di lavoratori part-time, la proroga è in scadenza ed i contratti dovranno essere rinegoziati».
Secondo il presidente della Commissione Sanità, nell’area genovese la situazione più critica è quella dell’ospedale San Martino, dove molti contratti sono stati revocati, mentre all’ospedale Gaslini occorre approfondire il quadro attuale ed in generale «È necessario fare chiarezza con l’obiettivo di ottenere un’uniformità di vedute su tutto il territorio».
Certo la questione è delicata, come ricorda Iannuzzi, perché «Da una parte le aziende del comparto sanitario, grazie a questi contratti possono risparmiare risorse, però allo stesso tempo, in regime di blocco di assunzioni, hanno bisogno di diminuire il ricorso a queste tipologie contrattuali visto che non possono recuperare nuovo personale dall’esterno».
«La normativa europea stimola a perseguire questo tipologia contrattuale – continua Quaini – ed esiste una sufficiente giurisprudenza che ha dato ragione ai lavoratori di altre regioni italiane che, nonostante la difficile fase economica, si sono adeguate alle direttive europee».
«Almeno in una parte dei casi è necessario un attento riesame per mantenere valido questo strumento di tutela individuale – conclude Quaini – Grazie al nostro intervento la discussione è stata riaperta ed avverrà un passaggio significativo in commissione Sanità per approfondire una tematica di importanza vitale per molti lavoratori».
Matteo Quadrone