Il terreno sarebbe stato acquistato da una società che si occupa di stoccaggio di oli esausti e potrebbe dar vita a una rimessa di autospurghi comprati da Eco.Ge. Il vicesindaco Bernini frena: «Non ci risulta alcun passaggio formale»
Sono preoccupati gli abitanti di via Lodi, zona Preli, alture di Molassana. Come riportato giorni fa sulle pagine di un quotidiano locale, infatti, a inizio dicembre davanti all’ingresso dell’ex Piombifera Moltini è comparsa una misteriosa scritta “Ricupoil srl”: si tratta di una società che si occupa principalmente di stoccaggio di oli esausti e che, secondo sempre più ricorrenti indiscrezioni, avrebbe acquistato l’area in oggetto dal liquidatore della vecchia proprietà, l’avvocato Paolo Momigliano. Sembra così svanito definitivamente nel nulla il progetto di riqualificazione di quel terreno che si estende per quasi 6500 metri quadrati e che avrebbe dovuto ospitare un nuovo complesso residenziale “non invasivo” e, probabilmente, anche un’attività commerciale di medie dimensioni.
Facciamo un salto indietro nel tempo. Nel 2005 “La Piombifera” chiudeva i battenti, lasciando a casa un centinaio di lavoratori, dando avvio a un lungo processo di liquidazione. Qualche anno prima, nel 2002, in seguito a una frana erano emersi dal sottosuolo alcuni bidoni che lasciavano presagire la necessità di approfondite indagini su eventuali attività illecite di gestione dei rifiuti. Da quel momento, lo stabilimento di via Lodi, i cui fabbricati contengono anche una certa quantità di eternit che rende necessaria un’accurata e non più procrastinabile bonifica, è rimasto sostanzialmente abbandonato e giace oggi in una situazione di degrado.
L’iter amministrativo per la riqualificazione della zona è culminato nel 2012 con una delibera di Consiglio comunale che dava il preventivo assenso a una variante al Puc per cambiare la destinazione d’uso dell’ex area piombifera da produttiva a residenziale, con una serie di oneri urbanistici che riguardavano in particolare la demolizione di tutti gli edifici esistenti, la bonifica dell’amianto, la messa in sicurezza idrogeologica dei terreni attorno al rio Preli e l’allargamento della sede stradale di via Lodi. Un iter che, però, non è mai giunto a conclusione, dato che per poter sciogliere la relativa conferenza dei servizi è necessaria la piena accettazione degli oneri urbanistici da parte di chi volesse realizzare le strutture residenziali. Passaggio mai avvenuto, come spiega il vicesindaco con delega all’Urbanistica, Stefano Bernini, a causa della crisi del mercato immobiliare che ha reso non più economicamente appetibile l’opera.
«Ad oggi – sostiene Bernini – il Comune di Genova ha una conferenza servizi ancora aperta per la realizzazione di un’area residenziale in via Lodi. Siamo di fronte al classico caso di cui tanto si è parlato ma nulla di formale è avvenuto. Si dice che il liquidatore della Moltini avrebbe seguito nuovi percorsi per la vendita dell’area ma a noi non risulta nulla di ufficiale. In quell’area attualmente si potrebbe proseguire col progetto previsto dal piano urbanistico oppure continuare l’attività della piombifera, opzione che ritengo alquanto impercorribile. Se, invece, come sembra, si volesse cambiare la tipologia produttiva è necessario passare attraverso le forche caudine degli uffici urbanistici comunali».
In sostanza, la Ricupoil può anche aver acquistato l’area ma ben poco ci potrebbe fare finché non intervenisse una nuova variante al Puc che, per poter essere accettata, dovrebbe comunque prevedere le inevitabili opere accessorie di messa in sicurezza del rio Preli e di allargamento della sede stradale di via Lodi. Il tutto a prescindere dalla bonifica della zona su cui sembra stiano procedendo Arpal e Asl, soggetti competenti per l’eliminazione dell’amianto.
Sembra perciò piuttosto strano che Ricupoil si sia resa disponibile ad acquistare l’area sostanzialmente alla cieca, soprattutto per le ingenti cifre che sono circolate in Consiglio comunale. Secondo il capogruppo del Pdl Lilli Lauro, infatti, si parlerebbe addirittura di 2,5 milioni di euro. Una somma esagerata per il semplice trasferimento della sede direzionale-amministrativa della nuova proprietà che, attualmente, risiede in via Laiasso, zona Ponte Carrega, e coinvolge non più di una cinquantina di dipendenti. Ma c’è di più. Secondo voci ricorrenti, infatti, Ricupoil starebbe ultimando l’acquisto di alcuni mezzi di Eco.Ge della famiglia Mamone, che riguardano in particolare il settore degli autospurghi. Da qui, la crescente preoccupazione sulle attività che nel futuro potrebbero interessare la stretta via Lodi, che rischierebbe di dover ospitare una rimessa di mezzi piuttosto ingombrante a pochi metri di distanza dalla sede da un edificio scolastico.
Al momento, comunque, la cifra di acquisto sembra priva di qualsiasi fondamento, come ci spiega il presidente del Municipio IV – Media Val Bisagno, Agostino Gianelli: «In un paese democratico, Ricupoil è liberissima di comprarsi ciò che vuole. Io non so se l’hanno fatto e, nel caso, a quali cifre. So solo che quelle riportate in Consiglio o sono inventate o, comunque, differentemente da quanto è stato detto, non provengono da fonti municipali che hanno parlato con me. Quando ho saputo la cifra tirata fuori dalla Lauro, ho chiesto a una sua consigliera municipale da dove arrivasse questa informazione, ma mi è stato risposto che non sapeva da dove fosse uscita. Di fronte a questa situazione io non posso fare altro che confermare che finché non interviene un’ulteriore variante al Piano urbanistico, che deve essere approvata dal Consiglio comunale, nell’area ex Montini non è che si possa fare molto di nuovo».
Quale impatto avranno le attività di Ricupoil, dunque, non è ancora dato saperlo. Ma se consideriamo che gli oli esausti sono inquinanti al massimo, in caso di pioggia che cosa potrebbe succedere dato che l’area sorge sul rio Preli, zona fortemente alluvionabile? Anche in questo caso il presidente Gianelli ha trovato rassicurazioni direttamente alla fonte: «Dopo la prima apparizione della notizia sulla stampa locale, il titolare della Ricupoil è venuto a farmi visita con l’intento di rassicurarmi sul fatto che non ha alcuna intenzione di spostare il deposito degli oli nell’area dell’ex piombifera. Innanzitutto, perché in termini di legge non è possibile creare depositi in terreni che sorgono in prossimità di corsi d’acqua. Inoltre, la ditta possiede già il deposito di via Laiasso, che continuerà a essere attivo, perciò verranno spostati solo gli uffici amministrativi. Gli interventi che saranno effettuati, oltre naturalmente alla bonifica dell’amianto, saranno solo di natura strutturale con l’eliminazione di un capannone e la messa in sicurezza di tutta l’area. Mi è stato assicurato che non esiste alcun progetto di cambiamento di destinazione d’uso».
Gianelli, inoltre, ha spiegato che la stessa proprietà si è detta disponibile ad affrontare la questione in un tavolo a tre con Bernini nonché a incontrare i cittadini in un’eventuale assemblea pubblica.
Simone D’Ambrosio