Ospite del Suq per la giornata mondiale de Rifugiato, Loris De Filippi, presidente di Medici Senza Frontiere Italia, analizza la situazione “migranti”: sul tavolo un probabile intervento a Ventimiglia dell’Ong, che nelle scorse settimane ha interrotto per protesta ogni finanziamento da parte dell’Unione Europea
Il 20 giugno l’Onu ha celebrato la Giornata Mondiale del Rifugiato. E mentre le istituzioni si fermano e si interrogano, da inizio anno, quindici persone al giorno muoiono per raggiungere l’Italia. Da questo dato parte il nostro colloquio con Loris De Filippi, presidente di Medici Senza Frontiere Italia, in città come ospite del Suq: «Da gennaio abbiamo contato 2.856 morti nel Mediterraneo ed è un dato incredibile, che dovrebbe far riflettere, parecchio». Di pochi giorni la decisione dell’ong di interrompere e rifiutare ogni finanziamento da parte dell’Unione Europea, per protestare contro le recenti scelte comunitarie sul “problema immigrazione”, e per marcare le differenze sostanziali nelle scelte e nelle modalità di approccio alla questione. «Una scelta quasi d’obbligo – spiega De Filippi – che è conseguenza diretta dell’aver criticato in maniera molto dura il trattato Ue-Turchia, un accordo sbagliato e cinico, e che non risolve la situazione relativa ai migranti, provando a esternalizzare il problema». Un documento che dovrebbe entrare effettivamente a regime nelle prossime settimane e che potrebbe addirittura essere usato come modello per altre aree di criticità «Questo assetto si riflette anche nel cosiddetto “Migration Compact”, in cui si fa riferimento all’accordo con Ankara come fosse un cosa che funziona e come se fosse cosa buona, da seguire e riproporre. Noi crediamo che sia profondamente sbagliato e per questo motivo non prenderemo più fondi dalla Ue e dai paesi membri». Una scelta di coerenza che farà scomparire dal bilancio dell’organizzazione circa 63 milioni di euro, fino a ieri arrivati per interventi di Msf in collaborazione con l’Unione Europea; il ramo italiano della ong, in realtà, non prende finanziamenti istituzionali già dagli anni novanta: «Ovviamente da oggi dovremo dare più energia alla campagna di raccolta fondi – sottolinea il presidente – ma lo facciamo con piacere, perché crediamo che la coerenza non abbia prezzo. Speriamo che altre organizzazioni riflettano sull’opportunità di criticare l’Europa, prendendone poi i soldi». Europa insignita del Nobel per la Pace nel 2012: «Come noi, nel 1999 e il presidente Obama nel 2009, lo stesso che, lo scorso dicembre, ha bombardato il nostro ospedale a Kunduz, in Afghanistan». Un bombardamento che provocò la morte di 50 persone, compresi 14 medici volontari di Msf.
Nelle prossime ore l’organizzazione internazionale potrebbe decidere di intervenire anche a Ventimiglia, dove la situazione dei migranti appare ogni giorni più critica, come Era Superba sta documentando da settimane: «Abbiamo monitorato la situazione fin dall’inizio, cioè da quando i No Borders hanno suonato il campanello d’allarme – racconta Loris De Filippi – abbiamo fatto valutazioni e siamo pronti a intervenire. Nei prossimi giorni verrà presa la decisione definitiva: potrebbe essere pensata inizialmente una missione di supporto psicologico, come già facciamo in altri siti critici del territorio nazionale, per poi eventualmente allargare con altre tipologie di supporto medico, a seconda delle reali necessità». L’analisi non può prescindere da una visione di contesto più larga e complicata: «In questo momento non ci sono forze politiche istituzionalizzate che stanno dalla parte dei più deboli e c’è forte confusione su che cosa dovrebbe fare l’associazionismo e quello che deve fare uno stato di diritto come il nostro. Ma finché continuerà questa situazione è giusto che la società civile si organizzi in qualche modo. È assurdo che le persone debbano stare in certe condizioni – continua l’attivista, presidente di Msf Italia – ma per quanto sia rifiutabile la sostituzione allo stato, che dovrebbe fare quello che fanno le associazioni, delegando per convenienza politica mascherata da impossibilità economica, noi dobbiamo agire; agire, perché è necessario e doveroso, ma anche protestare ogni giorno…».
Secondo le stime di Msf la situazione potrebbe complicarsi ulteriormente nella seconda metà dell’anno, quando migliaia di migranti dovranno lasciare gli hotspot e che non potranno essere rimpatriati perché provenienti da paesi con cui il governo italiano non ha accordi in materia: il rischio è che vadano a cercare rifugio nei sempre più numerosi e disumazzanti accampamenti spontanei, come già raccontato dalla ricerca “Fuori Campo” presentata a Genova qualche settimana fa.
L’occasione della Giornata Mondiale Onu del Rifugiato è anche spunto per una riflessione più larga sullo stato della consapevolezza collettiva a proposito dei flussi migratori: «Diciamo spesso cose inesatte – sottolinea De Filippi – come ad esempio il fatto che l’Europa abbia chiuso i muri negli ultimi due anni; nei fatti però siamo di fronte a un politica che dura da almeno 15 anni, tra respingimenti e varie politiche di deterrenza». Una serie di scelte che, non da oggi, sta creando una crisi umanitaria senza precedenti: «Per questo credo che oggi ci sia il bisogno di prendere decisioni molto coraggiose e coerenti, come noi abbiamo fatto sui fondi UE, perché qualcosa deve cambiare in maniera viscerale. Tutte le associazioni e tutti i singoli devono prendere una posizione, forte, inequivocabile, e “stare da una parte” in maniera anche radicale». Prima che sia troppo tardi.
Nicola Giordanella