Un'iniziativa di due street artists, PAC e Workhorse, per trasformare un luogo abbandonato in una galleria d'arte. Ma nessuno sa dov'è..
Poteva accadere solo nella più sorprendente città del mondo. In una stazione abbandonata della subway di New York City ha preso vita l’Underbelly Project, un progetto artistico nato su iniziativa di due street artists, PAC e Workhorse.
Di che cosa si tratta? Per un anno e mezzo 103 artisti provenienti da tutto il mondo si sono introdotti illegalmente sotto la pelle di Gotham City per trasformare un luogo abbandonato in una galleria d’arte. Ma nessuno, al di fuori degli autori stessi, sa come raggiungere il luogo dell’esposizione. Gli artisti non vogliono far vedere al pubblico le loro opere, vogliono solo che la gente sappia che esistono, là sotto, da qualche parte… Gli unici che forse avranno la fortuna di vedere questa mostra sono i dipendenti della Metropolitan Transportation Authority!
“Uno show eterno senza la folla” – lo ha definito Workhorse – la cui idea è quella di ritrovare il senso dell’arte in se stessa al di fuori delle logiche di mercato. Sul sito dell’iniziativa sono scritti in modo volutamente sfocato i nomi di coloro che hanno partecipato; gran parte di questi artisti sono personaggi molto conosciuti, tra i nomi spiccano Ron English, le cui opere sono state vendute a cifre fino a 200.000 dollari, ma anche Swoon, Revok, Gaia, Faile.
La realizzazione della mostra si è rivelata più difficile di quanto avessero immaginato in un primo momento Pac e Workhorse, l’ambiente è chiaramente molto buio e umido, e ciò ha pesato non poco sulle condizioni di lavoro, senza dimenticare la difficoltà per raggiungerlo, senza farsi vedere o riconoscere, ciò’ ha comportato non pochi rischi.
Per quanto riguarda le opere non si tratta solo di graffiti ma anche di installazioni; ne è un esempio il tavolo apparecchiato per la cena con due sedie di Jeff Stark, ma anche la macchina delle ombre che crea una proiezione di due fabbri al lavoro.
Tuttavia l’opera simbolo del progetto è sicuramente il dipinto su un muro che recita “We own the night”, la notte è nostra. In un mondo dove tutto viene esibito per poter poi essere comprato, l’Underbelly Project è l’essenza di uno spazio fascinosamente estraneo alle logiche dei nostri tempi, un tentativo coraggioso che ha come fine quella disperata ricerca di “un senso dell’arte” che da sempre tormenta e tormenterà gli artisti. Lo stesso Workhorse ha dichiarato “la street art inizialmente veniva creata con urgenza, per se stessi, non per le gallerie d’arte, ed è proprio questo significato che abbiamo voluto recuperare.”
Deepa Scarrà