L’associazione culturale Khald Ibn Alwalid è il principale ritrovo di preghiera per i musulmani della città, ma anche luogo di incontro per dialoghi aperti sulle religioni e assistenza agli immigrati
È da tanti anni che a Genova si discute animatamente in merito alla costruzione di una grande moschea. Eppure, la nostra città presenta già un buon numero di luoghi di preghiera dove tutti i giorni, e non solo il venerdì, giorno di festa secondo i dettami dell’Islam, si raccolgono in preghiera i fedeli musulmani.
Questi luoghi, spesso associazioni o centri culturali sorti una decina di anni fa su iniziativa di singoli immigrati giunti a Genova dal proprio paese di origine, costituiscono un punto di riferimento fondamentale per coloro che vogliono pregare sotto lo stesso tetto insieme ad altri credenti.
Sono sette i luoghi di preghiera islamici presenti a Genova: cinque di essi sono dislocati all’interno del centro storico, gli altri due si trovano nei quartieri di Sampierdarena e Prà.
Noi siamo andati a visitare quello che è il luogo di culto più conosciuto e frequentato dagli islamici genovesi: a pochi metri da Porta dei Vacca, nascosto in una stretta salita che da via del Campo ci porta dritti nel cuore del Ghetto, più precisamente in vico dei Fregoso, sorge l’associazione culturale Khald Ibn Alwalid. Un nome impegnativo per noi italiani, un omaggio all’omonimo compagno del profeta Maometto e grande guerriero arabo, per i musulmani.
Il centro è in costante rinnovamento, come ci spiega il Presidente dell’associazione, Mohammed Nouali. Residente a Genova da circa vent’anni, Nouali ha fondato il centro 10 anni fa e, da allora, il progetto si è allargato fino all’acquisto di una seconda sala, nel 2009, più grande di quella già in uso costituita da due piccole stanze distribuite su altrettanti livelli affacciate su vico dei Fregoso.
Qui si ritrovano per pregare musulmani di tante nazionalità diverse: senegalesi, tunisini, algerini, marocchini, egiziani. In settimana la sala piccola di vico dei Fregoso è frequentata esclusivamente da uomini; il venerdì, giorno festivo per i seguaci dell’Islam, la stessa saletta si trasforma invece in luogo di preghiera riservato a donne e bambini mentre gli uomini si radunano al piano di sotto, nel salone grande, che può accogliere fino a 300 persone.
Entrando nel salone balzano subito all’occhio le tipiche piastrelle bianche e blu che rivestono i muri del locale in tutta la sua ampiezza e i numerosi tappeti colorati che, con i bordi sovrapposti l’uno sull’altro, nascondono per intero le mattonelle del pavimento. In fondo alla sala, al centro, si nota immediatamente quello è il corrispettivo islamico del pulpito presente all’interno delle chiese cristiane: il minbar, una specie di piccolo trono rialzato dal quale, il mezzogiorno del venerdì, l’imam esegue l’arringa dinanzi ai presenti. A fianco, sulla destra, una minuscola stanzetta ospita il microfono per la preghiera obbligatoria del venerdì.
Il centro Khald Ibn Alwalid non funge solo da luogo di culto musulmano. L’associazione organizza periodicamente anche incontri aperti al pubblico che sono sia momenti di dialogo e confronto con esponenti o esperti di altre religioni, sia occasioni per discutere insieme sull’Islam ed evidenziare l’importanza di un confronto aperto tra i fedeli di religioni diverse. Grande importanza rivestono anche le attività per i bambini: aiuto con i compiti scolastici, escursioni all’aria aperta, letture e corsi di arabo. Spesso e volentieri il centro organizza incontri tra immigrati appena arrivati a Genova e avvocati per offrire ai primi un servizio informativo chiaro e dettagliato sulle leggi e la burocrazia italiane.
Samanta Chittolina