La spesa stimata per ristrutturare le aree dell'ex Ospedale Psichiatrico tornate proprietà di Asl3 dopo la firma dell'accordo di programma supera i 9 milioni e 600 mila euro. La strada verso la nuova Casa della Salute di Quarto è ancora lunga. Facciamo il punto
L’accordo di programma tra Regione Liguria, Comune di Genova, Asl 3 ed Arte, siglato nel novembre scorso (29/11/2013), oltre a sancire la salvaguardia delle funzioni pubbliche in 2/3 della parte ottocentesca dell‘ex Ospedale Psichiatrico di Quarto (l’altra porzione dell’ex manicomio, invece, è già stata venduta dalla Regione a Valcomp II, società partecipata da Fintecna Immobiliare), prevede in essere anche l’adeguamento strutturale degli stessi padiglioni – 1, 2, 3, 11, 12, 13, 14, 18, 19, 20, 22, 23, 24 – di cui l’azienda sanitaria genovese ha riacquistato la disponibilità, nell’ottica di accogliere funzioni sanitarie differenziate.
A distanza di poco più di cinque mesi dalla firma dell’intesa, salutata positivamente sia dalle istituzioni sia dall’opinione pubblica – nonostante permangano comunque alcuni nodi critici come la viabilità di accesso al complesso e la carenza di parcheggi a supporto dei servizi pubblici (nuova piastra sanitaria o “Casa della Salute” del Levante, che dir si voglia, e centro servizi) – facciamo il punto della situazione analizzando nel dettaglio quali interventi, e relativi costi a carico della collettività, sono necessari affinché il complesso di Quarto possa trasformarsi in luogo idoneo per la fruizione delle future attività.
Scorrendo gli atti ufficiali dell’azienda sanitaria scopriamo così che la spesa stimata per ristrutturare l’area supera i 9 milioni e 600 mila euro, dei quali 8 milioni saranno reperibili tramite l’accensione di un mutuo. In allegato alla Delibera n. 115 del 27 febbraio 2014 (Manovra patrimoniale di cui alla L.R. n. 22/2010, provvedimenti necessari all’attuazione dell’accordo di programma di cui alla deliberazione 673/2013), l’Asl 3 ha predisposto un aggiornamento del “piano di rifunzionalizzazione dell’ex OP di Quarto” che prevede “un costo complessivo per l’adeguamento delle sedi Asl 3 interessate dalla ricollocazione delle funzioni pari ad euro 9.610.000.00, di cui 7.550.000.00 per la sola sede di via Maggio 6 (ex OP Quarto)”.
Parziale copertura potrebbe essere garantita dalla valorizzazione tramite vendita dell’immobile di via Bainsizza 42 (attuale polo sanitario del Levante), come previsto dal sopracitato accordo di programma. Tuttavia, il documento sottolinea “nelle more dell’avvio delle procedure di valorizzazione dell’immobile sito in via Bainsizza 42, ed al fine di poter dare corso immediato agli interventi necessari, si rende opportuno prevedere l’accensione di un mutuo per l’importo residuo pari ad almeno euro 8.000.000”.
Scelta confermata nella Delibera n. 207 del 10 aprile 2014, con la quale si avanza la richiesta formale di autorizzazione a contrarre un mutuo decennale per complessivi 13 milioni e 950 mila euro (con rate annuali di 1.650.000) finalizzato a realizzare: opere di ristrutturazione nell’area ex OP Quarto (8 milioni); nuovo Laboratorio di Patologia Clinica dell’Asl 3 presso l’ex Ospedale Celesia di Rivarolo (3 milioni e 850 mila euro); ristrutturazione e adeguamento funzionale del Centro Grandi Ustionati dell’Ospedale Villa Scassi (2 milioni).
L’aggiornamento del “piano di rifunzionalizzazione” contempla l’utilizzo delle seguenti strutture di proprietà dell’Asl 3, ottimizzando l’occupazione degli spazi in base alle funzioni svolte all’interno di ciascuna di esse: ex OP di Quarto; ex Ospedale Celesia, padiglione a valle; palazzina via Maggio 3 c/o sede Provincia; viale Bracelli 237R – 243R; viale Frugoni; ex Ospedale di Recco. Inoltre è in fase di trattativa la possibilità di locazione da altri enti pubblici, o scambio di proprietà con altri enti pubblici, di spazi da destinarsi a SC Formazione e SC Psal Levante (per entrambe le strutture complesse l’azienda sta valutando l’ipotesi di spazi esistenti all’interno del Celesia).
Come spiega il documento dell’Asl 3, presso l’ex OP di Quarto “sarà trasferita tutta l’attività sanitaria svolta presso la sede di via Bainsizza, realizzando la cosiddetta “Casa della Salute” e potenziandola, tra l’altro, con attività di distribuzione diretta dei farmaci”. Si prevede poi di “Mantenere il Centro Disturbi Alimentari; mantenere tutte le funzioni degenziali legate ai pazienti psichiatrici, accorpando le attuali due strutture in un unica sede e realizzando in essa livelli differenziati di assistenza; mantenere presso l’attuale sistemazione la parte residenziale e semiresidenziale dei disabili gravi; mantenere il Centro di Educazione Motoria; ampliare la sede del Sert; mantenere la Direzione del Distretto di Levante, la Direzione del Dipartimento delle Cure Primarie e delle Attività Distrettuali e l’attività delle SC Cure Primarie”. Inoltre verranno realizzati ex novo “tutti gli impianti di alimentazione elettrica e termica. Gli impianti attualmente in uso, infatti, sono collocati in spazi oggetto di cartolarizzazione”.
Infine, si evidenzia che “dovrà essere affrontato all’interno del PUO (progetto unitario operativo che l’accordo di programma prevede a carico di Arte) il nodo dell’accessibilità e dei parcheggi per la struttura. L’accessibilità attuale è garantita attraverso proprietà private (aree Fintecna), così come le aree individuabili, in oggi, come parcheggio da destinarsi alla struttura sanitaria, insistono anch’esse su proprietà di Fintecna”. Un recente incontro, promosso dall’assessore all’Urbanistica e Vicesindaco di Genova, Stefano Bernini, ha portato all’istituzione di un tavolo tecnico tra Asl 3, Fintecna e Arte per affrontare in maniera congiunta tale problematica.
Nell’attigua sede di via Maggio 3, invece, saranno trasferite “la Direzione del Dipartimento di Salute Mentale, ristrutturando inoltre il Centro Salute Mentale lì già operante ma in locali fatiscenti, l’attività dell’Assistenza Domiciliare Integrata e della Guardia Medica”.
Il programma triennale delle opere pubbliche 2014 – 2016, approvato dall’Asl 3 con Delibera n. 230 del 15 aprile, specifica nel dettaglio i costi. In particolare, per via Maggio 3: “ristrutturazione Centro Salute Mentale, nuova sede Dipartimento Salute Mentale e nuovi locali Guardia Medica e Assistenza Domiciliare Integrata (stima 535 mila euro, in progettazione)”; per l’ex OP Quarto: “nuova Casa della Salute (2 milioni e 400 mila euro, in progettazione), ampliamento Sert presso padiglione 24 (548 mila euro, in progettazione), nuova residenza psichiatrica il Camino presso padiglione 20 (1 milione e 40 mila euro, in progettazione), ristrutturazione padiglione di ingresso compreso restauro facciata (2 milioni e 100 mila, pianificato), nuova centrale termica e cabina MT e BT e sistemazione fondi, spogliatoi e camera mortuaria (1 milione e 600 mila, pianificato), nuova sede Centro Educazione Motoria (800 mila euro, pianificato), nuova sede Centro Disturbi Alimentari (300 mila, pianificato)”.
Per quanto riguarda gli altri spostamenti: l’attività interdistrettuale di Medicina dello sport, attualmente svolta in via Bainsizza, sarà ubicata presso la sede di via Bracelli, la centrale di sterilizzazione destinata al territorio troverà posto all’interno dell’ex Ospedale di Recco, mentre gli uffici della SC Bilancio e Contabilità saranno ospitati in via Frugoni. Resta, infine, da trovare una nuova sede dove accentrare i magazzini economali aziendali. E si procederà ad esternalizzare i servizi di cucina (è in corso procedura di gara a tal fine, vedi la nostra inchiesta) e la gestione degli archivi (procedura di gara da avviare).
Il trasferimento che suscita maggiore preoccupazione è quello dei malati ancora oggi ospitati nel Centro Alzheimer dell’ex manicomio di Quarto, destinati a traslocare presso l’ex Ospedale Celesia di Rivarolo, in locali di nuova realizzazione recentemente ristrutturati. I famigliari dei pazienti, però, sono fortemente contrari ed hanno scritto una lettera aperta indirizzata al Presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, al Sindaco di Genova, Marco Doria, al Direttore Generale dell’Asl 3, Corrado Bedogni.
“Nonostante le ripetute sollecitazioni e i colloqui rassicuranti avuti con il Direttore dell’Asl 3, Bedogni, resta la previsione dello spostamento al Celesia, unico trasferimento previsto di malati (gli altri restano al loro posto, comprese le Direzioni, il Centro Disturbi Alimentari, ecc.) – si legge nella missiva – Se così fosse, la situazione, già di per sè problematica, si aggraverebbe ulteriormente da molti punti di vista. Innanzitutto, i nostri malati sarebbero costretti ad instaurare nuovi rapporti con il personale di cura e di assistenza, perdendo il riferimento sicuro di relazioni consolidate e conquistate nel tempo, spesso con grande fatica. Ma vi sono anche altri fattori che sconsigliano vivamente di allontanare i pazienti da questo luogo ormai familiare, come il rapporto con gli altri malati Alzheimer, curato particolarmente dal personale, tenendo presente che, per qualcuno, il periodo di familiarità con l’ambiente, con gli operatori e con gli altri degenti, dura da diversi anni. Infine, e non certo per ultimo, la vicinanza con i familiari”.
La lettera è stata scritta dopo l’incontro del 17 marzo scorso, quando l’Assessore Regionale alla Salute, Claudio Montaldo, ha prospettato la possibilità di inserire il settore dei malati di Alzheimer di Quarto sopra la collina di S. Martino, al Centro “Galliera” in via Minoretti, anziché al Celesia di Rivarolo. “Ma anche questa soluzione, per quanto preferibile rispetto al Celesia, non riduce la nostra preoccupazione per il necessario riadattamento da parte dei malati ad una nuova collocazione, a luoghi e persone sconosciute che causerebbero nuovo disorientamento – continuano i familiari – Il complesso di Quarto è sorto sulla spinta di una nuova cultura socio-sanitaria, di promozione della salute attraverso ambienti protetti e condizioni di vita che riproducono al massimo la quotidianità. Se Quarto è un modello di edilizia socio-sanitaria che giustamente viene conservato per le altre fasce deboli della popolazione, ancora di più dovrebbe essere messo al servizio delle persone con Alzheimer. E, quindi, perché dover spostare questi malati? Ma la città di Genova e la stessa Regione è possibile che non abbiano un riguardo per i pazienti, tra i più indifesi, come sono quelli afflitti dal morbo di Alzheimer? A chi si deve fare posto a Quarto? Si parla di costruire palazzi e box per gli inquilini, realizzare attrezzature sportive, trovare spazi per uffici, e quant’altro. E tutto questo passa davanti a malati così gravi!“.
La risposta dell’assessore Montaldo non si è fatta attendere: «Nell’incontro del 17 marzo abbiamo spiegato ai famigliari che si tratta di un trasferimento di funzioni, non di persone. Le situazioni delle persone verranno esaminate caso per caso, individuando di volta in volta la soluzione migliore per i pazienti e per le famiglie. Finora non c’è nessuna decisione imminente. Sappiamo, però, che prima o poi il centro dovrà chiudere».
Lorenzo Pellerano, consigliere regionale d’opposizione (Lista Biasotti), da sempre attivo sul tema ex OP di Quarto, commenta così gli ultimi sviluppi della vicenda: «L’azione sinergica di diversi soggetti quali Municipio Levante, Comune di Genova, Coordinamento per Quarto, ha consentito di salvaguardare, almeno parzialmente, la funzione pubblica del complesso, ma allo stesso tempo rende inevitabile l’esecuzione di determinati interventi per adeguare gli spazi alle nuove funzioni».
Secondo Pellerano «Nel corso del tempo la partita di Quarto è stata portata avanti senza una strategia precisa, ed oggi ne paghiamo le conseguenze. Sulla parte ottocentesca dell’ex manicomio, probabilmente perché si ipotizzava la vendita totale, negli ultimi anni non è stata compiuta una manutenzione puntuale. Quindi, oggi è necessario spendere cifre significative per metterla a posto. Io personalmente assicuro il mio impegno nel vigilare affinchè le risorse vengano impiegate correttamente. In consiglio regionale chiederò l’esatta tempistica dei lavori, visto che i cittadini hanno il diritto di sapere quando sarà pronta la nuova Casa della Salute. Con il senno di poi, se da parte della Regione e dell’Azienda sanitaria ci fosse stata una progettazione più attenta, forse, il costo finale della riorganizzazione dei servizi sanitari a Quarto poteva essere più contenuto. Ma ormai dobbiamo pensare a limitare i danni, come per altro abbiamo fatto scongiurando la vendita totale dell’ex OP».
Il sindacato autonomo Fials, fin da subito scettico in merito alla bontà dell’operazione Quarto, ha gioco facile nel domandarsi retoricamente: «Ma la vendita dell’ex OP non doveva servire a ripianare il disavanzo sanitario? Adesso, invece, sul bilancio regionale peserà un notevole esborso (mutuo di 8 milioni, più affitto di 1 milione all’anno che Asl 3 paga ad Arte per i locali già ceduti ma ancora utilizzati dall’azienda sanitaria). Dunque, come avevamo facilmente previsto, la vendita dell’area è stata funzionale esclusivamente a manovre di “bilancio”».
«Sicuramente Quarto non è stata un’operazione lungimirante dal punto di vista economico – sottolinea Antonella Bombarda, segretaria della Cgil Funzione Pubblica Liguria – Allo stato attuale, però, non esistono alternative. Se davvero si vogliono mantenere in quell’area delle funzioni sanitarie, la ristrutturazione dei padiglioni storici di proprietà dell’Asl 3 è improcrastinabile».
Matteo Quadrone